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A colloquio con uno dei giurati del Care Film Festival, (CFF), Andrea Filippini

Daniela Sardodi
Daniela Sardo
Pubblicato il: 08/09/2017 vai ai commenti

Le interviste

Il Care Film Festival  è  il primo concorso internazionale per cortometraggi sul tema del “PRENDERSI CURA”  che si terrà A Monza il prossimo 21 ottobre.

Il NurSind  promotore dell’iniziativa, si pone come obiettivo statutario il “PRENDERSI CURA” di chi si “PRENDE CURA”, intende cioè promuovere e diffondere  l’ importanza del ruolo sociale degli infermieri  attraverso i vari mezzi  comunicazione.

InfermieristicaMente sarà presente all’evento in qualità di Media  Partner.

 

Andrea Filippini infermiere, attore e regista teatrale, fondatore di Infermieristica Teatrale. Infermiere per più di vent’anni , ha svolto la sua attività nel settore dell’Emergenza/Urgenza (118, Ps ortopedico), chirurgico e in oncologia pediatrica al S.Orsola di Bologna.

Proprio in questa ultima realtà, forse non a caso, la sua passione per il teatro, per un’altra modalità di entrare in contatto con se  stesso e gli altri (i pazienti), è diventata “emergente/urgente”, fino a trasformarsi  nella sua attività principale.

Nel 2008 Andrea ha potuto sperimentare le sue idee presso l’ospedale Tiziano Terzani di Emergency a Lashkar Gah, nel Sud dell’Afghanistan: da questa esperienza è nato un libro-diario: “Afagnistan, Agfanistan, Afganistan” edito da AcrossLive.

 

 

1)    Il cinema, come il teatro è uno strumento di conoscenza di se stesso e dell’altro: in questo viaggio introspettivo che ruolo e che funzione hanno per te l’Infermieristica e il “prendersi cura”?

 

Il teatro è uno strumento di conoscenza per eccellenza perché ti porta a spogliarti, a mostrare con dignità  anche i tuoi aspetti peggiori, trasformando difetti in pregi, dunque,  il viaggiare nell’arte teatrale ( ma in qualsiasi altra forma d’arte) porta le persone a guardarsi dentro, ad interrogarsi  e, inevitabilmente a migliorare se stesso e le proprio modo di relazionarsi. Un processo di consapevolezza che diventa indispensabile per chi, per lavoro ,si prende cura degli altri.

 

2)    "La corsia, il palco magico dove solo le comparse diventano protagoniste: l'Arte individuale di Comunicare, di Curare e del Prendersi Cura" non è solo lo slogan, ma anche il fondamento  teorico dell’Infermieristica Teatrale di cui tu sei fondatore: che valore aggiunto ciò può apportare al processo del “prendersi cura”?

 

Si parte dall’assunto che teatro ed ospedale, luoghi apparentemente cosi diversi e distanti, in realtà siano  molto simili in quanto “luoghi dell’anima”:  ciò che li accomuna è la necessità di mettersi nei panni dell’altro. In teatro  per interpretare un personaggio devi conoscerlo, capirlo profondamente, in altre parole devi “rendergli giustizia”, nello stesso modo in ospedale per poter rispondere in maniera efficace  ai bisogni del paziente, devi essere capace di    “ metterti nei suoi panni” ed di accogliere le sue  intime  fragilità.

 

3)    Qual è la tua personale visione del “prendersi cura”?

 

Per quanto mi riguarda  preferisco concentrarmi sul concetto di  “prendersi cura” nel senso più ampio del termine e cioè non solo riferito all’ambito dell’assistenza infermieristica. “ Prendersi cura” di un amico, di un parente , di un vicino di casa,  vuol dire “ accogliere”  l’insieme dei suoi bisogni siano essi  fisici, psichici, sociali. Ciò diventa ancora più pregnante quando ci troviamo di fronte ad un paziente. “Prendersi cura” è un’ arte come diceva Florence Nightingale, è un’arte difficilissima, ma allo stesso tempo bellissima , affascinante perché ogni volta ti lascia un insegnamento profondo.

 

4)    Il Care Film Festival è un’iniziativa volta alla sensibilizzazione, con uno strumento trasversale quale appunto il cinema, dell’opinione pubblica sul ruolo centrale svolto dall’infermiere nel processo di cura e  al potenziamento della consapevolezza degli stessi infermieri. Dal tuo punto di vista ha senso lavorare sull’immaginario collettivo per un riscatto della categoria e che risultati possiamo attenderci?

 

Trattandosi della prima edizione della manifestazione non riesco ad immaginare qulale impatto possa avere.Il primo grande risultato

è l'aver raccolto moltissimo materialesegno che l'argomento è di interesse. Questa esperienza dovrebbe servire a far conoscere anche ai non addetti ai lavori cosa vuol dire essere un infermiere, dovrebbe aiutare la gente ad avere fiducia e rispetto di questa professione anche nella sua componente più umana.Far conoscere cosa vuol dire assistere un malato potrebbe anche  contribuire a diminuire l’aggressività che, in alcuni luoghi  di lavoro, l’utenza manifesta nei confronti degli operatori ( soprattutto nei Pronto Soccorsi). Per quanto riguarda il riscatto della professione credo che questo  debba partire dalla  la forte determinazione degli stessi operatori ad essere sempre più competenti e professionali. Il Care Film Festival può essere uno dei mattoni che contribuiranno  alla  costruzione  di una  rinnovata immagine professionale.