Iscriviti alla newsletter

Assolto il vigile “in mutande”. E’ tempo tuta l’aver timbrato in abiti “civili”.

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 21/01/2020 vai ai commenti

AttualitàLiguriaNurSind dal territorio

Un’immagine che non scorderemo è quella del vigile che in t-shirt e mutande timbrava il cartellino marcatempo, per poi recarsi al suo alloggio ed indossare la divisa; e sicuramente una sentenza che passerà alla storia è quella che potrebbe annullarne il licenziamento, ovvero considerare l’aver timbrato in abiti civili (se così si possono definire gli slip) come “tempo Tuta”, e quindi il fatto non sussiste.

Sì quel tempo tuta per cui per anni  gli infermieri hanno lottato e che per primo il NurSind ha portato nelle aule dei tribunali, adesso è giurisprudenza .

Il tempo tuta
Principio di Diritto: "In materia di orario di lavoro nell’ambito dell’attività infermieristica, il tempo di vestizione-svestizione dà diritto alla retribuzione al di là del rapporto sinallagmatico, trattandosi di obbligo imposto dalle superiori esigenze di sicurezza ed igiene, riguardanti sia la gestione del servizio pubblico sia la stessa incolumità del personale addetto" (Cass. n.12935 del 2018; Cass.27799 del 2017).

La storia
Il vigile urbano in questione era il responsabile dei controlli al mercato ortofrutticolo ed era finito agli arresti domiciliari.
Le immagini della Guardia di Finanza lo mostravano mentre strisciava il badge in mutande o faceva compiere l’operazione di timbratura alla figlia.
Il nostro appartamento è proprio dentro il mercato, abbiamo la spiegazione per tutti gli episodi contestati" aveva spiegato la moglie del vigile all’epoca dell’esplosione del caso.
Mi è capitato di smontare dal servizio, arrivare a casa e ricordarmi di non aver timbrato. Per evitare di rivestirmi sono andato a strisciare il badge in pigiama” aveva detto il vigile nel corso di un interrogatorio.
Dopo il licenziamento, l’uomo aveva presentato ricorso al giudice del lavoro e nel frattempo aveva aperto una bottega per la riparazione di elettrodomestici nel centro della città.

Ieri il tribunale di Imperia si è espresso su alcuni dei 42 dipendenti comunali rimasti coinvolti nell'indagine della Guardia di Finanza che portò al famoso blitz in municipio, il 22 ottobre 2015.  Sedici hanno chiesto ed ottenuto il patteggiamento con pene comprese tra gli 11 mesi ed un anno e mezzo.
Dieci sono state le assoluzioni e 16 i rinvii a giudizio.
Ora con l'assoluzione – ma la procura presenterà sicuramente ricorso – per lil vigile e gli altri potrebbero aprirsi le strade per una richiesta di reintegro.

 

Le dichiarazioni del Ministro  della PA Dadone

"La sentenza di primo grado sul caso del vigile di Sanremo, secondo cui "il fatto non sussiste", ci deve spingere a ragionare: non serve la caccia alle streghe contro il pubblico impiego, mentre fare di tutta l'erba un fascio e' rischioso e spesso controproducente. Chi abusa, chi viola le regole va punito senza remore, come gia' successo in numerosi casi negli ultimi anni. È necessario, tuttavia, che si faccia un ragionamento complessivo, serio, senza strumentalizzazioni come invece accaduto nel recente passato". Lo scrive su Facebook la ministra della pa, Fabiana DADONE, per la quale "e' evidente, che determinati comportamenti sono difficilmente accettabili e tollerabili. Ci sono condotte e aspetti, anche solo in termini di decenza, su cui bisogna intervenire, pur considerando la assoluta peculiarita' della vicenda sanremese. Il carattere domestico e privato del luogo di lavoro non puo' far dimenticare che, in ogni caso, ci si trova in un luogo di lavoro, appunto. Come tale esso va rispettato, esattamente nella misura in cui chiediamo e pretendiamo rispetto per il lavoratore".

 

da Dire e Fan Page