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Sandro Mangiacristiani infermiere 30 anni nell’emergenza, elisoccorso e 118. La storia. Prima parte: …Ho salvato 6 bambini.

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 23/08/2017 vai ai commenti

AttualitàNarrative Nursin(d)g

 Premessa di Elsa Frogioni

Per Sandro Mangiacristiani infermiere Marchigiano sono giorni particolarmente significativi, ricorrono 30 anni da un evento che ha cambiato non solo la sua vita, ma soprattutto quella di tante persone. Il 23 agosto 1987, all’ospedale di Torrette di Ancona atterra la prima eliambulanza della Regione March, concessa dall’onorevole Francesco Merloni.

La terza eliambulanza in Italia, Como e Verona si sono dotate dell’eliambulanza qualche mese prima. Un lieto anniversario che purtroppo coincide con la vigilia della tragedia del terremoto che il 24 agosto ha ferito Lazio Abruzzo e Marche. Sandro attore e testimone di entrambi gli eventi, ci ha consegnato un appassionato racconto di queste vicende. In questa prima parte, alcuni episodi salienti della sua insigne carriera.

 

Di Sandro Mangiacristiani

 

Ho 60 anni e per tre quarti della mia vita sono stato innamorato della professione d'infermiere.

La mia scelta professionale è nata da una esperienza sul campo, fatta quando avevo 10 anni.

Ero ricoverato all’Ospedale di Osimo in chirurgia per una frattura della caviglia. Tempi ormai antichi, fui dimesso dopo 6 giorni. Nonostante la frattura e le raccomandazioni d’infermieri, medici e genitori non è che riuscissi a starmene tanto tranquillo, curiosavo nel reparto, un mondo sconosciuto e affascinante. In fondo al corridoio c’era una madonnina e dietro “la stanza della morte”, dove non si poteva entrare. Un giorno mi sono intrufolato nella “stanza”, nascosto in un angolo osservavo, c’era un uomo anziano in gasping, (ora lo so); ad un tratto entrò un infermiere molto giovane tutto vestito di bianco (il mitico infermiere Umberto Lavagnoli ora in pensione). Iniziò la “pulizia” del cavo orale, restai incantato, a me faceva spavento, ribrezzo, l’infermiere invece agiva con sapienza, accuratezza e con una garbatezza a me sconosciuta.

Quei gesti mi hanno fatto comprendere la nobiltà del prendersi cura.

La mia decisione, da grande farò l’infermiere, stupì i miei genitori anche negli anni a venire, data la mia svogliatezza negli studi. Si sbagliavano, riuscì a diventare infermiere professionale e dopo il militare, mi presentai all’Ospedale Umberto I di Ancona per essere assunto. Mi offrirono di prestare servizio presso la Rianimazione, un reparto nuovo, pionieristico tra i primi in Italia,  partecipai attivamente e con entusiasmo al suo sviluppo dal '78 al '98. Ricordo la prima incanulazione dell’arteria ed altre innovazioni sperimentali con presidi e tecnologie ora improponibili. Anche l’emergenza territoriale non era quella di oggi. Le pubbliche assistenze, Croce Rossa, Gialla, ecc. e le ambulanza ospedaliere, con barellieri o volontari senza formazione e organizzazione si occupavano del trasporto malati e a loro discrezione decidevano di portali al P.S. oppure direttamente in Rianimazione.

L’America come al solito c’ispirò. Il Dott. Romagnolo Giuseppe, responsabile del Pronto Soccorso e della Croce Gialla di Ancona, di ritorno da Baltimora dove aveva visto in azione l’elicottero dei soccorsi, si prodigò per la sua realizzazione. Coinvolse per primi i medici anestesisti rianimatori con gli stessi infermieri dell’Unità Operativa. Prioritaria la sintonia e collaborazione nell’equipe di emergenza, necessario avere sanitari esperti, abituati a lavorare insieme.

Il 23 agosto 1987, in pompa magna con politici e alti rappresentanti sanitari con il varo del primo elicottero, chiamato Uniform Romeo, iniziava l’avventura.

I primi anni abbiamo effettuato per il 90% trasporti secondari e solo per il 5% l’operatività è stata effettuata nel territorio. Con questa prima esperienza abbiamo oggettivato che la qualità delle cure prestare nei primi momenti dell’emergenza risulta fondamentale per la sopravvivenza e possibilità di ripresa delle vittime. Inizia un importante lavoro di formazione dei soccorritori, il coordinamento delle ambulanze e dopo 9 anni partiva il 118 con i primi protocolli di chiamata per l’elisoccorso.

Su iniziativa del Pilota comandante Felice Lacera per mezzo di corsi di formazione nasceva la figura dell’assistente di volo dell’emergenza, con il ruolo di coadiuvare sia il pilota in volo che i sanitari nel soccorso a terra.

I turni degli infermieri della rianimazione erano molto gravosi, quelli adibiti all’eliambulanza dovevano garantire almeno 4 – 5 turni al mese, nei giorni di riposo, il turno diurno era dalle ore 5,00 fino alle 21,30.

