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Il professionista sanitario anziano è un peso o una risorsa? Convegno 15 settembre Ancona

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 07/09/2017 vai ai commenti

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Il professionista sanitario "anziano" è un peso o una risorsa?

Di *Annamaria Frascati 

**Roberto canestrale

***Giuseppino Conti

* Infermiera Responsabile Formazione NurSind Ancona

** Infermiere INRCA Ancona Laurea Magistale in Scienze Infermieristiche

*** Infermiere Segretario Territoriale NurSind Ancona

 

Premessa di Elsa Frogioni. L’articolo proposto è la conclusione di un capitolo scritto e curato dagli AA di un istant book,  che raccoglie interessanti approfondimenti  sul tema del progressivo incremento di operatori sanitari ultra 55enni in attività, nel Servizio sanitario Nazionale.

In UE nel 2025 i lavoratori di età tra 50 e 64 anni saranno il 35%, il doppio dei minori di 25 anni, in quanto la sostenibilità economica richiede una maggior durata della vita lavorativa.

Il libro è stato appositamente elaborato per il Convegno del 15 settembre 2017, "Criticità del lavoro in Sanità nelle varie età della vita professionale", che si terrà  ad Ancona presso il Teatro Alle Muse e che vedrà la partecipazione di esponenti di spicco del mondo professionale e politico quali: la Presidente FNIPSVI Barbara Mangiacavalli, il Segretario Nazionale NurSind Andrea Bottega, il Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin, la Presidente FNOMCeO Roberta Chervesani, il Setretatio Nazionale ANAOO ASSOMED Costantino Troise e molti altri (vedi programma).

Il testo che verrà distribuito gratuitamente a tutti i partecipanti,  ha l’obiettivo di consegnare un approfondimento analitico della problematica e soprattutto suggerire strategie di governance delle risorse umane del SSN.

I prosessionisti sanitari sono il tesoro più prezioso di un’azienda con la mission della salute di cittadini e degli stessi professionisti che lo compongono.

Di seguito un assaggio del libro.

 Le iscrizioni al convegno sono gratuite e disponibili insieme al programma al sito:

www.seres-onlus.org

 

Capitolo: IL DEPOTENZIAMENTO DELLE PERFORMANCE IN RELAZIONE  ALL’ ANZIANITA’ DI SERVIZIO

di Annamaria Frascati,  Roberto Canestrale,  Giuseppino Conti

Conclusione

 

L’aspetto epidemiologico e demografico della popolazione lavorativa in sanità, mette in evidenza la sofferenza del sistema salute nel dare la giusta risposta alla domanda sempre più complessa dell’utenza.

In questa “overview” abbiamo analizzato le numerose variabili che intervengono nel determinare le criticità e gli esiti della qualità del sistema assistenziale in un contesto di austerità e contenimento delle spese.

Come abbiamo visto dai diversi studi in materia, gli infermieri operano in contesti piuttosto critici sopperendo alle carenza di organici e di personale di supporto.  

E' stato ampiamente dimostrato da studi internazionali che se il rapporto infermiere paziente scende a 1 infermiere per 6 pazienti (standard Europei) la mortalità si riduce del 20% mentre in Italia il rapporto infermieri pazienti è di 12:1.

Queste condizioni, nonostante la preparazione e l’impegno degli infermieri italiani portano ad una stanchezza e ad una frustrazione quotidiana per non avere le condizioni necessarie per esercitare la propria professione.

Lo scarso benessere organizzativo impatta in maniera considerevole sulla qualità delle cure e sulla salute psico/fisica degli operatori sanitari che spesso ricorrono alla fuga dalle unità di degenza attraverso la mobilità o richiesta di trasferimento.

La mobilità interna permette ad un operatore di trasferirsi in un'altra unità operativa e agli infermieri più anziani di uscire dalla turnazione e approdare ad un servizio.

