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Infermieri vittime di cyber stalking. Metà delle volte lo stalker è un paziente

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 28/09/2019 vai ai commenti

Studi e analisi

I soggetti particolarmente a rischio di subire cyber stalking risultano essere coloro che svolgono professioni di aiuto. Infatti, reperire gli indirizzi e-mail della vittima e consultare on line albi telematici, consente di acquisire più velocemente i dati necessari per consumare il reato.

Il cyber stalking può essere definito come il ripetuto esercizio di controllo di un soggetto nell’utilizzo di dispositivi elettronici o di internet.

Negli ultimi anni, si assiste ad un crescente interesse da parte della comunità scientifica sulla tematica, più generale, dello stalking in ambito sanitario, sia nel contesto nazionale che internazionale. In particolare, alcuni studi condotti in ambito infermieristico, hanno dimostrato che i professionisti infermieri erano vittime, di atti persecutori on line (Ashmore et al., 2006; Somyak, 2003; McKenna et al., 2003; Hughes et. al., 2007; Galeazzi et al., 2005), con conseguenti disturbi psico-somatici legati all’evento avverso (Sheridan & Grant, 2007).

Lo studio

Obiettivo dello studio qui preso in esame è quello di determinare la prevalenza del fenomeno del cyber stalking in una popolazione di infermieri italiani e analizzare l’associazione tra il fenomeno cyber stalking ed i livelli di ansia e depressione che possono manifestarsi nelle vittime.

 

Il campione

E’ stato condotto uno studio multicentrico trasversale in un campione di infermieri italiani (n=997) utilizzando il questionario “Cyberstalking” per analizzare il fenomeno del cyberstalking. Ai partecipanti, che si sono autodefinite vittime di cyberstalking, è stato chiesto anche di compilare gli strumenti “Beck Depression Inventory” e “State-Trait Anxiety Inventory” per valutare, rispettivamente, i livelli di depressione ed ansia.

 

Risultati

I risultati dello studio hanno evidenziato che il 23.3% dei partecipanti è vittima di cyber stalking; il genere maggiormente colpito dal fenomeno è quello femminile (73.9%) rispetto a quello maschile (26.1%), confermando quanto riportato da altri studi presenti in letteratura.

Il 42.7% ha dovuto cambiare il proprio stile di vita e lavorativo. Il cyberstalker era prevalentemente di sesso maschile (52%) e, nel 49% dei casi, era un paziente.

Le vittime hanno riferito moderati livelli di ansia e depressione; i risultati hanno mostrato un aumento dei livelli di depressione negli infermieri esperti nell’utilizzo del computer, gestori di siti web o blog, e una correlazione negativa tra il livello di ansia e gli infermieri esperti.

A fronte delle importanti conseguenze fisiche, psicologiche e sociali, che questi comportamenti producono sulle vittime, è interessante notare che la maggioranza del campione infermieristico ha dichiarato di non aver denunciato l’evento avverso di cui era stato vittima perché sostanzialmente non era a conoscenza di strutture/centri specifici ai quali rivolgersi.

Un altro dato sul quale riflettere riguarda il fatto che, tra le tipologie di cyber stalker , il paziente occupa una posizione di rilievo. Pertanto, è importante garantire ai professionisti infermieri un sostegno morale e psicologico da parte di organi competenti ma ancor più sensibilizzare i professionisti all’interno delle

proprie unità operative, favorendo la conoscenza del fenomeno e gli strumenti adeguati per affrontarlo ai diversi livelli dell’organizzazione.

 

Da:

Cyberstalking tra gli infermieri italiani: studio multicentrico Cyberstalking among Italian nurses: a large multicentric study Dania Comparcini1* Valentina Simonetti2*        Roberto Lupo3 Francesco Galli4 Paul Bocij5 Giancarlo Cicolini