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Toglietemi infermieri oss e ausiliari ma non toccatemi l'assistenza religiosa. La Sardegna e le cifre da record

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 22/03/2018 vai ai commenti

EditorialiNurSind dal territorioSardegna

 Metti che ti ritrovi ricoverato su un letto di ospedale.

Un ambiente impossibile, rumori ad ogni ora, urla che nemmeno in shining, chiacchiericcio come in una eterna infinita sera d'estate a finestre aperte sulla piazza centrale, aghi di ogni calibro e lunghezza come in un processo della santa inquisizione, sonde infilate in posti che non sapevi neanche di avere, cibo che al solo annusarlo invidi le scatolette del tuo gatto, odori che speri nella più violenta delle congestioni nasali, ritmi e orari da invidiare gli astronauti della stazione spaziale e le loro sedici albe e sedici tramonti, un linguaggio che al confronto sei un genio alla prima lezione di cinese. Un elenco che potrebbe continuare a lungo ma che interrompo per pietà dei lettori che immagino sorridenti, perché il quadretto non è poi così difforme dalla realtà.

Diciamoci la verità, un ricovero è proprio qualcosa da evitare come la peste che si tratti anche di una cosa banale. Puoi inventarti di tutto per rendere il tuo soggiorno quanto più confortevole possibile, come trasformare la tv del reparto in una sala giochi e in un cinema, portarti la biblioteca di casa, ordinare la cena al ristorante online. Ma nulla, ci sarà sempre qualcuno o qualcosa che aggiungerà pena alla tua sofferenza e non ci sarà moneta che potrà comprarti pace, silenzio, privacy, comfort e qualche sonda in meno.

Oppure no? Magari c'è qualcosa che può rendere meno grave lo strazio del ricovero, meno forte l'ansia dell'ignoto, qualcosa cui aggrapparsi, qualcuno da pregare perché ci renda la pena più lieve e ci restituisca la salute. Anche a pagamento, si intende.

Ebbene si, qualcosa c'è, molti ci credono, molti vi trovano conforto e, sorpresa, non devono neanche pagarla, non direttamente per lo meno. E pazienza se manca l'infermiere e l'antibiotico delle 8 me lo faranno alle 11, e pazienza se manca l'oss e la colazione resterà sul comodino a freddarsi che con due braccia ingessate ho qualche difficoltà a farmi la zuppetta, e pazienza ancora se manca l'ausiliario e la biopsia arriverà in anatomia patologica fra un paio di giorni, tanto è in formalina. Importante è che possa alleviare le mie pene spirituali e mica si può pensare che almeno questo non sia garantito, anzi.

E allora va bene così, va bene ad esempio che Regione Sardegna spenda 600, ve lo scrivo come negli assegni, in lettere, seicentomila euro di denari pubblici per garantire l'assistenza religiosa in ospedale, come dettagliatamente raccontato in un pezzo di Francesca Mulas di Sardinia Post.

Questo l'impegno per garantire il servizio all'interno degli ospedali in virtù di una ulteriore legge regionale specifica del 97, oltre 833/1978 e concordato 1984, che prevede non solo l'assunzione per nomina diretta del vescovo degli assistenti a 24, ve lo scrivo come negli assegni in lettere, ventiquattromila euro anno lordi inquadrati nella posizione D, al pari di un infermiere, pagati dalle assl più la fornitura di tutto quanto necessario alla funzione; per carità, disponibilità h.24, quindi niente cartellino da timbrare e per questo parcheggio e alloggio garantito, vitto. E premi di produttività che a sapere con quali criteri viene erogata preferisco non pensarci; quote aggiuntive per anzianità, pare infatti che gli assistenti religiosi invecchino timorati di Dio e gli infermieri no; bonus per le "particolari condizioni di lavoro" come se una stanza di quattro posti letto e tre barelle ammassate una sull'altra sia un parco divertimenti.

Te ne vuoi privare di un servizio del genere? Ma certo che no e massimo rispetto per chi ci crede e per chi ne trae conforto davvero.

E però, c'è un però. Perché se lo stato è obbligato dalle sue norme a garantire l'assistenza religiosa, non si capisce perché questa debba essere intesa solo come cattolica e perché la leggere regionale sia del tutto inapplicata posto che al comma due dell'articolo uno recita: " Il servizio di assistenza religiosa ha il compito di assicurare (...) l'esercizio della libertà religiosa (...) nonché il soddisfacimento delle esigenze spirituali proprie delle diverse confessioni, in conformità ai rispettivi ordinamenti" e le convenzioni siano fatte solo con la chiesa cattolica. Mi viene allora da pensare che nella raccolta dell'anamnesi qualcuno dovrebbe chiedermi a quale fede mi ispiri e non mi pare proprio che il diritto al conforto dell'anima di un'induista o di un ateo sia al momento garantito.

Così mi vengono in mente le pari opportunità e soprattutto mi viene in mente l'articolo tre della costituzione che definisce "tutti i cittadini (...) eguali senza distinzione di religione" e l'articolo otto che garantisce pari dignità a ogni confessione.

E vi prego, non annoiatemi con le considerazioni sulla fantomatica "tradizione cattolica" del nostro paese che in chiesa non ci entra quasi più nessuno, chi lo fa rischia più di un addetto ai traslochi per quanto è grande l'armadio dei peccati che si porta dietro e di cattolici veri, cioè quelli che seguono alla lettera gli obblighi del buon cristiano, non se ne trovano più neanche in vaticano. O mi volete dire, cari colleghi, che non avete mai desiderato il reparto d'altri, non avete mai provato invidia per l'altrui mansionario (dai ditemelo che il mansionario è abolito dal 94), non avete mai peccato di gola in cucinetta?

Sarà che il conforto lo abbiamo solo pregando il dio giusto? Come se la mia dimissione in salute dipenda dal dio che prego e non dalla fortuna che ho avuto di nascere dalla parte giusta del mondo?

E allora sarebbe il caso di adeguare le norme ai tempi, e sarebbe anche il caso di applicarla finalmente la costituzione, in ogni sua parte considerato che l'Italia è uno stato laico. "Le messe non si pagano" ha ribadito un tale Bergoglio che non definirei estraneo ai fatti.

E posto che quelle di credo sono del tutto personali, se si devono fare delle scelte tra la garanzia dell'assistenza religiosa o l'assistenza infermieristica, beh, io non avrei dubbi su cosa scegliere.

 

Andrea Tirotto

 

ph credit miulli.it