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Infermieri: non siamo l’esercito del selfie

Giuseppe Romeodi
Giuseppe Romeo
Pubblicato il: 20/08/2017 vai ai commenti

Editoriali

Ci ha intrattenuto per tutta l’estate la spensierata canzone di Lorenzo Fragola ed Arisa, intitolata “L’esercito del Selfie”.

Qualche pensiero, invece, ce l’ha messo l’ennesimo “selfie” che ha scritto un’ulteriore pagina amara (ma sicuramente ben pepata) per la professione infermieristica.

C’è poco, però, da ironizzare; tanto che pare superfluo anche approfondire e commentare.

In passato la cronaca ci aveva riservato episodi forse ancora più macabri, di presunti o assunti selfie in sala operatoria (non solo infermieri) con i pazienti “aperti” sul letto operatorio, di selfie con pazienti deceduti o in coma, ecc ecc …

La situazione, ultimamente sfugge un po’ di mano a molti, peccato che non sfuggano mai di mano cellulari e fotocamere mentre vengono “consumati” certi infausti selfie.

Sorgono quindi considerazioni e domande: è opportuno regolamentare e disciplinare con norme, codici, divieti e magari leggi questo fenomeno?

SIcuramente SI !!!

Ben venga il selfie del collega giovane, neoassunto, che per celebrare e condividere la grande gioia per il posto di lavoro acquisito si scatta un decoroso seflie con la divisa nuova indossata per la prima volta, alla stessa maniera della foto di gruppo col collega che dopo 40 anni di servizio finalmente si pensiona.

Ben venga il selfie del collega intento a posizionare per la prima volta un PICC in autonomia (avendo accortezza di non ritrarre il paziente).

Ben venga il selfie col nuovo zaino dell’ambulanza o la prima volta che indossi il camice di piombo in sala angiografica.

Nulla di illecito se l’intento è quello di tesaurizzare l’immagine della Professione.

Ben vengano tutti i selfie e tutte le situazioni in cui prima di cliccare su “autoscatto” si pensi a:

-          Decoro della Professione e della divisa;

-          Decoro e riservatezza per i pazienti;

-      Rispetto e decoroso orgoglio per se stessi, per la professione, per la divisa, per l’Azienda, ma soprattutto per il Paziente, che non deve mai essere ritratto o esposto;

Il seflie in se, con l’esposizione mediatica che comporta, non ha un valore intrinseco di crimine.

È l’utilizzo sbagliato ed indecoroso dello strumento selfie che fa di esso un atto sbagliato e lesivo.

Farsi un selfie è come andare in macchina: la puoi usare per andare a lavoro o accompagnare tuo figlio a scuola, ma anche per fare gare clandestine o falciare i passanti.

Non è lo strumento in sé, ma l’utilizzo che se ne fa.

Auspichiamo controllo, sanzioni, normative e regole. Ma soprattutto auspichiamo che un attimo prima di “cliccare” ci si dia uno sguardo alla coscienza. Le regole non servirebbero se ci fosse buonsenso e deontologia, nonché i valori di base dell’essere umano: decoro e rispetto.

Noi tanti, più di 400.000 infermieri italiani, siamo un esercito;

Un esercito di Professionisti che quotidianamente si spendono per salvare la vita di tutti i cittadini, e ci discostiamo da chi propina un’immagine diversa.

Siamo quelli che danno l’anima nei Pronto Soccorsi, che corrono sulle ambulanze, che studiano e si aggiornano a spese proprie senza riconoscimento economico ed istituzionale delle competenze...

Siamo quelli che facciamo spesso per carenze organiche il lavoro nostro, quello degli ausiliari, quello degli OSS e anche quello di “altri”...

Siamo quelli che studiano tre anni all’università per poi avere l’80% di disoccupazione e magari costretti per lavorare ad emigrare all’estero come il nonno minatore nel dopoguerra...

Siamo quelli che tutti i giorni, ti salvano la vita…

Siamo questo, e molto altro in più, ma di sicuro non siamo “cozzari”