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Antonella Stassi, l'Infermiera "figlia" del terremoto del Belice.

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La Redazione
Pubblicato il: 15/01/2018 vai ai commenti

AttualitàNurSind dal territorioSicilia

E’ nata la notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, mentre nella Valle del Belice la terra tremava.

Antonella Stassi, #Infermiera,  50 anni, è la “figlia” del terremoto, figura emblematica di una tragedia che ha causato dolore e lutti ma anche simbolo della rinascita. E forse non a caso ha scelto di fare questa Professione, di assistere i bambini che soffrono.

“Quando mia madre Concetta ebbe le doglie – racconta Antonella Stassi – mio padre Girolamo, che faceva il pastore, era in campagna con il suo gregge. Dopo le prime scosse lei e i miei due fratelli, che erano nella nostra casa di Partanna, si rifugiarono in campagna da mia zia Maria. Una ottantina di parenti, tra cui molti bambini, stretti in un magazzino, mentre fuori pioveva e nevicava.

Non c’era spazio sufficiente per partorire, così i parenti adagiarono mia madre su una rete di metallo, sotto un albero d’ulivo, proteggendola con un ombrello, e aspettarono che io nascessi”.

La piccola Antonella venne alla luce alle 2 di notte, sotto le stelle; i suoi primi vagiti furono accompagnati dal boato dell’ultima scossa, la più micidiale, quella che avrebbe causato il maggior numero di vittime. Una nascita segnata da mille difficoltà.

Nel casolare non c’erano acqua corrente né energia elettrica; i familiari di mamma Concetta si arrangiarono in qualche modo: “Per pulirmi con l’acqua calda – spiega Antonella – utilizzarono un pentolone che era servito per bollire le uova.

La mia prima culla fu uno scatolone di cartone avvolto da una coperta”.

La protagonista di questa natività del Belice, poetica e drammatica allo stesso tempo, oggi è sposata ed ha due figlie; vive ad Alcamo e svolge la sua professione di Infermiera nell’ospedale dei bambini di Palermo, adesso anche attivista del Sindacato delle Professioni Infermieristiche NurSind, dove assiste i bambini affetti da fibrosi cistica.

Sua madre Concetta, morta due anni fa, le raccontava mille volte la stessa storia, mentre Antonella giocava tra le baracche dove ha vissuto per 14 anni con la sua famiglia prima di riuscire a trasferirsi finalmente in una casa “vera”.

“Certo è stato un periodo difficile – ammette la “figlia” del terremoto -, abbiamo dovuto affrontare mille problemi, abbiamo vissuto tra stenti e sacrifici. Ma se ripenso alla mia infanzia posso dire che è stata quella di una bambina felice. Nonostante tutto”. 

Photo Credit: Web

Fonte: ilsitodisicilia