Assoluzione per l'infermiera che non avvisa il medico dello shock emorragico. La sentenza

Infermiera accusata di non aver avvisato il medico di uno shock emorragico in corso, prima condannata, viene assolta in successivo giudizio.

A stabilire la sua innocenza, la Corte di Cassazione con sentenza n.39497/2017.

(da Responsabilecivile.it)

I fatti

Con una sentenza del 2011, un medico ed un’infermiera operanti in una casa di cura convenzionata con il SSN, vengono condannati a due mesi di reclusione per aver permesso che la situazione clinica di un paziente si aggravasse fino allo shock emorragico.

Il medico chirurgo in questione aveva operato il paziente eseguendo una addomino-plastica, l’infermiera era invece addetta al post operatorio. Entrambi, con la loro condotta omissiva hanno permesse l’aggravamento della complicanza insorta, consentendo l’insorgenza dello shock emorragico.

Nello specifico, l’infermiera durante la notte, aveva rilevato lo stato di agitazione del paziente, il dolore di quest’ultimo allo scroto e la pressione arteriosa scesa a 90/60, ma non si era premurata di avvisare il medico di guardia.

La sentenza di Cassazione la assolve perché non ritiene possibile addebitarle la responsabilità dello shock emorragico per il solo fatto di non aver avvisato il medico.

Nessun nesso di casualità tra la condotta omissiva l’evento.

Secondo i giudici infatti, andrebbe dimostrato che il medico una volta avvisato avrebbe potuto porre rimedio allo shock, mettendo in atto gli interventi utili ad impedire l’aggravarsi della condizione di shock emorragico.

Ed ancora se la Clinica in questione avesse potuto garantire di notte gli esami di laboratorio, atti a mettere in evidenza l’evolversi della situazione in negativo.

Mancava, il “necessario giudizio controfattuale” che per i giudici di legittimità è indispensabile per accertare l’effettiva relazione causale tra la condotta omissiva dell’infermiera e l’evento.

ph credit: irpinianews