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Oggi giornata no. Ho appena scoperto di avere l’AIDS

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 16/08/2017 vai ai commenti

Narrative Nursin(d)g

Narrative NurSin(d)g

Premessa

di Elsa Frogioni

Un collega infermiere, sulla sua pagina facebook, con questa dichiarazione stupisce tutti i suoi amici: Oggi giornata no. Ho appena scoperto di avere l'AIDS!

Alcuni preoccupati, altri ipotizzano una provocazione. La seconda è quella giusta, “…un esperimento contro il tabù della malattia…”; ma il fatto è vero, un suo amico infermiere, quel giorno, gli ha comunicato la notizia proprio così.

Successivamente, Enzino Palladino infermiere, autore del post, spiega ai suoi amici i motivi di questa dichiarazione shock. Di seguito la sua lettera.

Circa una decina di giorni fa ho contattato telefonicamente un caro collega che non sentivo da un po’ di tempo e, proprio all’inizio della conversazione, mi ha detto: “Oggi giornata no: ho appena scoperto di avere l’AIDS!”. Sono rimasto sinceramente basito da questa informazione ma nella immediata reazione ho cercato di non far trasparire il mio stato d’animo. Dal tono non sembrava scherzasse e la prima cosa che ho chiesto (domanda stupida ma investigativa) se gli avessero fatto firmare il consenso per sottoporsi al test. Lui conosce la mia passione per lo studio della normativa in ambito del lavoro sanitario e per smorzare la “brutalità” della notizia per un pochino l’ho trascinato su questo terreno. Abbiamo confrontato le nostre esperienze e conoscenze sulla malattia. Mi è parso di capire che, nonostante infermieri entrambi, ne lui ne io ne sapevamo abbastanza e, forse, quel poco che ne sapevamo era pure frutto di tanta confusione. Qualche giorno più tardi l’ho risentito e Giuseppe (nome fittizio) mi ha ringraziato: in quei giorni ero stato uno dei pochi a prenderlo sul serio e non si capacitava del fatto che nessuno gli credesse. Benché di Giuseppe non si possa dire che sia un tipo scherzoso, molti, tra cui diversi infermieri, credevano si trattasse di uno scherzo. Giuseppe è un valido infermiere (non lavora ad Ancona) ed è fortemente convinto di aver contratto la malattia in occasione di lavoro. Ho pensato che anche noi infermieri potremmo morire come eroi. Un carabiniere, un poliziotto o un finanziere, morendo in un conflitto a fuoco, diventa un eroe. Lo stesso riservato ad un vigile del fuoco che muore in un incendio. A loro vengono dedicati, come ricordo, nomi di piazze e vie. Noi infermieri conquistiamo titoloni nella cronaca solo per la “malasanità” anche se poi veniamo assolti in giudizio oppure a commettere il fatto siano altre figure diverse dall’infermiere. Eppure anche noi infermieri, trattando i beni più preziosi della vita dell’essere umano, la salute e la stessa vita, rischiamo di contrarre malattia proprio per il contatto che con questi abbiamo. Malattie di tutti i tipi, compreso l’AIDS! Solo che noi ci ammaliamo in silenzio e, a volte per una malattia contratta in occasione di lavoro, moriamo in silenzio. Di questo abbiamo parlato con Giuseppe nella seconda conversazione.

Due giorni fa ho parlato di nuovo con Giuseppe. Da persona forte e intelligente, sta reagendo al “colpo”: ha prenotato una visita da uno specialista e si è fatto una cultura sulla malattia. “Non è tanto grave”, mi ha detto, “se sto attento e mi curo, ci posso convivere”. è venuto fuori il suo grande ottimismo. Di una cosa è rimasto sorpreso: dall’allontanamento e diffidenza di tante persone (colleghi compresi) che credeva amici. Mi sono immedesimato in lui e mi son chiesto cosa sarebbe successo se fosse successo a me. Lui, questa volta scherzando. mi ha detto: “prova a dire che hai la mia stessa malattia”. Ho pensato di scriverlo su facebook (Giuseppe non ha un account facebook) rendendolo partecipe a questo mio esperimento. Ci siamo lasciati e lui mi ha detto: “Vedrai le novità!”.

Ho pensato qualche ora prima di scrivere su fb ma poi l’ho fatto! Voleva essere un esperimento contro il tabù della malattia; rendermi conto della reazione di parenti e amici; trovare conforto alla tesi di Giuseppe su quanto gli stesse accadendo da un punto di vista relazionale; e perché no, un contributo ad un piccolo pensiero nei confronti di tutti quei colleghi EROI che mettendo a disposizione la loro professionalità hanno perso la vita contraendo una malattia dal paziente assistito. Naturalmente il tutto è stato condiviso con Giuseppe, il quale è stato messo al corrente di tutti i messaggi pubblici di fb di risposta al mio post.

Cosa ho capito?

  1. Giuseppe aveva maledettamente ragione: quasi tutti (anche nei messaggi privati) credono si tratti di un pessimo e spregevole scherzo. Perché? Sono oeso, iperteso e miope; sono infermiere “di trincea” e posso contrarre il virus dell’HIV, ed altri.
  2. Poche sono le persone che ti prendono sul serio e ti chiamano o ti mandano un messaggio dimostrandosi preoccupate
  3. L’AIDS rappresenta ancora un tabù: se l’hai contratta sei un dannato e quasi te ne devi vergognare: Meglio che non si sappia in giro!
  4. Ringrazio mio fratello che mi ha chiamato con spavento e preoccupazione (mi sono dimenticato di avvisarlo: non ha fb ma al paesello lo hanno subito informato).
  5. Ho scoperto di non avere più una compagna. mi ha lasciato in contumacia! Dopo diversi giorni che non ci sentivamo mi ha chiamato per accertarsi se la notizia fosse fondata o meno!

Credo che la superficialità con cui qualcuno abbia affrontato il post dia stata determinante nel forgiare commenti inopportuni quanto inutili.

Colgo l’occasione per scusarmi con tutti gli amici di fb che hanno visto in questo post qualcosa di pessimo gusto o offensivo nei confronti dei malati di AIDS.

A scanso di equivoci, non ho l’AIDS ma non avrei necessità di nascondere la malattia.

Castelferretti (AN), 10 agosto 2017-08-16

Enzino Palladino

 Ph: http://pdpics.com