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Infermieri. Il bagno del paziente con clorexidina. E’ utile alla prevenzione delle infezioni ospedaliere?

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 02/12/2019 vai ai commenti

Studi e analisi

Le infezioni ospedaliere, sono oggi una delle complicanze più gravi, legate all’assistenza sanitaria; queste non presenti al momento dell’ingresso in ospedale, insorgono durante il ricovero del paziente o alle sue dimissioni.

Tra le modalità di trasmissione conosciute ricordiamo:

  • Il contatto diretto da persona infetta a persona sana, di solito tramite le mani.
  • Il contatto tramite goccioline emesse nell’atto di tossire o di starnutire, da una persona infetta ad una suscettibile.
  • Trasmissione a più persone contemporaneamente, attraverso un veicolo contaminato.
  • Via aerea, attraverso microrganismi che sopravvivono nell’aria e vengono trasmessi a distanza.

Le infezioni associate all’assistenza sanitaria solitamente sono classificate in: infezioni del sito chirurgico, delle vie respiratorie, batteriemie, polmoniti, infezioni delle vie urinarie e infezioni associate al catetere venoso centrale (CVC). Gli organismi patogeni più diffusi che sviluppano le ICA sono: l’Acinetobacter baumannii, Pseudomonas aeruginosa, Klebisella, E.Coli, Citrobacter, Staphylococcus aureus, l’Enterococco, Candida.

Uno degli approcci per diminuire i tassi di incidenza delle infezioni e dei microrganismi patogeni è il bagno giornaliero dei pazienti con clorexidina, per diminuire la carica infettante presenti sul corpo del paziente.

La clorexidina

La Clorexidina è un’agente antisettico ad ampio spettro molto comune, usato sulla pelle e la per disinfezione di mucose.

La differente denominazione delle varie clorexidine (Clorexidina gluconato, di-gluconato, acetato, di-acetato, cloridrato ecc.), è data dalla sua diversa salificazione, che rende la clorexidina maggiormente solubile sia in solventi polari (es. acqua) che apolari (es. etanolo).

La clorexidina gluconato risulta essere la più efficace, usata nei prodotti delle aziende sanitarie in Italia.

La modalità di azione dipende dalla concentrazione di questa: una bassa concentrazione influisce cambiando l’osmolarità delle cellule dei batteri, mentre un’alta osmolarità causa la morte delle cellule tramite citolisi.

 

 

Il bagno del paziente con clorexidina, come.

Il bagno giornaliero prevede, nella maggioranza dei casi l’utilizzo di salviette impregnate di clorexidina al 2% preconfezionate, che vanno passate per ogni regione del corpo stabilita.

Non è necessario risciacquare la cute dei pazienti altrimenti si interferisce con l’azione chimica della clorexidina.

Un altro metodo è quello di utilizzare delle bottiglie contenenti 4% di clorexidina gluconato da versare nelle bacinelle e diluire con acqua, si crea così una soluzione allo 0,9% per fare il bagno giornaliero. Anche in questo caso è sconsigliato il risciacquo poiché diminuirebbe la concentrazione di clorexidina residua sulla pelle necessaria per tenere bassi i livelli di colonizzazione batterica nelle 24 ore.

 

Diversi studi hanno dimostrato che l’uso della clorexidina nel bagno giornaliero ha dimostrato una diminuzione del tasso di incidenza.

Gli organismi patogeni su cui viene provata l’efficacia del bagno con CHG sono principalmente quelli multi-farmaco resistenti ed in particolare lo Staphylococcus aureus meticillino-resistente (MRSA), l’Enterococco vancomicino-resistente e l’Acinetobacter baumannii(ACBA).

Le evidenze mostrano un’efficacia significativa nella diminuzione dei tassi di incidenza di questi microrganismi durante il periodo in cui i pazienti hanno ricevuto il bagno con clorexidina.

Il bagno dei pazienti con clorexidina risulta efficace nella diminuzione della presenza sulla cute dei microrganismi patogeni.

 

Bibliografia:

Effectiveness of chlorhexidine bathing to reduce catheter-associated bloodstream infections in medical intensive care unit patients

VP Iodine vs Chlorhexidine in Alcohol for Disinfection of the Surgical Site

The effect of daily bathing with chlorhexidine on the acquisition of methicillin-resistant Staphylococcus aureus, vancomycin-resistant Enterococcus, and healthcare-associated bloodstream infections: results of a quasi-experimental multicenter trial.