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La consegna infermieristica. E se partecipasse anche il paziente?

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 05/01/2018 vai ai commenti

Nursing

Quello della consegna infermieristica è uno di quei momenti che nella pratica quotidiana lavorativa assume le forme più disparate.

Può essere un momento ordinato e strutturato o caotico, può avvenire intorno ad un tavolo in infermeria o al volo mentre si sta cercando di completare gli ultimi passaggi di burocrazia.

Un unico comune denominatore mette tutti d’accordo: la consegna infermieristica non è fatta mai alla presenza del paziente, ma coinvolge solo gli operatori.

La consegna infermieristica al letto del paziente, ampiamente discussa in ambito internazionale, è del tutto sconosciuta in Italia.

 

Cos’è la consegna infermieristica

Il passaggio di consegne o handover costituisce lo scambio di informazioni utili a garantire la continuità assistenziale. L’handover è definito come il trasferimento di responsabilità professionale e di responsabilità per alcuni o tutti gli aspetti di cura per un paziente, o un gruppo di pazienti, ad

un'altra persona o gruppo di professionisti in via temporanea o permanente. (Spinks, 2015; Anderson, 2015)

 

E se le consegne, che in fondo sono le informazioni che riguardano il paziente, fossero scambiate di fronte al paziente stesso? Dovrebbe essere naturale parlare dello stato di salute direttamente con il soggetto attivo della discussione.

La letteratura riporta pareri discordanti in merito alla partecipazione attiva dei pazienti e dei familiari di questi, durante lo scambio di consegne perché, è vero che è un ottimo metodo per perseguire il tanto enfatizzato empowerment del paziente, ovvero riportare il malato al centro del processo di cura ma, dall’altra parte lo stesso modello porta insiti in sé due problemi: la privacy ed i tempi di consegna.

 

Gli studi internazionali che si sono rapportati con il modello delle consegne al letto del paziente, hanno riscontrato luci ed ombre, sia da parte del paziente che da parte degli operatori.

  • Se da una parte il paziente ha riscontrato in questo modello di consegne la fine di un rito secretato, che lo ha aiutato ad aumentare il grado di soddisfazione nel processo di cura di cui si è sentito protagonista, se lo ha notevolmente aiutato a ridurre l’ansia legata allo stato di salute ed ha percepito una maggiore trasparenza, acquistando fiducia nell’equipe, è anche vero che non tutti i malati desiderano un ruolo attivo nel proprio processo di cura, molti preferiscono un ruolo passivo e di affidamento, e taluni hanno ritenuto difficile anche la comprensione del linguaggio, e per questo il modello non è stato vissuto come una esperienza positiva.

Inoltre per alcuni pazienti, il ripetersi della consegna ad ogni fine turno è

parsa stancante e ridondante.

  • Dal punto di vista degli infermieri, il passaggio di consegne al letto del paziente ha determinato uno scambio di dati più pertinenti, riducendo il verificarsi di eventi avversi legati agli errori di comunicazione o ancora la riduzione degli errori nella terapia o del numero di cadute degli assistiti.

 

Ai pro ed i contro del modello di consegne va poi aggiunto il fatto che la riuscita della consegna a letto è anche legata alla condizione del paziente, al suo grado di orientamento e lucidità, al grado di autonomia ne capire quanto si sta dicendo, diversamente potrebbe essere controproducente.

Inoltre sempre in ordine al coinvolgimento del paziente, restano due grandi problemi da non sottovalutare:

  • la privacy ed i tempi di consegna.

 

La privacy, legata al grado di sensibilità dei dati trasmessi, di cui viene a conoscenza anche l’altro degente che con il paziente condivide la stanza, e sappiamo quali sono le implicazioni giuridiche legate al dover garantire la riservatezza dei dati.

 

I tempi di consegna. Il tempo impiegato per le consegne si allunga, perché aumentano le interruzioni, che sono inoltre ostacolo ad un efficace passaggio di consegna.

 

 

Fonte. Torri A, La consegna infermieristica al letto del paziente; Ipasvi Brescia.

Ph credit: linkiesta