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Infermieri. Accessi venosi difficili. La tecnica ecoguidata abbatte i tempi di reperimento, i costi ed i rischi.

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 12/07/2019 vai ai commenti

Studi e analisi

La tecnica ecoguidata diminuisce il numero di tentativi infruttuosi nel reperimento di accesso venoso periferico in pazienti con insufficiente patrimonio vascolare.

E’ quanto emerso dallo studio condotto da Veranda Dario, infermiere, in occasione della Tesi di Laurea in Infermieristica L’ecografia negli accessi vascolari periferici: un nuovo strumento nella pratica infermieristica in urgenza ed emergenza.

L’infermiere durante la partica clinica, soprattutto in situazioni di emergenza e di urgenza, si trova di fronte la necessità di reperire un accesso vascolare in tempi rapidi.

L’utilizzo dell’ecografo può facilitare il posizionamento di un CVP (catetere venoso periferico) in un paziente con insufficiente patrimonio vascolare ed in condizioni in cui si è verificata una difficoltà di reperimento in situazioni di emergenza-urgenza.

La manovra di incannulamento può essere difficile anche se eseguita da infermieri esperti e causare alti tassi di insuccesso nei pazienti che presentano uno scarso di patrimonio vascolare per ragioni patologiche e/o iatrogene.

 

L’accesso venoso difficile, Difficult Venous Access (DVA) è definito come:

una condizione clinica in cui sono previsti o necessari molteplici tentativi e/o interventi speciali per raggiungere o mantenere l’accesso venoso periferico, aumentando il discomfort e l’ansia del paziente ad ogni passaggio dell’ago, ritardando l’inizio del trattamento ed aumentando il rischio di complicanze.

Spesso infatti la scelta ricade sul posizionamento di un CVC o del PICC, con maggiori costi e rischi di complicanze.

 

La tecnica ecoguidata

L’impiego di ultrasuoni, dei quali fa uso la tecnica ecografica, rende possibile identificare vasi periferici altrimenti non apprezzabili alla palpazione, fornisce informazioni su dimensioni, posizione e profondità, la relativa distanza da arterie e terminazioni nervose.

Sono diversi gli studi che dimostrano come l’approccio ecoguidato diminuisca il tempo necessario a reperire un accesso venoso periferico, diminuisca il numero di tentativi ed aumenti la soddisfazione del paziente.

 

Anche con l’approccio ecoguidato è sempre rilevante la scelta del vaso e dell’ago-cannula.

 

Vaso periferico:

  • L’accesso vascolare di prima scelta è la vena basilica, essendo rettilinea, superficiale e con presenza minima di valvole
  • L’accesso vascolare di seconda scelta sono le vene brachiali, essendo di calibro minore ed adiacenti all’arteria e al nervo brachiale
  • L’accesso vascolare di terza scelta è la vena cefalica, piccola, tortuosa e ricco di valvole.

 

L’ago- cannula

E’ importante utilizzare un ago-cannula di calibro appropriato, preferibilmente 18 o 20G e di lunghezza adeguata; maggiore di 4,5 cm con la tecnica modificata di sedlinger, per raggiungere i vasi più profondi.

 

Lo studio

Lo studio è stato condotto nella UOC di PS dell’Ospedale Santa Maria di Ca’Foncello Azienda ULSS 9 Treviso; la scelta è ricaduta su questa azienda per la presenza del 9% di personale infermieristico formato nella tecnica ecografica.

La ricerca ha indagato sulla frequenza di reperimento di un accesso vascolare tramite ecografia e sui benefici di questa.

Il campione era formato da 80 pazienti.

La raccolta dati è stata fatta attraverso una scheda osservazionale.

 

Dai dati emerge che:

i pazienti con accessi venosi difficili vengono sottoposti a numerosi tentativi prima che presa in considerazione la consulenza di un infermiere esperto: solo nel 15% dei casi l’infermiere ha richiesto subito il supporto di un infermiere esperto.

In quel 15% dei casi, il tempo impiegato per reperire l’accesso venoso risulta nell’85% dei casi di 10 minuti e di 5 minuti nel 36,25%.

Ciò dimostra che la tecnica ecoguidata non aumenta i tempi di reperimento ma li abbatte, diminuendo lo stress e l’ansia del paziente che riceve un accesso venoso funzionante al primo tentativo.

Il 90% non ha riportato complicanze durante la manovra ecoguidata, che risulta efficace ed efficiente.

 

Conclusioni

La tecnica ecoguidata ha permesso di reperire un accesso venoso in meno di 15 minuti, efficace ed efficiente al primo tentativo, evitando il posizionamento di un CVC.

L’utilizzo dell’ecografo ha permesso di inserire un CVP uguale o superiore a 20G fondamentale in un contesto di emergenza-urgenza.

Gli esiti dello studio confermano quanto affermato dalla Letteratura Internazionale, ovvero come la tecnica ecoguidata sia decisamente utile in urgenza- emergenza.

Sarebbe dunque auspicabile aumentare il numero degli infermieri esperti in tecnica ecoguidata.

 

da:

L’ecografia negli accessi vascolari periferici: un nuovo strumento nella pratica infermieristica in urgenza ed emergenza

Veranda Dario