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La contenzione nel bambino. Quali alternative?

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 13/01/2018 vai ai commenti

Nursing

Spesso un semplice prelievo ematico manda il lacrime il bambino, che si agita e rende a volte impossibile la manovra.

Questo è un semplice esempio di quelle difficoltà che si trovano a vivere gli infermieri, che operano nei reparti pediatrici.

I bambini ospedalizzati, sono sottoposti nella quotidianità, a manovre invasive e spesso dolorose, e la reazione del piccolo a queste, nelle maggior parte delle volte, ne mette a repentaglio il successo, tanto da dover ricorrere alla contenzione fisica o farmacologica, che non è sempre vissuta bene dagli operatori sanitari che devono applicarla.

Quando parliamo di contenzione, l’associazione che si tende a fare è quella con il paziente adulto o con il paziente adulto e psichiatrico.

Difficilmente si tende ad accostarla, vuoi per cultura e per senso di protezione, ai bambini, ed anche nel campo della ricerca, il tema è poco esplorato.

Di per sé la contenzione in genere porta con sé una scia di interrogativi, ed è ancora oggi al centro di furenti dibattiti, perché se da una parte protegge il paziente da se stesso, dall’altra ne limita la libertà personale e non di rado è stata responsabile del decesso del paziente.

Il successo delle manovre invasive nei bambini, è legato nella pratica quotidiana, alla contenzione, farmacologica nel più delle volte; mentre le tecniche alternative, come la distrazione ed immaginazione guidata, o l’utilizzo di saccarosio, specie nel lattante, vengono utilizzate con meno frequenza, a causa della quantità di tempo che richiedono.

Quando la contenzione deve essere utilizzata con i bambini, gli interrogativi sulla sua opportunità o meno, si fanno più numerosi, il dilemma tra benefici e diritti è ancora più lacerante.

Cosa dicono gli studi

Dai pochi studi stranieri condotti sulla contenzione e gli infermieri, è emerso che questi utilizzano la contenzione:

  • il 96,8% utilizza le polsiere

  • l’81% utilizza le cavigliere

  • il 17,4% la contenzione totale.

Il 96,7 % ha risposto di applicare la contenzione senza prescrizione medica e tutti hanno ammesso di non aver chiesto il parere dei genitori e/o del bambino.

E’ ancora emerso che non sono solo gli infermieri a fare uso della contenzione nel bambino ma anche il 93,5% dei tecnici di radiologia ed il 44% degli anestesisti.

Le procedure per la quale viene utilizzata sono: posizionamento del sondino naso-gastrico, inserimento di un catetere venoso periferico, la puntura lombare, per portare a termine un’indagine radiologica e per l’induzione dell’anestesia.

 

Perché si utilizza la contenzione?

La prima ragione su tutte è la garanzia della sicurezza, quella di evitare che il bambino si procuri delle ferite interferendo con la procedura.

L’organico ridotto, rende impossibile la vigilanza affinché il bambino non rimuova i dispositivi medici.

Ed ancora, ulteriore motivazione all’utilizzo della contenzione è l’età del bambino ed il suo sviluppo cognitivo. Nei bambini più piccoli è più frequente la contenzione.

 

L’esperienza della contenzione non è piacevole per nessuno dei soggetti coinvolti: infermieri, genitori e bambini.

A prevalere sono sentimenti negativi come il senso di colpa, la sensazione di assalire il bambino, la vergogna. Dal canto loro i bambini, per quel poco che la letteratura riporta, provano rabbia, frustrazione, imbarazzo, senso di umiliazione e la percezione di essere puniti.

 

Ma non ricorrere alla contenzione si può?

C’è da dire che in merito non vi sono delle vere e proprie linee guida, e che la formazione in questo campo è carente.

Alcuni autori suggeriscono di usare una vera e propria checklist ogni qualvolta ricorra l’uso della contenzione: considerare l’età del bambino, lo sviluppo cognitivo, il tipo e la durata della procedura e l’eventuale ricorso alle tecniche alternative.

Resta il fatto che l’utilizzo della contenzione dovrebbe comprendere la formazione degli infermieri, per dare a questi la consapevolezza delle implicazioni etiche e legali di tale pratica e, la competenza nell’utilizzare tecniche sicure ed approvate.

Dovrebbe inoltre essere incentivato l’utilizzo delle alternative alla contenzione.

 

Bray L., Snodin J., Carter B. (2015) Holding and restraining children for clinical procedures within an acute care setting: an ethical consideration of the evidence

 

Ph credit. dal web