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Leucemia. Trapianto anche da donatori non compatibili. Scoperta italiana

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 29/07/2017 vai ai commenti

LazioNurSind dal territorioStudi e analisi

I pazienti pediatrici affetti da Leucemia acuta, da ora in poi, grazie ad i ricercatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, potranno contare sul trapianto di midollo, anche se il donatore non è completamente compatibile. (da QS)

La metodica rivoluzionaria messa a punto dall’equipe di Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia e Medicina trasfusionale del nosocomio, riguarda la manipolazione delle cellule staminali e rende possibile il trapianto di midollo da uno dei due genitori.

Applicata ad 80 piccoli pazienti con leucemia acuta resistente ai trattamenti convenzionali, o da ricaduta dopo i convenzionali trattamenti chemioterapici, ha dimostrato che il rischio di mortalità è decisamente basso, solo il 5%, così come il rischio di ricaduta che è del 24%.

Basso il rischio di sviluppare complicanze a breve e lungo termine correlate al trapianto.

La possibilità di cura è superiore al 70%, valore sovrapponibile a quello ottenuto con il trapianto di midollo da donatore perfettamente compatibile.

 

Per tanti anni il donatore è stato un fratello o una sorella immuno-geneticamente compatibile con il paziente, possibilità pari al 25%, proprio per questo sono stati creati appositi Registri dei donatori volontari del midollo osseo che oggi raccolgono 29milioni di donatori.

Una cifra che può apparire consistente, ma non sufficiente, infatti esiste un 30-40% di pazienti che non trova un donatore idoneo o che ha un’urgenza e non può aspettare l’eventuale compatibilità; per ovviare all’urgenza negli ultimi venti anni, si era ricorso all’utilizzo delle cellule dei genitori, ma senza manipolazione, ma con una tecnica di “filtrazione” che garantiva una certa riuscita dell’intervento, ma che comportava un elevato rischio infettivo, con una elevata incidenza di mortalità.

La nuova tecnica di manipolazione delle cellule staminali, permette di eliminare le cellule pericolose (linfociti T alfa/beta+) responsabili delle complicanze legate all’aggressione da parte delle cellule del donatore sui tessuti del ricevente, lasciando le cellule buone (linfociti T gamma e delta+, cellule Natural Killer), capaci di proteggere l’organismo da infezioni severe e ricadute nella malattia.

Un importante traguardo per la ricerca italiana, che ci pone all’avanguardia e che permetterà di guarire a centinaia di bambini, per i quali era impensabile fino a poco tempo fa.

  Ph credit: Bergamonews