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Il precariato infermieristico tra costi e mancati guadagni: l'abuso del precariato come vilipendio al decoro della Professione Infermieristica

Giuseppe Romeodi
Giuseppe Romeo
Pubblicato il: 28/09/2017 vai ai commenti

Editoriali

Qualcuno si è divertito, magari per sdrammatizzare un po’ l’amarezza, a cantare la parodia della celebre canzone di Ligabue “Una vita da Mediano” trasformandola in “Una vita da precario” (parodia di "Una vita da precario").

Bella trovata! Perché effettivamente, sdrammatizzare si rende davvero molto utile per chi ormai da anni (qualcuno anche più di 10 anni) si barcamena tra contratti trimestrali, semestrali, in sostituzione, alternati a periodi di ammortizzatori sociali vari e disoccupazione.

Ma se dovessimo condurre una vera disamina sottesa ad analizzare realisticamente i “danni, mancati guadagni o perdite” derivanti dall’abusivismo del fenomeno del precariato perpetuato dalle Aziende Sanitarie a spese degli infermieri, cosa ne verrebbe fuori ?!?

Iniziamo da alcuni aspetti.

In ogni contratto da precario, sia in sostituzione che su posto vacante, c’è sempre scritto che “si applica al firmatario lo stesso trattamento economico, retributivo e contributivo del personale a tempo indeterminato nel medesimo profilo”.

Ecco, questa è la prima grande menzogna!

Il precario (spesso) non ha diritto alle giornate retribuite per la formazione, non ha diritto (spesso) alle giornate retribuite per il lutto (auspicando che non ce ne sia mai bisogno, ma purtroppo capita), il precario non ha diritto (spesso) alle tre giornate retribuite per la nascita del figlio, non ha il diritto (spesso) alle giornate retribuite per concorsi, e così via ….

C’è un'altra cosa da dire: l’infermiere precario, fin troppo spesso, è totalmente esonerato dalla “PRODUTTIVITÀ”. Molte Aziende, maliziosamente, riservano l’accesso alla produttività solo a chi ha maturato almeno un “tot” di giorni di effettivo servizio nell’Azienda. In alcuni ambiti, infatti, se non hai lavorato almeno 160 o più giorni di effettivo servizio nell’anno solare non puoi percepire la produttività.

Quindi, perché scrivere che si è sottoposti al medesimo trattamento economico del personale di ruolo se poi per fare un corso ECM, un concorso, se devi comparire in tribunale per questioni di servizio o se ti nasce un figlio, invece di poter godere come gli altri dei permessi retribuiti devi per forza consumarti le ferie?!?

Ma non è finita qui. Molte Aziende presso le quali il personale di ruolo effettua stabilmente le prestazioni aggiuntive (per esempio 118) arrivando a maturare ulteriori 500-600 € al mese in busta paga, il precario è impossibilitato ad avere accesso alla prestazione aggiuntiva in quanto la stessa è riservata al personale di ruolo.

Quindi, caro collega precario: niente congedo per formazione, niente produttività, niente prestazioni aggiuntive. A fine anno, considerando quanto sopra, a quanto ammonta il MANCATO GADAGNO dovuto alla tua condizione di precario ???

La situazione economica peggiora ulteriormente quando l’infermiere precario effettua la DICHIARAZIONE DEI REDDITI. Difatti, ogni anno, ci si ritrova spesso a dover consegnare al commercialista di fiducia 3, 4 o magari 5 CUD. Perché se nel 2016 hai lavorato in 2 Aziende, ed hai goduto di un breve periodo di indennità di disoccupazione, e sei tra quei pochi fortunati che sono riuscita a maturare la produttività 2015, che viene stabilmente erogata in ritardo e quindi nel 2016, ti ritroverai che a Giugno 2017 dovrai consegnare al tuo commercialista almeno 4 modelli CUD relativi ai redditi 2016 (uno per ogni Azienda, uno erogato dall’INPS per la disoccupazione, ed uno per la produttività pagata in ritardo dall’Azienda dove hai lavorato nel 2015).

Il risultato di può riassumere in una sola parola: SALASSO!

Quindi mentre il tuo collega di ruolo, che è stato tassato per tutto l’anno con una aliquota regolare e stabile al 38% proporzionale al suo reddito, percepisce il suo giusto rimborso IRPEF, tu che sei stato gestito con una aliquota minima del 27% dalle varie Aziende, ti ritroverai a pagare una bella batosta, e se ti lamenti, ti sentirai rispondere: “stai pagando adesso dei soldi che hai percepito in più prima”.

Quindi, in virtù di quanto sopra, maturiamo la consapevolezza che il fenomeno del precariato ha sicuramente ripercussioni importanti, soprattutto per chi è precario da molti, sicuramente troppi, anni.

Tra costi e mancati guadagni, si parla certamente di cifre importanti che rivestono un alone di sub condizione e sudditanza del dipendente rispetto al “sistema”.

Ed è proprio il “sistema”, non certamente il collega di ruolo, ad incarnare le vesti di nemico del precario.

Si, perché viviamo un sistema che per troppi anni ha fatto uso ed abuso, spesso politico ed elettorale, del precario, chiamato troppo spesso in condizioni di sudditanza a ricoprire il ruolo di sostituto pro-tempore delle volte anche per poche settimane di contratto.

Ma non si tratta di fare vittimismo, soprattutto in un momento storico caratterizzato da alta disoccupazione e forte emigrazione di molti colleghi verso l’estero, anche il precariato aiuta a “tirare avanti”, ma bisogna analizzare la realtà e dire le cose come stanno:

il fenomeno dell’abuso del precariato è un vilipendio all’immagine ed al decoro della Professione, strumentalizzato spesso ai fini politici e largamente utilizzato come pezza per tamponare le emorragie di personale dovute alla mala gestione del SSN, esso deve essere combattuto e ridimensionato.

I precari in questi anni, come dimostrato sopra hanno dato tanto, permettendo alle Aziende di andare avanti nonostante i blocchi del turn-over ed ai cittadini di poter usufruire di beni e servizi, ma ai precari è stato anche tolto, non solo sull’aspetto economico. Perché semmai un giorno qualcuno per assurdo potrebbe rimborsare i mancati guadagni, nessuno potrà mai restituire la tranquillità e la serenità della vita quotidiana della quale siamo stati privati in questi lunghi anni.

Questa è una di quelle cose che non si possono comprare, né rimborsare.

Auspichiamo che le Aziende diano ampio utilizzo degli strumenti normativi che consentono di dare finalmente una stabilità ai precari, come l’art 20 commi 1,2,8 e 11 del Decreto Madia, per far cessare finalmente questo triste ed angusto fenomeno.