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Riforma Madia: la laurea in lettere abilita a diventare manager

Osvaldo Barbadi
Osvaldo Barba
Pubblicato il: 26/08/2017 vai ai commenti

Editoriali

E’ di “gattopardiana” memoria la frase. “Cambiare tutto affinchè nulla cambi”.

Ma qui non siamo in Sicilia.

 

Qui si parla del Governo centrale con sede a Roma, dove per arrivare all'intesa con gli enti locali, lo stesso ha dovuto modificare il meccanismo di punteggio e selezione dei futuri dirigenti delle Asl affidando un ruolo chiave ai governatori.

 

Nella nuova versione del testo, poi, l'esperienza conta più dei titoli.

 

Senza contare che nel nuovo elenco ministeriale non saranno più indicati i punteggi dei candidati selezionati.

 

Trilussa avrebbe sintetizzato quanto sopra con la sua meravigliosa poesia La lucciola

La Luna piena minchionò la Lucciola:
- Sarà l'effetto de l'economia,
ma quer lume che porti è deboluccio...
- Si - disse quella - ma la luce è mia!

 

Ma quali sono i compromessi che il governo ha dovuto accettare per ottenere il parere favorevole obbligatorio della Conferenza Stato-Regioni e far passare la riforma?

Innanzitutto il legislatore ha dovuto abbassare la soglia di punteggio per l’ accesso all’elenco da 75 a 70.

Ha inoltre dovuto modificare il meccanismo di attribuzione dei punteggi preferendo l’esperienza ai titoli: nella prima versione del testo si stabiliva che, su un totale di 100 punti, la commissione potesse attribuirne 50 per l’esperienza ed altrettanti per i titoli.

Nel testo modificato, invece, le soglie massime diventano rispettivamente 60 e 40.

In pratica dunque basterà un lunga carriera manageriale con una formazione base in qualsiasi disciplina, per entrare nell’elenco.

Altra formazione poi, il testo chiede di certificare le capacità manageriali ma non la competenza in materia sanitaria.

Forti appaiono i dubbi in termini di trasparenza poiché le caratteristiche del potenziale candidato non verranno esplicitate nell’elenco ministeriale che invece riporterà solo i nominativi in ordine alfabetico, ma non il punteggio attribuito dalla commissione.

In teoria la politica potrebbe scegliere chiunque dalla lista senza dover osservare necessariamente graduatorie.

Infine “paradossale” appaiono nella nuova versione i criteri di nomina della commissione regionale che non sarà più soggetta a bando pubblico ma che sarà nominata dal presidente della medesima Regione, secondo modalità e criteri definiti da quest’ultima.

 

In termini di “risparmio di spesa” poi, apparè “retro’” la scelta di sopprimere i limiti per la composizione numerica della rosa.

 

Ergo: quanto di MERITOCRATICO ha questa nuova riforma?

 

Ai posteri l’ardua sentenza.