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Ciriè, Infermiere aggredito: il NurSind attacca l’ASL TO4, Promesse e zero sicurezza

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 02/12/2025

NurSind dal territorioPiemonte

Il sindacato accusa l’ASL TO4 di ritardi e promesse non mantenute: senza vigilanza armata e tutele immediate, i pronto soccorso restano un “far west” quotidiano.

La scena è quella che un Pronto Soccorso non dovrebbe mai conoscere: un infermiere colpito alla testa con una bottiglia di gel disinfettante, occhiali distrutti e la paura che si diffonde tra utenti e minori presenti nella sala d’attesa. È accaduto a Ciriè, ancora una volta, nella notte tra domenica e lunedì. Un’altra aggressione, un altro operatore ferito, un’altra conferma che il sistema si sta sgretolando davanti agli occhi di tutti.

A rompere il silenzio, come ormai accade da mesi, è il NurSind. Il sindacato parla senza filtri, raccontando un episodio che per loro è tutt’altro che isolato. “Questo non è più un luogo di cura: è un far west quotidiano”, afferma il responsabile territoriale Giuseppe Summa, sottolineando come l’aggressore — già noto alle forze dell’ordine — si sia presentato in reparto senza alcuna motivazione sanitaria e abbia generato il caos fino all’intervento dei carabinieri.

La denuncia del NurSind colpisce nel segno: “Dove sono le guardie armate promesse? Dove sono quei provvedimenti che l’ASL TO4 garantiva ‘entro fine anno’? Oggi è il 1° dicembre e non si è visto nessuno”.
Un’affermazione che pesa come un macigno, perché la promessa dell’azienda risale a mesi fa e, nonostante l’aumento degli episodi, la vigilanza potenziata non è mai arrivata.

Il sindacato denuncia inoltre una gestione distante dalla realtà che si vive tutti i giorni nei reparti. “Mentre altrove si corre ai ripari per l’iperafflusso previsto, qui siamo ancora ostaggio dell’ennesima gara d’appalto. L’eterna attesa che mette a rischio la nostra vita”.
Un’accusa diretta che punta a mostrare come il personale non sia più solo stanco o demotivato, ma letteralmente esposto alla violenza.

Summa aggiunge un’altra riflessione, forse la più dura: “I Pronto Soccorso servono a rispondere ai bisogni di salute, non a contenere problemi sociali e comportamenti sociopatici. Chi non cerca cure ma sfogo non può essere gestito da operatori non protetti.”

Il NurSind chiama in causa anche l’assessore regionale alla sanità Federico Riboldi, chiedendo interventi immediati. “Non c’è più tempo da perdere”, ribadisce Summa, chiedendo che la TO4 venga equiparata alle aziende che già dispongono di vigilanza armata, protocolli operativi e sistemi di sicurezza realmente funzionanti.

Al centro della protesta ci sono anche le tutele previste dal nuovo contratto, già firmato ma non applicato. Patrocinio legale, supporto psicologico, copertura assicurativa, difesa su tutti i gradi di giudizio: strumenti esistono, ma il personale non li vede. “Vogliamo che vengano attuati subito, non quando ‘finirà la confusione’. Perché la confusione è ormai la normalità”, afferma il sindacato.

Sul territorio, intanto, le aggressioni continuano a proliferare. Da Ciriè a Chivasso, da Ivrea a Cuorgnè, si registra un’escalation che ormai non sorprende più nessuno. Gli episodi che finiscono sui giornali sono solo la punta dell’iceberg; molti altri restano intrappolati nei report interni o nelle segnalazioni sindacali. Ogni volta cambia la dinamica, ma non cambia la sostanza: il personale sanitario lavora in un ambiente che non è più sicuro.

Un clima aggravato dalle tensioni generate dalle vicende giudiziarie che hanno investito l’ASL TO4 negli ultimi mesi. “Non si può riversare l’ira dei cittadini su chi ogni giorno salva vite. Chi lavora nei reparti non è complice, ma vittima”, ribadisce Summa.

Alla fine, resta una verità che il NurSind mette nero su bianco: senza misure immediate, senza sicurezza reale e non solo annunciata, il prossimo episodio potrebbe essere molto più grave.
E quando accadrà, concludono, sarà inutile dire che nessuno lo aveva previsto.