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Infermieri aggrediti rinunciano all'infortunio causa carenza di organico? AO Sassari: una nave che affonda

E' una situazione ormai fuori controllo quella che si sta sviluppando da mesi nell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari.

Era gravissima prima dell'estate, è completamente andata fuori controllo durante le ferie estive tuttora in corso e non si può dire che stia in qualche modo migliorando in vista dell'autunno.

 

I problemi sono sempre gli stessi, sono strutturali, organizzativi e legati ad una carenza di personale cui qualsiasi delibera di assunzione sembra sortire più che altro un effetto placebo.

Infatti, il ritmo con cui le chiamate per assunzioni (a tempo determinato ovviamente) si susseguono è vorticoso perché nel tempo, le occasioni di lavoro in tutta la Sardegna si sono moltiplicate ed è chiaro come tanti abbiano preferito scegliere i contratti più lunghi. A Sassari questo è stato capito molto, troppo tardi, così che solo recentemente si è cominciato ad offrire contratti di un anno. 

L'apertura del Mater Olbia ha poi costituito un nuovo imprevisto che ha determinato lo svuotato delle corsie degli infermieri che giustamente, hanno preferito andare ad occupare un posto a tempo indeterminato sicuro, nella struttura privata convenzionata.

Ecco allora che con il piano ferie estive si sono palesate le più squallide e note prassi che hanno visto il personale infermieristico precario soccombere ad una turnistica fuori da qualsiasi logica e rispetto delle norme, per conservare il diritto degli “anziani” a godersi il dovuto riposo.

Come se già non bastasse, si aggiunga la carenza di almeno 130 oss e il quadro dovrebbe cominciare ad inquietare chiunque dotato di buon senso e nemmeno addetto ai lavori.

Ma come è tristemente noto, durante il caldo afoso estivo si moltiplicano gli accessi ospedalieri impropri per tutta quella fetta di popolazione debole che non avendo sul territorio alcun tipo di risposta, intasa costantemente il pronto soccorso costringendo a ricoveri per quadri clinici che il più delle volte, potrebbero trovare soluzioni con la medicina di prossimità e l'assistenza domiciliare del mai istituito Infermiere di Famiglia e Comunità ad esempio.

E siccome i mali non arrivano ma da soli ma sono sempre ben accompagnati, il quadro deve essere completato dalle lamentele che sfociano in aggressioni verbali e fisiche di pazienti e parenti che vedendo insoddisfatta la legittima domanda di assistenza sanitaria degna di un paese civile, non trovano di meglio da fare che prendere a pugni e insultare il personale, social compresi, dove i leoni da tastiera si scatenano per iscritto lasciando almeno la speranza che gli ordini professionali agiscano di conseguenza.

Eppure, nelle corsie, chi ha ancora il coraggio di presentarsi stoicamente al lavoro, corre da una parte all'altra tentando di fare quanto possibile in un quadro chiaro di catastrofe, ove per catastrofe si intende “una sproporzione ed un’inadeguatezza tra i mezzi di soccorso immediatamente disponibili e le reali necessità generate dalle conseguenze dell’avvenimento”.

Sostituendo a “mezzi di soccorso” la parola infermieri e a “avvenimento” la parola ricovero, questo è quello che ogni giorno, in gran parte delle corsie dell'Ospedale di Sassari accade: la gestione continuata e ingovernabile di una catastrofe.

Immaginate cosa può accadere se poi al pronto soccorso due infermieri dei pochi già disponibili vengono messi ko da un paziente come accaduto qualche giorno fa: chi e come può garantire la presenza di qualcuno?

Se fossero confermate le voci di “RadioCorsia” secondo cui sia stato chiesto alle vittime di rinunciare all'infortunio, questo ancora non basterebbe a comprendere la reale dimensione e gravità del problema. 

Reparti e pronto soccorso senza personale quali garanzie assistenziali possono offrire in quello che è definito hub di secondo livello?

Un hub che raccoglie la domanda di un territorio vastissimo verso il quale non è possibile indirizzare le dimissioni, posta la mancanza di qualsiasi struttura o servizio. Un hub esistente nella carta ma che nella realtà è solo un grosso ospedale qualsiasi che si occupa di tutto e tutti indistintamente.

Una situazione senza speranza ove non si ponga rimedio ad una riorganizzazione della rete ospedaliera e dell'assistenza territoriale.

Ecco perché qualsiasi opzione anche drastica come la chiusura di servizi non può essere presa in considerazione; su questo la direzione e di conseguenza la politica, è stata sfidata ma ha preferito continuare a spremere personale ormai allo stremo e sperare nella buona sorte.

L'ospedale di Sassari ha ormai una classificazione fuori da quelle note in letteratura. Senza la sua totale riorganizzazione, senza un pesante investimento sul personale, chiunque vi entri deve sapere che la situazione è al collasso, che l'assistenza non è garantita e che la bontà delle cure ricevute è frutto della sola forza di disperazione del personale che ancora trova un motivo per resistere e difendere il suo lavoro e il diritto alle cure della gente. Fino a quando ancora?

E quand'anche le due azioni trovassero immediata applicazione, tutto sarebbe comunque vano di fronte all'impossibilità di poter dimettere i pazienti verso strutture di primo livello ed intermedie di fatto inesistenti, verso servizi domiciliari degni di questo nome.

Di questo la nuova giunta regionale, tra una comparsata a Pontida a sventolare impropriamente e indegnamente la bandiera sarda e qualche scopiazzata maldestra, cerca di ragionare abbozzando una riforma del SSR che al momento ha solo preannunciato la moltiplicazione di poltrone, senza una visione chiara a medio, lungo e lunghissimo termine: tempistiche che evidentemente non vanno in parallelo con quelle elettorali.

Dimostrazione del fatto che o si hanno programmi pronti prima del voto oppure si fa la figura dei parolai capaci solo di lanciare slogan ingannevoli cui, purtroppo per tutti, molti abboccano.

Che ci sia qualche piano sotto?

Se si vuole chiudere reparti e specialità in favore di altre zone ed interessi che lo si dica e lo si faccia con chiarezza.

Nel frattempo, ciliegina sulla torta, la direzione medica di presidio, racconta di pesanti sanzioni comminatele per la difformità del materiale raccolto con la differenziata che non sarebbe a volte conforme a quanto disposto dai regolamenti comunali. Ragione per cui, anziché accogliere la proposta degli Rls di attivare un corso di formazione breve, gratuito e universale sul corretto conferimento dei rifiuti, ha pensato bene di mettere nero su bianco minacce di pesanti sanzioni al personale stesso e imporre alle ditte di non raccogliere i sacchi difformi, costringendo gli ausiliari a rimestare nelle buste e ai coordinatori di vigilare perché qualcuno non butti la carta nella plastica e viceversa, sia questi primario o visitatore.

Le richieste di incontro si susseguono così come le segnalazioni ma ancora tutto tace come se questa estate sia stata spensierata e possa affondare in un dolce autunno.

Affondare esatto, come affondò il Titanic sulle note di allegre melodie per non scatenare il panico.

 

Andrea Tirotto