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Udine. Chilometri nei sotterranei per i pazienti definiti come "Turismo Ospedaliero". NurSind prende le distanze

Cresce di giorno in giorno il dibattito che in questi giorni sta investendo l'Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine, sui nuovi assetti previsti dall'atto aziendale ed in particolar modo, sulle Terapie Intensive.

A tale proposito interviene ancora una volta il Consigliere Nazionale NurSind, Stefano Giglio, che già aveva denunciato in un precedente intervento questa anomalia (ndr), ribadendo ancora una volta la posizione del NurSind e quella della professione infermieristica.

Va precisato, in merito alle recenti polemiche, che la definizione “Turismo Ospedaliero” nasce dalla tastiera e dall’interpretazioni della dirigenza medica non di certo da quella della Segreteria Territoriale NurSind di Udine. Definizione strumentale e faziosa che il sindacato respinge al mittente rifiutandone quindi ogni attribuzione.

 

Vorremmo ricordare al Dr. Marco Rojatti,  rappresentante aziendale Aaroi-Emac, intervenuto recentemente su un quotidiano locale ed a quanti ne siano interessati, che il processo di unificazione delle terapie intensive inizia nel lontano 2013.

Anni in cui la cronica carenza di personale infermieristico per il blocco delle assunzioni; obbligava, per consentire il normale svolgimento delle attività, gli infermieri del dipartimento a tappare i buchi mancanti nelle varie terapie intensive spostandosi quotidianamente nei vari servizi con notevoli problemi operativi.

A quel tempo il NurSind si è battuto a ragion di causa affinchè il processo di integrazione passasse oltre che dal personale infermieristico anche da quello della dirigenza medica e da tutto il personale coinvolto perché si potessero unificare metodologie di lavoro, protocolli, procedure e progettualità come definito dal D.Lgs. 229/99 e dagli atti di indirizzo del Ministero della salute sull’organizzazione dipartimentale.

Passato un Lustro dall’inizio del processo di riorganizzazione si può osservare che gli infermieri perpetuano con gli spostamenti da una terapia intensiva all’altra come veri tappabuchi.

I protocolli operativi condivisi richiesti e prodotti da anni giacciono ancora nelle scrivanie e soprattutto non vi è un dirigente medico che abbia condiviso la rotazione intra dipartimentale, ad esclusione delle sale operatorie che non erogano assistenza ma servizi.

Come si può allora dichiarare che il NurSind blocca i processi di condivisione se ad oggi soltanto gli infermieri ed il personale di supporto si stanno impegnando affinchè si possano garantire gli standard assistenziali quotidiani?

Il NurSind sostiene che il processo di unificazione passi attraverso reali processi che prevedano una progettualità a medio lungo termine ed una condivisione operativa delle procedure. La realtà è che ad oggi le tre terapie intensive purtroppo lavorano ancora con modalità assistenziali diverse e se ne vuole aggiungere una quarta.

Se alcuni processi obbligano a frequenti meetings organizzativi, perché questi non vengono condivisi con la parte assistenziale? Forse perchè appare difficile condividere le problematiche da più punti di vista?

Appare quindi opportuno puntualizzare che se al Dirigente Medico compete la responsabilità clinica, all’infermiere ed alla sua linea apicale Dirigente, compete la responsabilità assistenziale.  

Il Codice Deontologico dell’infermiere in vigore, afferma gli ambiti di autonomia e responsabilità professionale direttamente dai principi e dai valori dell'infermieristica, che esercita attraverso competenze specifiche di natura tecnica, educativa e relazionale. Affermazione presente anche nel D.M. 739/94 - Profilo Professionale dell'Infermiere - che attribuisce la diretta responsabilità dell'assistenza infermieristica in ambito preventivo, curativo, riabilitativo e palliativo.

Di tutto questo il Capo VI dell’attuale Codice Deontologico dell’Infermiere definisce puntualmente i doveri professionali nell’interesse della salute del paziente.

Se la dirigenza medica pensa che si possa sperare in un ritorno al passato ove l’infermiere era suo subordinato e si occupava del caffè o al giaciglio notturno, allora possiamo chiarire che quel modello di infermiere è defunto e non rianimabile.

Quando gli infermieri si scrolleranno la veste della post ausiliarietà allora otterranno il giusto riconoscimento ed il rispetto che si meritano.

Con forza quindi il Nursind esprime come sempre la disponibilità ad un confronto su tali tematiche purchè avvengano nel rispetto reciproco delle professionalità e non in modo unilaterale, ma siamo certi che su tali argomentazioni difficilmente si vorrà discutere.

 

Stefano Giglio

Consigliere Nazionale NurSind