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Liste d'attesa in Sardegna. Potenziare il Cup, un palliativo

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 26/11/2017 vai ai commenti

EditorialiNurSind dal territorioSardegna

E ci voleva tanto?

Pensate.

Fiumi di inchiostro, battaglie politiche, girandole di direttori generali e assessori, fino al riordino del servizio sanitario regionale, per risolvere il problema delle liste d'attesa; proteste, indignazione; scandali di visite nel pubblico impossibili ma immediatamente disponibili in privato; dolore e umiliazioni di malati e familiari per agende piene fino a due anni dopo.

Pensate allo scandalo del Dlgs 124/1998 che stabilisce il diritto del cittadino a conoscere la data entro cui avverrà la visita medica o l’esame nonché il tempo massimo di attesa, per cui se la prestazione non può essere eseguita entro i tempi massimi garantiti, il malato può risolvere in intra-moenia, al costo del ticket.

Pensate al sindacato degli infermieri NurSind che ha denunciato pericoli e rischi di corsie prive di infermieri, (studio internazionale Rn4Cast) e l'esponenziale aumento del rischio della mortalità.

Ecco allora la soluzione alternativa e geniale, quella a cui nessuno aveva mai pensato prima.

Per smaltire le liste d’attesa “occorre potenziare e sfruttare al meglio il Cup (Centro Unico di Prenotazione) informatico regionale”. Una trovata rivoluzionaria. Perché se ti fissano un'ecografia a sei, otto mesi, dipende dal fatto che il Cup vada potenziato; una riorganizzazione in mano ai medici che non costringa l'utente a ripassare per il girone infernale del Cup per fissare la visita successiva, perché se il cup funziona si capisce dove stanno le criticità. Questo ha dichiarato l'assessore Arru a commento di una delibera che non è ben chiaro cosa modifichi considerata l'irreperibilità della medesima. “Le Asl hanno avuto quasi 28 milioni e mezzo di euro per far fronte al problema della prenotazione delle prestazioni sanitarie. A fronte di queste ingenti risorse, però, è mancata una adeguata sensibilizzazione dei medici prescrittori”. Cosa intende per “sensibilità dei medici prescrittori”? Forse che i medici richiedono troppi esami? Forse che anche l'auscultazione è un gesto fuori dal tempo, superato dalla velocità con cui si prescrive un esame? E la soluzione sarebbe potenziare il cup?

I medici gestiranno in proprio le agende per le seconde visite e il follow-up e magicamente, le liste d'attesa scompariranno. Torneranno in mano loro dopo la "guerra"che si è dovuto combattere per sottrargliele. Una sanità Due Punto Zero nel senso che quella sarda fa zero passi avanti e due indietro.

Credo che l'assessore potrebbe dire qualcosa di più.

Per esempio che mancano i controlli sulle prescrizioni e che non esiste un meccanismo di verifica tra richieste e condizioni cliniche. Potrebbe dire perché l'esame diventa immediatamente disponibile in intra-moenia. Potrebbe spiegare perché in orario di servizio si eseguono un tot di prestazioni e nello stesso tempo, fuori orario, si riesce a farne molte di più. L'assessore potrebbe spiegare che esistono sistemi di controllo che servono a misurare la produttività, intesa come numero di prestazioni eseguite nell'unità di tempo. I cittadini saprebbero ad esempio che il tempo medio per un'ecografia dall'ingresso all'uscita, è di una ventina di minuti e che in un'ora, uno specialista bravo potrebbe farne tre. Potrebbe spiegare ai cittadini sardi perché nessuno controlla, nessuno misura, nessuno verifica e quindi nessuno viene richiamato. Perché nel calderone ci finiscono tutti, anche quelli che svolgono con scrupolo il loro compito, mentre altri guardano e guadagnano.

Sarà anche vero che il cup ha bisogno di un tagliando ma far credere che basti, mi pare un proclama per distrarre la gente dal problema dei controlli perché ho paura che distrarre la gente possa essere funzionale all'aumento della richiesta di prestazioni ai privati, come accennato dal direttore generale ATS.

Vorrei argomentare su come in Sardegna si buttano preziose risorse pubbliche, ad esempio bandendo una gara milionaria scellerata per l'elisoccorso ai privati, quando il servizio pubblico con i Vigili del Fuoco (vedi Regione Liguria) consente risparmi milionari; argomenterei di prevenzione, di medicina di prossimità, di infermiere di famiglia, assistenza domiciliare e reparti a conduzione infermieristica.

Lo evito perché nella sanità sarda Due Punto Zero, sarebbe troppo ambizioso pensare a qualche passo avanti sapendo che poi se ne farebbero il doppio indietro e gli infermieri potrebbero ritrovarsi di nuovo col mansionario in mano.

 

Andrea Tirotto