Iscriviti alla newsletter

“L ’estensione delle indennità di Intensiva data agli Oss piuttosto che agli Infermieri” Andrea Bottega spiega perché

La Redazionedi
La Redazione
Pubblicato il: 12/02/2019 vai ai commenti

Comunicati StampaContratto Nazionale

È difficile trovare professionisti motivati a lavorare in Ps.  

Le motivazioni? Sono presto dette:

  • i ridotti posti a disposizione delle scuole di specializzazione ormai da anni. Trovare un medico da assumere nel servizio di emergenza-urgenza è diventato quasi impossibile
  • La continua violenza ad opera di pazienti e familiari a danno degli operatori sanitari che lavorano nei pronto soccorso e nelle ambulanze
  • Il mancato riconoscimento economico per chi lavora nelle aree di emergenza equiparato a chi lavora nelle terapie intensive.

 

Lo ha ribadito, sulle pagine di Quotidiano Sanità, il prof Domenico Della Porta,che ha sottolineato come, alla luce delle scale di probabilità e gravità dei rischi utilizzate sui luoghi di lavoro per la Valutazione dei rischi previste  dalla normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro (D.Lgs:81/08),  sarebbe giusto riconoscere l’indennità di rischio e di lavoro disagiato anche al personale medico ed infermieristico dei servizi di emergenza ed urgenza parimenti ai loro colleghi delle unità già individuate dal vigente CCNL, (terapie intensive e sub intensive).

 

Non si può sottovalutare i rischi a cui sono sottoposti gli operatori che lavorano nei servizi di emergenza: affollamento, pressioni per ottenere prestazioni al più presto, carenza di personale, violenze ed aggressioni, oltre ai disagi di natura ergonomica, si ritiene che il loro stato di salute sia compromesso in pari misura dei loro colleghi cui già è riconosciuta la indennità di rischio.

 

Sono infatti presenti, sempre nelle unità di urgenza ed emergenza:

problemi fisiologici (intensità di lavoro, livelli di carico, fatica fisica)

problemi anatomici (spazio dell’operatore in lavoro)

problemi psicologici (processi psichici in rapporto al lavoro, fatica mentale)

problemi biologici nella organizzazione del lavoro (squadre, orari, turni, ritmi)

condizioni microclimatiche nel posto di lavoro (temperatura, ventilazione, rumore, illuminazione, inquinanti).

 

Non va, poi, trascurato l’aumento dell’età degli operatori con il blocco del turn-over: l’età media che consente una eccellente partecipazione alle attività lavorative impegnative che richiedono una elevata attenzione viene indicata in psicotecnica a 47 anni.

Siamo di fronte alle medesime performance, stesse caratteristiche, esigenze organizzative sovrapponibili tra servizi di emergenza e terapie intensive, e questo deve indurre al riconoscimento delle previste indennità.

Sulla medesima questione si è espresso Andrea Bottega, Segretario Nazionale NurSind, che ha ribadito come in sede dell’ultimo rinnovo contrattuale il Sindacato si sia battuto e si batte per l’estensione a tutto il DEA o DEU (Dipartimento Emergenza Accettazione o Dipartimento Emergenza Urgenza) dell’indennità di cui all’art. 86 comma 6 del nuovo CCNL. Le proposte NurSind formalizzate in sede di trattativa sono state le seguenti:

 

• L’indennità di terapia intensiva di cui all’art. 44, comma 6 lettera a) del CCNL 1995 va estesa al personale del Pronto Soccorso e del Servizio Emergenza – Urgenza.

•Si chiede la modifica dell’art. 44 comma 6 lettera b) del CCNL 1995 come segue:

nelle terapie sub-intensive individuate in sede Aziendale e nei servizi di nefrologia e dialisi.

• Inserire il seguente comma:

  1. Al personale di sala operatoria (strumentista e di supporto all’anestesista) esposto ai gas anestetici compete un periodo di riposo biologico di 8 giorni consecutivi di calendario da fruirsi entro l’anno solare di riferimento in un’unica soluzione.

Ma sappiamo come è andata, in sede di contrattazione nazionale da parte dei sindacati firmatari e da parte datoriale sono state opposte. Anziché estendere agli infermieri del DEA l’indennità (Nursind aveva chiesto anche l’estensione dell’indennità di disagio a chi lavora in psichiatria per la frequenza di fenomeni di aggressione) si è preferito estenderla agli OSS. A nostro parere questa scelta rappresenta uno specchietto per le allodole piuttosto che la volontà di remunerare il giusto disagio.
 
Infatti:
1. gli OSS sono presenti nell’organizzazione in metà Italia, quindi la spesa è ridotta, costa meno darla agli OSS che agli infermieri;
2. le indennità indicate erano riservate al personale infermieristico proprio perché l’intensività dell’assistenza infermieristica è maggiore e più complessa, e dove c’è maggiore intensività infermieristica minore è l’impiego delle figure di supporto;
3. le attività-mansioni degli OSS in terapia intensiva non sono di assistenza diretta al malato, proprio per questo, anzi spesso, vi lavora personale di supporto con esoneri;
4. se si voleva premiare gli OSS si doveva riconoscere il loro lavoro nelle geriatrie, medicine, ortopedie, chirurgie, nei reparti base dove fanno il lavoro più pesante di igiene al paziente allettato, di alzare ed imboccare i malati e non il semplice trasporto di provette, sangue o chiusura dei rifiuti ospedalieri e il riordino della biancheria.

 

Purtroppo tali scelte contrattuali dimostrano che chi firma il contratto del comparto sanità, di sanità ne capisce ben poco. Del resto chi di loro ha lavorato o lavora ancora in sanità? La delegazione nazionale di Nursind era composta da infermieri che quotidianamente lavorano nei reparti e nei servizi degli ospedali italiani. Quali sono le esigenze dei lavoratori lo sappiamo per esperienza diretta.