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Infermieri. In Kenya con un cellulare salvano le vite

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 06/11/2017 vai ai commenti

AttualitàNursing

Maria vende pomodori e cipolle nei vicoli di Kibera, eppure la sua vera passione è la salute degli altri.

E’ così che è diventata infermiera nella Capitale, è qui che ha cominciato a lavorare nell’ospedale Kenyatta di Nairobi, ed è qui che si è licenziata ed ha cominciato a girare nei villaggi di fango e lamiera, dove curarsi è un privilegio, tra le donne che rischiano di morire di parto.

Ha con sé un cellulare di soli 10 dollari e salva le vite, laddove la sanità non arriva, laddove i medici non arrivano, perché loro non girano tra le baraccopoli.

In Kenya l’assistenza sanitaria e medica non è distribuita in maniera equamente in tutto il Paese, si passa dalle migliori strutture nella provincia di Nairobi, alle zone sottosviluppate della provincia nord-orientale.

Le zone rurali sono abbandonate ad un destino infausto; i costi elevati e le distanze che separano le campagne dalla città i maggiori ostacoli.

Sottofinanziamemto, aumento delle malattie e rapida crescita della popolazione: queste le difficoltà di dare una adeguata assistenza ai cittadini, assistenza affidata ai volontari, come Maria, un’infermiera.

Maria gira ogni mese 100 abitazioni e visita 300 pazienti.

Porta con sé un telefonino, non uno smartphone di ultima generazione, ma uno da 10 dollari, che contiene un tesoro di Sms, chamato Leap.

Il Balzo è un programma di formazione per operatori sanitari di comunità.

Messa appunto da Amref, Ong nata 60 anni addietro, che da tempo opera in Africa.

Maria tramite sms riceve informazioni su Malaria, Colera, Malattie respiratorie, principi di igiene e segnala di volta in volta i casi sospetti.

Gli infermieri come Maria, che operano volontariamente sono tanti e sono un miracolo, perché riescono a spingersi laddove la sanità non arriva.

 

Fonte: da il Corriere della Sera