Il CCNL all’art. 18 disciplina i criteri di selezione nella mobilità interna e al comma 2 sancisce che “laddove ci fossero più domande per lo stesso servizio o unità operativa verrà fatta un’analisi comparata del curriculum per determinarne l’idoneità”.

Leggendo questo comma non si rileva nulla di strano ma se analizziamo i punteggi di valutazione emerge che un infermiere, anche se con esperienza trentennale, acquisisce lo stesso punteggio di un infermiere con esperienza decennale (punteggio standard a 10 anni di anzianità) e viene superato nelle graduatorie, se sprovvisto di attestati di formazione post-base, con la conseguenza di avere infermieri anziani nelle UU.OO. generaliste e infermieri più giovani migrare nei servizi o reparti meno faticosi.

Questa riflessione nasce per ribadire l’importanza trasversale della formazione post-base ma anche auspicando che nella nuova contrattazione vengano aumentati i punteggi relativi agli anni di esperienza in modo da tutelare quegli infermieri che rappresentano la memoria storica del nostro SSN e che hanno diritto ad una ricollocazione più consona alle condizioni psico/fisiche o per lo meno con una riduzione del carico di lavoro, utilizzandoli ad esempio, come preziose risorse, quali sono, nell’affiancamento dei neoassunti o nel tutoraggio clinico degli studenti infermieri o affiancamento dei coordinatori nelle attività burocratiche.

Il bagaglio esperienziale di un infermiere anziano ha senza dubbio una notevole importanza nel processo di cura, spesso vengono considerati “resistenti” ai cambiamenti perché non sono più coinvolti per motivi puramente anagrafici nei progetti di innovazione e nelle sperimentazioni di nuovi modelli organizzativi.

Spesso le direzioni adottano modelli organizzativi utilizzati altrove (turno notturno di 10/12 ore anche nelle terapie intensive e pronto soccorsi) senza valutare sufficientemente l’impatto sul contesto, che non sarà mai come quello teorizzato, avendo delle specificità prima su tutte l'aspetto umano. Per motivare le persone è necessario correre il rischio di dare loro fiducia soprattutto se si occupano di cura.

La cura è un concetto multidimensionale e non è di monopolio infermieristico ma, nel processo di cura sono coinvolte tutte le altre figure che interagiscono con l’infermiere e ne condividono gli obiettivi, tuttavia, il caring infermieristico si distingue da quello delle altre professioni sanitarie perché la sua essenza si esprime attraverso il nursing vigilance.

Come affermato dall’ANA (The American Nurses Association) l’essenza della professione infermieristica si articola in diversi livelli che prevedono competenze conoscenze ed esperienza. Il Vigilance richiede un enorme sforzo psico-fisico per il continuo stato di allerta, l’elaborazione continua di dati e/o segni da decifrare, prendere decisioni tempestive in breve o brevissimo tempo per risolvere problemi ed evitare eventi avversi, valutare l’intervento più efficace ed efficiente che con il passare del tempo porta inevitabilmente ad un sovraccarico dato dal lavoro multitasking.

Il sovraccarico fisico rende il lavoro degli infermieri usurante e con l’aumento dell’età anche la capacità di effettuare un efficace vigilance si riduce in quanto lavoratori stanchi, invecchiati e obbligati a turni prolungati per l’inadeguatezza degli organici, non riescono a mantenere un vigilance performante.

Avere una forza lavoro che sta rapidamente invecchiando è una realtà nuova, a cui le nostre organizzazioni devono prepararsi.

Molti infermieri in età prossima alla quiescenza rimarrebbero nella professione se l’ambiente lavorativo e il sistema di riconoscimento retributivo fossero adeguati. Per affrontare questa importante sfida è necessario sviluppare una leadership attenta all’invecchiamento degli operatori e riprogettare la logistica e le strutture di supporto.

 

Iscrizioni programma Convegno Criticità del lavoro in Sanità nelle varie età della vita professionale : http://www.seres-onlus.org/

 

Ph: eastbaytimes.com