Diabete. Addio al tipo 1 e 2. Arriva la nuova classificazione
Di diabete ne soffrono 400 milioni di persone nel mondo, ed entro il 2040, la cifra potrebbe salire a 650 milioni, in maniera direttamente proporzionale all’invecchiamento della popolazione.
Una malattia cronica e subdola il diabete, molto conosciuta nel nome, meno nella vita reale e nelle cure, ancora poco differenziate per tipo.
E proprio in relazione al tipo, se fino a questo momento la classificazione prevedeva due tipi di diabete, tipo 1 e tipo 2; oggi una nuova ricerca svedese, pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet Diabet and Endocrinology, classifica il Diabete in 5 tipi.
La classificazione conosciuta e validata suddivide il Diabete in:
Tipo 1, detto anche giovanile. Insorge nel 10% dei casi e in età infantile. E’ caratterizzato dalla mancata produzione di insulina.
Tipo 2 detto anche dell’età adulta, insorge nel 90 % dei casi. E’ caratterizzato dall’insufficiente produzione di insulina. Può essere prevenuto modificando gli stili di vita dei soggetti a rischio.
I ricercatori del Lund University Diabetes Centre (Svezia) e dell’Institute for Molecular Medicine (Finlandia) hanno monitorato 14.775 pazienti con diabete di nuova diagnosi di età compresa tra 18 e 97 anni.
Isolando e studiando le misurazioni di insulino-resistenza, secrezione di insulina, livelli di zucchero nel sangue, età e insorgenza della malattia, hanno individuato cinque gruppi distinti di malattia: tre forme gravi e due più lievi.
Ecco i nuovi gruppi.
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Cluster 1, rientrano i pazienti con insulino-resistenza in cui le cellule non sono in grado di utilizzare l’insulina in modo efficace. Sono persone giovani e in buona salute e corrispondono più o meno ai pazienti con l’attuale tipo 1 di diabete.
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Cluster 2 vi sono pazienti relativamente giovani, insulino-carenti.
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Cluster 3 rientrano pazienti con insulino-resistenza grave, di solito in sovrappeso.
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Cluster 4 comprende pazienti di mezza età con diabete correlato all’obesità.
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Cluster 5 riguarda persone con diabete correlato all’età. Questi sviluppano sintomi molto dopo rispetto alle persone comprese nei precedenti gruppi.
La nuova classificazione dovrebbe essere d’aiuto nelle cura del diabete e portare a trattamenti migliori.
Adesso si attende la discussione in merito a livello internazionale e poi il riconoscimento scientifico dell’Organizzazione mondiale della sanità.
da The Lancet