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L' Emodialisi domiciliare, tra qualità di vita e nuova frontiera occupazionale.

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 15/12/2014 vai ai commenti

Nursing

di Marialuisa Asta

 

Riuscire a praticare una vita “normale”, senza essere costretti a estenuanti avanti e indietro da e per l’ospedale per essere attaccati alle macchine che permettono di vivere, in attesa di un trapianto di reni. È quello che la dialisi a domicilio permetterà di fare ai pazienti soggetti a insufficienza renale e curati in ospedale.

 

Oggi un piccolo, ma sempre crescente numero di Aziende Ospedaliere e cliniche private offre l'emodialisi domiciliare oltre ai trattamenti HD standard.

Tale trend in crescita lo si evidenzia soprattutto nelle aziende ospedaliere delle regioni del Nord Italia, prima fra tutte l'Emilia Romagna, mentre nelle regioni del sud, stenta a decollare, fatta eccezione per la città di Palermo, dove si comincia a delineare l'idea di un progetto in tal senso.

Da tempo ormai si sente parlare della domiciliazione del trattamento emodialitico come una inevitabile necessità, le ragioni di questo rinnovato entusiasmo sono diverse:

–        miglioramento della qualità di vita del paziente;

–        miglioramento dell'efficienza dialitica che previene e riduce i danni dell'uremia

Questa spinta non è tanto Italiana, quanto europea e mondiale in generale, l'Inghilterra ha recentemente intrapreso un programma per incentivare l'Hd domiciliare. In Italia purtroppo, come trend generale sussiste l'assenza di un progetto strutturato e l'improvvisazione, che di certo non aiuta a far decollare il progetto domiciliare.

L'Hd domiciliare non è solo beneficio per i pazienti, ma potrebbe essere una nuova frontiera occupazionale per i tanti Infermieri che svolgono la libera professione; ma analizziamone innanzitutto i vantaggi.

L'evoluzione della dialisi domiciliare ha segnato le principali tappe della storia della terapia sostitutiva dell'uremia cronica. Dalle origini in cui l'emodialisi domiciliare era una alternativa alla morte, alla diffusione della dialisi peritoneale, al sogno del trapianto, alle profonde modificazioni della società e dei trattamenti, con una drastica riduzione della dialisi a casa, si giunge al momento attuale, nel quale sotto una pressione della crisi globale, si riscoprono i vantaggi clinici, riabilitativi della dialisi domiciliare.

Vi sono almeno due buone ragioni per le quali oggi, in controtendenza rispetto al secolo passato, molti trattamenti stanno rientrando a domicilio, uscendo dagli ospedali.

La prima ragione è logistica: nei paesi industrializzati, gli ospedali sono sottodimensionati rispetto alle esigenze di una popolazione a vita media crescente e che invecchia con una rapidità impressionante. La seconda ragione è culturale e riflette una tendenza alla rivalutazione dell'individuo in ambito clinico, si parla sempre più di trattamenti adattati alle necessità del paziente ed approccio olistico.

A fronte di quanto detto, si sottolinea l'importanza di un avvio alla dialisi che parta dal domicilio e ricorra ai Centri ad Assistenza limitata e poi agli Ospedali solo in casi particolari.

La dialisi domiciliare è l'opzione di prima scelta per un paziente idoneo, perché lo coinvolge nella conduzione del trattamento, con vantaggi di tipo psicologico, per la crescita dell'autostima, mantenendolo nel proprio ambiente familiare e migliorandone la qualità di vita, e vantaggi di tipo clinico per la personalizzazione della conduzione del trattamento.

Nella emodialisi a domicilio non ci sono limitazioni al numero e alla durata della seduta, che possono arrivare a 5-6 alla settimana, con dialisi di 2-3 ore. Applicazioni più frequenti e più brevi sono meglio tollerate, consentono un miglioramento dello stato generale, della riabilitazione lavorativa e della sopravvivenza.

Vi è ancora il vantaggio di abolire gli spostamenti da casa verso il centro di dialisi e di abolire la convivenza con gli altri pazienti, spesso clinicamente compromessi, e la possibilità di contrarre infezioni batteriche o virali ospedaliere.

L'emodialisi domiciliare, libera dai vincoli imposti dalla disponibilità dei posti letto e dai turni dalla sala dialisi ospedaliera, permette di incrementare la frequenza e la durata dei trattamenti, giustificando in buona parte i migliori risultati di sopravvivenza, di benessere clinico e di riabilitazione.

 

IL PAZIENTE IDEALE

E' difficile identificare il paziente ideale per la dialisi domiciliare, la scelta deve comunque essere prima del paziente che deve essere innanzitutto un Paziente Informato.

 Sono sicuramente i migliori candidati, i pazienti giovani o meno giovani, che abbiano una corretta percezione di sé e del trattamento. Logisticamente devono poter disporre in casa di una spazio quanto più sterile possibile per una poltrona e macchina da dialisi ed uno spazio per conservare i dializzatori, contenitori di concentrato, disinfettanti, siringhe, farmaci e altre scorte.

 

NUOVA FRONTIERA OCCUPAZIONALE

Alla luce di quanto brevemente esposto, la dialisi domiciliare potrebbe essere in futuro la nuova frontiera occupazionale per tutti quegli Infermieri che svolgono libera professione, o ancora potrebbe essere motivo di sviluppo della figura dell' INFERMIERE DI FAMIGLIA.

Il paziente che decide liberamente di scegliere l'emodialisi a casa ha bisogno di un notevole supporto Infermieristico, in due fasi del processo: inizialmente per il Training, quindi l'infermiere sarà parte fondamentale dell'addestramento del paziente al funzionamento della macchina da dialisi e alla conduzione della seduta, alla puntura della fistola o alla corretta apertura del catetere permanente, addestramento che dura dalle 8 alle 12 settimane, poi sarà fondamentale la sua presenza in maniera periodica per il controllo dell'efficienza dialitica, per la verifica del corretto funzionamento e stato dell'accesso vascolare, che sia esso la fistola o il catetere permanente.

Così come in ospedale/clinica, anche a casa l'infermiere non perde le sue connotazione di educatore sanitario.

Nel processo di Autoassitenza sviluppato anzitempo da Dorothea Orem, l'infermiere mette qui in essere due processi della teoria del Selfcare, una prima fase di addestramento in cui utilizza il Sistema Infermieristico parzialmente compensativo, nel quale si propone come partner del paziente nella conduzione della seduta, e una seconda fase in cui utilizza il Sistema Infermieristico Educativo e di Sostegno, con una continua educazione sanitaria al fine di un miglioramento della qualità di vita.

Da quanto esplicato fino a questo momento, possiamo facilmente dedurre come il progetto di dialisi domiciliare non sia solo e soprattutto di immenso beneficio per il paziente, ma sia una Svolta occupazionale per i tanti giovani infermieri che oggi, in questo clima di crisi globale, hanno sempre più difficoltà a trovare una loro collocazione nel mondo lavorativo.

Inoltre ci permetterebbe di Sviluppare la tanto acclamata e desiderata figura dell'Infermiere di Famiglia, in un progetto di deospedalizzazione e sviluppo di una rete territoriale.

 

Oggi il Nursind, sempre al passo con i tempi, e nell'interesse e difesa dell'infermiere, si propone di tutelare l'attività libero-professionale in ambito territoriale.

Abbiamo mille progetti in cantiere, che possiamo realizzare e sappiamo di poter realizzare, perché abbiamo dalla nostra parte, competenza, capacità, conoscenza e professionalità.

Siamo Infermieri per gli infermieri, che pensano in grande e guardano al futuro.