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Rinnovo CCNL comparto sanità: gli aumenti saranno “bruciati” dal taglio del cuneo fiscale. Ecco come

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 19/03/2024

Contratto Nazionale

Il settore sanitario si appresta a navigare le acque turbolente del rinnovo contrattuale, con un occhio attento alle recenti modifiche legislative che potrebbero influenzare significativamente il potere d'acquisto dei lavoratori.

Vediamo dall’analisi di Stefano Simonetti su Sanità 24, una delle questioni cruciali da affrontare.

Le Sfide Poste dalla Legge di Bilancio 2024

Al centro del dibattito vi è l'impatto di una normativa introdotta nella legge di Bilancio 2024, che promette di essere un doppio taglio per il personale più numeroso del settore.

La norma in questione, emersa come prosecuzione di politiche pregresse, mira a ridurre il cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, inclusi quelli del settore pubblico, con l'intenzione di sostenere i redditi più bassi. Tuttavia, questa misura, sebbene provvisoria e limitata al 2024, presenta delle criticità per il personale sanitario. Nonostante preveda un risparmio fino a 2.100 € per chi rientra in certe fasce di reddito, esclude chi supera la soglia dei 35.000 € annui, lasciando molti lavoratori, in particolare quelli in ruoli di responsabilità, a mani vuote.

Il meccanismo dell'esonero contributivo si rivela particolarmente complesso nel contesto sanitario, dove la varietà retributiva e le specificità contrattuali giocano un ruolo fondamentale. Ad esempio, un infermiere neoassunto potrebbe beneficiare della misura, ma solo entro margini retributivi ben definiti, altrimenti qualsiasi extra retributivo potrebbe annullare il beneficio. Questo lascia intendere che il provvedimento, pur volendo essere incentivante, potrebbe non sortire gli effetti desiderati per un vasto segmento di personale.

Queste dinamiche acquisiscono ulteriore rilevanza alla luce del prossimo rinnovo contrattuale, che dovrà considerare la decorrenza dal 2022 e gestire le conseguenze di queste misure fiscali, in peggio. L’applicazione del futuro contratto potrebbe paradossalmente portare, per il personale coinvolto, all’azzeramento dell’esonero contributivo per gli importi lordi mensili di 2.692 euro; non solo, ma si rischia anche un plausibile recupero dell’eccedenza già fruita. Imperativo che il nuovo accordo consideri attentamente queste variabili per non penalizzare ingiustamente alcune categorie di lavoratori.