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Roma. Ambulanze bloccate nei pronto soccorso per carenza di barelle, il NurSind: "picchi di 50 ambulanze ferme"

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La Redazione
Pubblicato il: 23/01/2020 vai ai commenti

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Nei giorni scorsi numerose ambulanze sono rimaste bloccate anche per intere giornate all'interno degli ospedali per la carenza di barelle, perché vengono trasformate in posti letto per i pazienti.

La denuncia del NurSind di Roma: "Bloccati nei pronto soccorso anche per due giorni di seguito". E il caos negli ospedali romani fa aumentare notevolmente i tempi di soccorso su tutto il territorio.

"Quello del blocco delle barelle è un fenomeno in costante e preoccupante aumento, gli operatori sono costretti a restare bloccati per ore in attesa che gli vengano restituite – spiega Alessandro Saulini, segretario aziendale del Nursind Ares 118 – questo determina una carenza di mezzi sul territorio, l’aumento dei tempi di percorrenza e, di conseguenza, un ritardo nel raggiungimento del target".

"Nei giorni scorsi – conferma – ci sono stati picchi di 50 ambulanze bloccate". Praticamente un mezzo su due è rimasto inchiodato nei pronto soccorso.

"La Regione non interviene e quando lo fa si muove in ritardo", attacca Stefano Barone, segretario territoriale del NurSind. "A dicembre c’è stato un ampliamento dei posti letto, tra l’altro con reclutamento di personale con contratti atipici e attraverso agenzie interinali, per far fronte all’aumento dei ricoveri dovuti ai casi di influenza", ci spiega il sindacalista. "Ma la toppa non riesce a coprire il buco – denuncia – considerando i tagli degli ultimi anni voluti dalla giunta Zingaretti".

"Il punto è che gli ospedali sono invasi perché non ci sono presidi sanitari intermedi sul territorio - osserva Barone - all’interno dei nosocomi, per contro, non ci sono posti letto e si viaggia con i minimi assistenziali, ovvero con il personale che in condizioni normali sarebbe presente in caso di sciopero". "Basta un’assenza per malattia – sottolinea – per creare scompiglio e disagio all’interno dell’unità operativa".

A farne le spese sono i cittadini, ma anche il personale sanitario che sempre più spesso è preso di mira dall’utenza. "Le aggressioni, verbali e fisiche, sono in aumento, i dati dell’Inail sono a ribasso perché molti colleghi non denunciano", spiega il sindacalista, che invoca la presenza di posti di polizia all’interno di tutti i nosocomi. "Non sarebbe una militarizzazione degli ospedali – chiarisce - ma un importante elemento di deterrenza".

Fonte: ilgiornale.it