Nel ’98 con il responsabile Dott. Riccardo Sestili, il servizio 118 è realtà, lì entrai a tempo pieno, imparai a gestire le chiamate d’emergenza e grazie a Dio, per mezzo del telefono ho salvato 6 bambini.

Lucia la prima, aveva 6 anni, ora circa 26, con un corpo estraneo che le impediva la respirazione e in crisi convulsiva, la madre disperata. Sono riuscito a istruirla a semplici manovre, la situazione è migliorata, l’aria ha trovato spazio e lei ce l’ha fatta. L’ultima il 1° marzo di quest’anno alle ore 11 e 55, la notte del mio 60esimo compleanno, l’anno prima la vigilia di Natale, sempre bambini con ostruzione totale delle vie aere, sempre, grazie a Dio, salvati e quasi sempre in date piuttosto significative, strano destino! 

Così credo che l’emergenza è percepire un soffio di vita per dare con il proprio cuore un battito d’amore.

Per i 20 anni di elisoccorso arrivarono due nuovi elicotteri e li battezzammo Icaro 01 e 02, per l’occasione si organizzò un convegno, il Dott. Sestilli mi disse: “Sandro tu non sei uomo da convegno, tu sei una persona che può raccontare le storie dell’emergenza”. Preparai 4 storie da esporre in conclusione al congresso: Come al solito alla fine non c’èra più tempo, spazio per una storia, chiusura alle 19, invece no, un successo! I partecipanti reclamarono di ascoltarle tutte.

Perché all’epoca, non si raccontava l’emergenza, se ne parlava solo in termini scientifici. Da allora tutti mi chiesero di raccontare, scrivere queste storie, veramente pensavo di farlo per i miei nipoti la mia famiglia, scrivevo appunti sul pc dell’ospedale. Una sera per caso li vide il Dott. Sestili : “…Ma Sandro sei sicuro che nessuno ti abbia copiato?...Ma lo sai che è bello, bello?

Da lì l’idea del libro Uno sguardo dal cielo. I racconti dell’emergenza.

Il progetto non è mai stato a scopo di lucro e si è concretizzato solo grazie alla Fondazione Ospedali Riuniti, che ha finanziato la pubblicazione e stampa del libro e con il fine di destinare i proventi a progetti utili all’assistenza dei pazienti.

Ad oggi siamo riusciti ad ottenerli con il sostegno, la mobilitazione e generosità di tante persone che hanno comprato il libro:

Camere di accoglienza per i genitori di pazienti ricoverati in rianimazione, Sale di attesa per l’oncologia allestite con decori, mobilia, tv ecc. e un ecografo chiamato Ilenia. 17 anni Ilenia guardava Icaro dalle finestre dell’ospedale, il padre gli portò in regalo da leggere il libro: Uno sguardo dal Cielo…lei arrivò in cielo e la sua famiglia Morsucci, donò alla Fondazione 22.000 Euro! Utili all’acquisto dell’ecografo per l’eliambulanza.

La crisi arrivò all’improvviso durante un intervento di emergenza, il 4 giugno 1997 ad Offagna (AN), un bambino di 7 anni Amos Guzzini, cadeva con la bicicletta in un dirupo di un cantiere, la sua testa trafitta da una cancellata. Quando siamo arrivati sul posto, Amos mi ha guardato e stretto la mano. Io non l’ho più lasciato, finito il turno ero ancora lì con lui, fino alla fine. Nei suoi occhi, il suo volto ho visto mio figlio, stessa età, le guance paffutelle e ho provato un dolore, una paura indescrivibile. Sono rimasto bloccato, costretto a lasciare il servizio al 118 per quasi 3 mesi.

Per me chi non percepisce il dolore e la sofferenza è gravemente ammalato.

Poi durante le ferie nel Salento, in auto con la mia famiglia, lungo la strada incolonnati per un incidente stradale di un giovane finito sotto un camion, lo scontro era poco distante 4-5 auto più avanti. I soccorsi tardavano, arrivati sembravano molto inesperti. Mia moglie mi ha esortato ad andare, lentamente andai e in effetti la situazione era critica, i volontari inesperti e la vittima un ragazzo, dal volto insanguinato cosciente, incastrato nelle lamiere, che nel vedermi mosse una mano e mi implorò di aiutarlo. Ecco in quel momento reagì, mi qualificai infermiere soccorritore di elisoccorso, dimenticai tutto il mio dolore ed entrai in azione. Ritornai al 118  elisoccorso di Ancona con nuove energie.

Fine prima parte ....…la seconda parte con il ricordo del soccorso nel terremoto del 24 agosto 2016: http://www.infermieristicamente.it/articolo/8040/sandro-mangiacristiani-infermiere-abbiamo-salvato-tante-persone-un-anno-fa-ma-non-sono-contento/

 

Ph: Sandro Mangiacristiani