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Il Nursind Sicilia alza la voce: "Sbloccare le assunzioni o aumenterà il rischio clinico negli ospedali, con meno infermieri cresce il tasso di mortalità"

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La Redazione
Pubblicato il: 22/01/2018 vai ai commenti

Comunicati StampaNurSind dal territorioSicilia

Riunito il primo coordinamento regionale del 2018: "La rete ospedaliera sia degna delle necessità del territorio"
“Il blocco delle assunzioni ha determinato un aumento del rischio clinico con conseguente carenza assistenziale. Bisogna assolutamente sbloccare le immissioni a tempo indeterminato”. È una delle richieste emerse ad Enna, nella prima riunione del 2018 del coordinamento regionale del Nursind Sicilia.
 Diverse sono state le argomentazioni portate all’ordine del giorno, a cominciare dalla sicurezza negli ospedali. “La Sicilia – ha detto Francesco Frittitta, coordinatore regionale del Nursind - si deve dotare di una rete ospedaliera degna delle esigenze del territorio che deve avere una visione di efficienza ed efficacia per i problemi di salute dei siciliani”. 
Il dibattito si è incentrato poi sulla questione della rimodulazione della rete ospedaliera e sulla “necessità di sbloccare le assunzioni” ha ribadito il vicecoordinatore Claudio Trovato.
Un recente studio mondiale, il RN4cast, che ha avuto come primo finanziatore in Italia il NurSind, dimostra infatti che il rapporto tra infermieri e numero di pazienti deve essere di uno a 6. Sotto questa soglia aumenta notevolmente il rischio di errori e cala la qualità delle cure. Tanto che negli Stati Uniti per intervenire drasticamente si è scesi fino a un infermiere ogni 5 pazienti. Invece per ogni paziente in più oltre i 6, è emerso che aumenta del 7% il tasso di mortalità in quel reparto. Al contrario l’incremento del 10% di infermieri laureati in un reparto diminuisce del 7% il tasso di mortalità. Tra gli argomento discussi anche l’inserimento delle figure di supporto all'attività infermieristica e la necessità di dare la giusta dignità professionale all'interno dei processi assistenziali per quella che oggi lo stato riconosce una professione intellettuale.