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PAD Programma internazionale per salvare la vita: quale bussola per orientarsi?

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 01/11/2017 vai ai commenti

Nursing

di Alfonso Megna

 

L’acronimo Public Access Defibrillation (PAD), lanciato da qualche anno dalle linee guida internazionali, ha lo scopo di dare ampia diffusione ai defibrillatori semiautomatici nei luoghi pubblici e particolarmente affollati. Aumentare la possibilità di sopravvivenza a una persona colpita da problemi cardiaci acuti, è solo questione di tempo. Intervenire entro i 5 minuti dall’evento avverso può significare aumentare del 50% le possibilità di sopravvivenza in caso di arresto cardiaco.

Un bel progetto che è accompagnato da un’ampia diffusione della formazione di personale sanitario e non, che con un corso di poche ore imparano a utilizzare il defibrillatore (DAE), imparano a salvare una vita.

Ho visto in diverse città dei punti di accesso ai DAE. Luoghi pubblici, evidenziati con cartelli ben visibili. In altre città non c’è traccia di questi dispositivi. Quanto siano diffusi i PAD, diventa una constatazione difficile.

Partiamo dal decreto del 18/03/2011. In attuazione della legge finanziaria del 2010, lo Stato ha sbloccato 8 mln di euro in tre anni per la diffusione dei DAE sul territorio nazionale. Dopo varie proroghe al decreto del ministero della salute del 24/04/2013, a luglio 2017 è fatto obbligo di dotazione e impiego di defibrillatori semiautomatici per le società sportive dilettantistiche. L’impegno, anche se da considerarsi un inizio, per diffondere i PAD c’è. La domanda che dovremmo porci prima di un evento avverso è: “Come trovo un defibrillatore?”

Esiste una normativa che impone alla locale centrale 112/118 di mappare tutti i defibrillatori presenti nel territorio di competenza. È quasi immediata la compilazione della lista per i DAE di enti pubblici, i quali hanno la garanzia della corretta manutenzione, poiché direttamente seguiti dalla centrale del 112/118. Quanto possiamo essere sicuri della mappatura dei DAE di privati?

Le linee guida internazionali, suggeriscono la diffusione del programma PAD per garantire un intervento repentino, che si tenga al di sotto dei 5 minuti. Vista la finalità del programma, diventa altrettanto importante sapere dove trovare il DAE.

I cartelli ben visibili nei luoghi pubblici sono solo posti sul punto d’istallazione. Sarebbe utile, ad esempio, porre dei cartelli sul territorio che indicassero la direzione da seguire per il DAE e la tempistica per raggiungerlo; un po’ come si usa fare per i luoghi d’interesse turistico. Esistono città che indicano sulle mappe turistiche anche i vari DAE sul territorio. Alcune città hanno lanciato delle app che localizzano i DAE. Iniziative lodevoli, che vanno implementate, per superare i limiti di chi con la tecnologia non ha un’affinità elettiva.

Si passa a progetti quasi futuristici. I tanto diffusi droni che potrebbero coprire zone con raggio di circa 3 Km. Questi tecnologici volatili possono trasportare un DAE da paracadutare sul luogo dell’evento, o ancora essere dei DAE volanti che atterrano accanto allo sfortunato. Anche se la tecnologia è in nostro possesso, queste soluzioni sembrano ancora di complicata attuazione poiché contrastano con norme di sicurezza aerea, quindi limitate dalle autorizzazioni dell’ENAC (aviazione civile).

Studi di genere sono stati fatti in Svezia, dimostrando che il drone riduce i tempi di soccorso di circa 16 minuti, specie nelle zone più remote.

Uno studio italiano, condotto da cecchinicuore di Pisa, sta sperimentando un drone defibrillatore capace di volare da solo verso il malcapitato perché si connette al segnale GPS del telefonino. Un bel progetto che ha trovato le tecnologie e i fondi, ma non le autorizzazioni ENAC. In quest’anno anche la regione Veneto e Ulss 4 hanno fatto partire un progetto per aumentare la sicurezza del litorale di Caorle. Apollo 4, nome del progetto, dovrebbe essere sperimentato in quest’anno e partire nel 2018, fatto salvo le autorizzazioni ENAC.

Nel frattempo che si trovi la giusta bussola per orientarci in questo confuso momento di sviluppo dei programmi PAD, possiamo tirare delle ipotetiche somme sulla diffusione dei DAE.

Le cifre indicate dai produttori di questi apparecchi salvavita, parlano di circa 80/100 mila dispositivi venduti in Italia.

Le indicazioni per salvare una vita restano quelle delle linee guida internazionali. Allertare subito il 112/118 e avviare immediatamente la RCP. Non perdiamo tempo alla ricerca di un defibrillatore se non conosciamo dove è posto, affidiamoci alla catena della sopravvivenza, e incarichiamo qualcuno, che non può darci aiuto nella RCP, a trovare un DAE.