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FVG. Grandi manovre all'A.S.U.I.UD. NurSind: assurda gestione dei pazienti critici

Il Consigliere Nazionale del NurSind, Stefano Giglio, interviene con una nota in merito alla stesura dell'Atto Aziendale dell'A.S.U.I.UD  da parte di vertici, documento tra l'altro in arretrato di circa sei mesi, di quello che in teoria dovrebbe individuare e delineare la strada maestra da seguire nella programmazione e nella gestione futura del nosocomio udinese.

Da una prima lettura del documento gia peraltro cassato da più parti si notava che la gestione dei pazienti degenti presso la rianimazione cardiochirurgia sarebbero transitati nel dipartimento delle terapie intensive generali e dell'anestesia.

Nonostante la levata di scudi da parte di alcune parti in causa da lunedì prossimo il primo paziente con specifiche problematiche cardiochirurghe sarà accolto presso la terapia intensiva generale.
Nello specifico il paziente che sarà trasferito dalla Cardiochirurgia, effettuerà un percorso nei sotterranei di circa 1 km.
Attenderà la programmazione dell'intervento chirurgico, con annesso trasferimento di 1 km in andata e ritorno per poi rientrare presso la terapia intensiva generale per la prosecuzione delle cure.
Ci pare strano come si possa pensare a tutto questo via vai quando il dipartimento di Cardiochirurgia dispone di 10 letti di terapia intensiva adiacenti al blocco operatorio.
Esporre un paziente così delicato a trasferimenti importanti esponendolo a tutti i rischi connessi potrebbe avere risvolti importanti. Senza dimenticare che questa tipologia di pazienti hanno caratteristiche che impongono competenze tecniche assistenziali che non si acquisiscono in 5 minuti.
Non dimenticando che nel recente passato il personale della terapia intensiva generale è stato pesantemente criticato per l'incapacità nella gestione di banalissimi presidi toracici da parte proprio della componente medica della cardiochirurgia.
Se la visione prospettica futura è questa, alloro dovremmo aspettarci che particolari pazienti ora in carico alla terapia intensiva 1 finiscano proprio in rianimazione cardiochirurgia come i pazienti traumatizzati cranici o anche i pazienti pediatrici.
Ora ci si chiede se tutto questo ha un senso oppure se, fallito l'assalto all'integrazione dipartimentale della Clinica di Anestesia e Rianimazione Universitaria, peraltro prevista dalla legge di riforma regionale e mai attuata, ora ci si spinga verso il terreno della cardiochirurgia per esplorare nuovi orizzonti.
Appare strano il silenzio che giunge proprio dalla cardiochirurgia a cui stanno sfilando sotto il naso i propri pazienti e fra poco anche la gestione dell'intera rianimazione cardiotoracica. 
Stefano Giglio
Consigliere Nazionale NurSind
 
Ph Credit: Web