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Il Nursind compie vent’anni e festeggia con un boom di adesioni. Premiata competenza ed autorevolezza

I segretari Bottega e Gregori: “nell’anno in cui abbiamo deciso di non sottoscrivere

il Contratto collettivo i lavoratori ci hanno premiato riconoscendoci competenza ed autorevolezza”

 

Situazione nazionale

Il 2018 è stato l’anno del ventesimo di fondazione del Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, ma anche un anno decisamente positivo sul fronte delle adesioni.

È stato anche l’anno del Congresso nazionale, con la conferma del vicentino Andrea Bottega alla segreteria nazionale per il prossimo triennio.

“Il 2018 ha una connotazione del tutto particolarecommenta il segretario nazionale Nursind, Andrea Bottega – in quanto abbiamo deciso di non sottoscrivere il Contratto collettivo, poiché lesivo della nostra dignità di infermieri, da punto di vista economico e normativo”.

I numeri sono decisamente importanti: il Nursind, infatti, è a quota 37500 iscritti al 31 dicembre 2018 e segna un aumento rispetto al 2017 di ben cinquemila adesioni.

“Nell’ultimo triennio, inoltre, la rappresentanza del Nursind nel pubblico impiego – conclude Bottega – è aumentata di ben tre punti percentuali, passando dal 6 al 9%.

 

Situazione in provincia di Vicenza

Sindacato in forte crescita in provincia di Vicenza, dove si colloca al primo posto nell’ambito della Sanità, con un’autorevolezza acquisita negli anni e confermata dai numeri. Il 2018, infatti, segna un aumento di adesioni di oltre 300 unità, con l’obiettivo di raggiungere quota 2000 associati nel 2019.

Tra i risultati che passeranno alla storia, le elezioni Rsu. Nel Vicentino 1789 lavoratori hanno manifestato la propria scelta. Un voto deciso e compatto, che va a sostenere il sindacato maggiormente rappresentativo delle professioni infermieristiche, sempre attento e partecipe della vita lavorativa e dell’evoluzione della Sanità nel territorio.

“Siamo orgogliosi del lavoro fattocommenta il segretario provinciale del Nursind di Vicenza, Andrea Gregori e la base associativa, con il crescente consenso, ci conferma che stiamo lavorando correttamente e stiamo portando avanti le battaglie di tutela auspicate dai lavoratori e che non hanno trovato accoglimento, evidentemente, altrove”.

Per quanto riguarda le due Aziende Ulss della provincia, il giudizio è sostanzialmente positivo per l’Ulss 8 Berica, mentre non si può dire altrettanto per l’Ulss 7 Pedemontana. “Il primo elemento che dimostra la situazione per nulla buona è dato dagli avvicendamenti dei vertici aziendali – aggiunge Gregori – oltre al lavoro portato avanti con le aggregazioni funzionali. Si tratta di un’Azienda, quella Bassanese, che non ha saputo cogliere l’opportunità offerta dalla Politica regionale, non riuscendo, quindi, a posizionarsi in un’area strategica del territorio. Tutto ciò per effetto di una modalità di lavoro medico-centrica, che ha vanificato ogni sforzo positivo.

Tra le situazioni più preoccupanti sottolinea Gregori – l’organizzazione dell’area chirurgica di Bassano del Grappa, per la quale il Nursind ha già presentato lo stato di agitazione. La riorganizzazione di quest’area, infatti, è avvenuta in maniera a dir poco dispotica da parte della Dirigenza aziendale, ponendo sempre in secondo piano le più elementari regole di relazione e governo del personale. Una riorganizzazione subita, dunque, in un ambito di carenza di lavoratori e con i dipendenti che hanno accumulato nel tempo in media 70 giorni di ferie, centinaia di ore di straordinari non pagati ed una carenza organizzativa relativamente alla week surgery, che nel 50 per cento dei casi non ha dato i frutti attesi. Da luglio 2018 abbiamo più volte segnalato il problema e la carenza di personale infermieristico, ma non è mai stato preso in considerazione. Per questa ragione chiediamo il tentativo di conciliazione in Prefettura”.

Per quanto concerne l’Ulss 8 Berica, invece, il Nursind auspica che la carenza di personale infermieristico possa essere colmata attraverso procedure che possono anticipare le graduatorie dei concorsi. “Pensiamo ai neolaureati – conclude Gregori – che possono essere chiamati in servizio attraverso forme contrattuali alternative. Così facendo si risolverebbero molti problemi di carenza e si darebbe una boccata d’ossigeno ai dipendenti in forza, che potrebbero anche usufruire delle prossime ferie estive in maniera serena”.