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Nuovo CCNL. Sistema degli incarichi. Favoriti i settori tecnico-amministrativi rispetto agli infermieri

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 23/03/2018 vai ai commenti

Contratto Nazionale

Come spesso accade in questo nostro strano paese, i percorsi di progressione di merito anche nel comparto sanitario, sono a differenti “velocità” e regole.

Dopo nove anni di attesa, gli infermieri e professionisti sanitari attendevano il giusto riconoscimento e valorizzazione del proprio profilo e funzione e invece di nuovo la beffa.

Nella “nuova” ipotesi di contratto firmato da CGIL CISL UIL e le 2 FSI, il divario tra settore amministrativo e sanitario si amplia ancor di più e naturalmente il bonus non è mai, chissà perché, a favore di quest’ultimi.

Per gli incarichi di funzione i requisiti richiesti sono agevolati per gli amministrativi, bastano 5 anni di anzianità di servizio nella fascia D, mentre per i professionisti sanitari occorre: la laurea di base, 5 anni di esperienza professionale maturata nello stesso profilo in fascia D, nonché il titolo di abilitazione (vedi il master in coordinamento, nella “vecchia” dicitura: abilitazione alle funzioni di coordinamento” ), l’iscrizione al relativo albo professionale.

L'accesso alla fascia D e Ds per il personale tecnico amministrativo, è generalmente  con procedura concorsuale interna (progressione verticale), anche senza il requisito della laurea di base; è sufficiente il possesso del diploma d’istruzione secondaria di 2° grado, unitamente a 5 anni di servizio nella categoria sottostante.

Una evidente disparità di criteri e requisiti professionali per due categorie di operatori con competenze settoriali specifiche, richiede per il suo corretto governo, una gestione di valutazione e merito, completamente separata.

I professionisti sanitari laureati hanno tutti i requisiti di base per essere inseriti direttamente in una fascia superiore alla D, perché è evidente che gli stessi non sono richiesti per la categoria amministrativae tecnica.

Collocare in Ds le professioni sanitarie laureate, sarebbe stata una giusta e reale presa d'atto, del reale "peso" nel SSN, della nostra categoria; ma di questo neanche a parlarne con questo governo e sindacati generalisti che premono sempre per l'appiattimento globale verso il basso.  

Altra alternativa posta al tavolo di trattativa e soprattutto al governo, dal sindacato NurSind, l'uscita dal comparto delle categorie professionali laureate.
Una istanza formalizzata più volte agli enti istituzionali preposti, senza avere risposte.

Interessi trasversali, dove sono coinvolti anche i sindacati generalisti, che hanno timore di "perdere" potere (e iscritti...), tengono la categoria dei professionisti sanitari laureati nell'insieme eterogeneo di tecnici-amministrativi e altre figure non sanitarie.
Solo parlando di simili condizioni di lavoro e responsabilità, è possibile stilare giuste regole, diritti, doveri e retribuzione in un contratto di lavoro.
Mantenere i professionisti sanitari nella stessa categoria D e Ds con altre figure tecniche e amministrative, continua a generare una ingiusta classificazione dei meriti, con pesi e misure diversi.

Un paese, l’Italia, dove da sempre la formazione accreditata universitaria e la professionalità specifica non è valorizzata. Questa una delle cause del malessere generalizzato che manifestano infermieri e altri professionisti sanitari laureati.

Osservando e soppesando i bandi di concorsi per le varie categorie e profili i professionisti sanitari riflettono:”….ma chi me l’ha fatto fare, d’intraprendere questa strada?”

Allegato art. 17 della “nuova” ipotesi di contratto per il comparto sanitario

 

Ph credit: santalessandro.org