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Medici e infermieri sulla graticola delle vaccinazioni

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 17/10/2015 vai ai commenti

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di Elsa Frogioni

È vero, i sanitari hanno le loro colpe sul calo vaccinazioni e loro gravi conseguenze. Spero che tutti noi in merito a questa rilevante questione, possiamo affrontare un percorso di riflessione e auto-critica.

Le prime morti innocenti, di cui ora ci dichiariamo turbati, stanno avvenendo. Al S. Orsola di Bologna è morto dopo una sola settimana di ricovero un lattante di 1 mese per la pertosse. Stessa malaugurata e ingiusta sorte per una bimba di 4 anni, morta per le complicanze indotte dal morbillo; i genitori che i media riferiscono anch'essi medici, avevano preferito non vaccinarla contro una malattia che non si percepisce più come grave e subdola qual è. I sanitari coinvolti in queste tristi vicende, hanno dichiarato di esserne sconvolti, stentano a comprendere le motivazioni che portano i genitori a queste scelte sbagliate. Dagli articoli circolanti in questi giorni sul nostro primato negativo, tra tutti i paesi Europei rispetto alla diffusione delle vaccinazioni, appare che la colpa maggiore sia da imputare alla scorretta informazione circolante nel web. Certo è, che solo ultimamente i media si sono stranamente soffermati sul pericoloso calo di vaccinazioni. Questo interesse tardivo è una nota stonata. Come sempre i media cavalcano l'onda della paura. Non è importante il contenuto, la fonte, il fine dei giornali e del web è il profitto, vendere pubblicità, maggiore è l'audience, meglio è.

Ora il calo del 25% della popolazione vaccinata, con pericolo di epidemie, anche in target di età e popolazione molto a rischio di complicanze e morte, rende appetibile l’argomento e allora via con i grandi titoli. In questi anni l’informazione mediatica ha cannibalizzato clamorose bufale a danno dei vaccini, con la ribalta dello straziante dolore di genitori che imputavano gravi malattie, genetiche o di altra natura dei loro figli alle vaccinazioni. La disinformazione dilagante che scorre nel web, con i social-media in testa, sono tra i principali complici, eppure la politica ha preferito sempre glissare su questo tema. Sembra più conveniente per le varie fazioni parlamentari, cercare di limitare la libertà d’espressione di determinati giornalisti, invece di preoccuparsi nel contrastare auto-proclamati guru, che mettono a repentaglio con le loro falsità, la salute pubblica.

Perché non è impedita per legge la denuncia del sanitario che promuove le vaccinazioni? Si, poiché nell’Italia dell’assurdo, accade anche questo, lo racconta su *QUOTIDIANO SANITÀ il Dott. Pier Luigi Bartoletti.

In Italia, è utopia, avere ambiti sanitari che non siano ostaggio della politica? Le vaccinazioni, la prevenzione, secondo il tipo di Governo subisce influenze e discriminazioni. Secondo le correnti politiche rappresentate si muovono le fila delle polemiche rispetto campagne di vaccinazioni, subito a chiedersi, chi ci guadagna? Perché questo e non altri? Come mai proprio ora? Ogni scelta sulle vaccinazioni è  strumentalizzata per screditare questo o quella compagine politica, vedi ad esempio il legittimo ritiro cautelativo disposto *dall’AIFA per due lotti di vaccino FLUAD nel 2014. L’atto dovuto, con il successivo esito favorevole delle analisi sui lotti incriminati, scatenò un coacervo di paure e disinformazioni tali, che migliaia di persone, pazienti rinunciarono alla vaccinazione, anche con vaccini alternativi, esenti da questi problemi, risultati: ospedali in tilt nei mesi invernali, aumento delle spese sanitarie, *8.000 decessi per complicanze e 40.000 ricoveri.

Quali sono i reali colpevoli di questo calo di vaccinazioni, che sta mettendo a rischio, la nostra popolazione più fragile, infanti e anziani?

Ho una piccola cicatrice sul braccio destro, è l'antivaiolosa, somministratami quando avevo circa 6 anni. Inoculata da un aguzzo pennino, lo ricordo nero, forse, è stata la mia paura a tingerlo di scuro. Mia madre non aveva paura, diceva che era giusto farlo e che non mi avrebbe fatto molto male. Nei giorni seguenti sviluppai una forte febbre e la piccola escoriazione del braccio si trasformò in una grande pustola dolorante. Fu la prima volta che pensai alla mia morte, ero ancora debilitata e pensai che probabilmente il vaiolo ti porta via, incosciente nel sonno. (…E sono ancora qui, è già!… Vasco dixit!). Mamma sapeva che poteva accadere, raccontò che questa malattia post-vaccinazione del vaiolo era ben poca cosa, rispetto al vero vaiolo, di cui si moriva mostruosamente ricoperti da pustole e piaghe. Chiamò il medico: riposo, bere molta acqua, pezze fresche sulla fronte e passerà. Così fu.

Che cosa è cambiato da allora? Grazie all'aderenza alle indicazioni mediche che ci dicevano di portare i nostri figli a vaccinarsi, abbiamo totalmente eradicato il vaiolo, avevamo sconfitto, tetano, difterite, poliomielite. È alla nostra portata l'eradicazione del morbillo e della difterite. Malattie che contrariamente a quanto si pensa superficialmente, hanno un’elevata probabilità di conseguenze dannose, con invalidità permanenti neurologiche o di funzionalità d'organo e che in alcuni casi, (neanche tanto rari), comportano la morte di chi le contrae. Anche la difterite ha iniziato a mietere vittime, in Spagna di recente un bimbo di 6 anni. Non è giusto morire di malattie, quando si hanno delle armi che consentono di prevenirle!

Ho anche un grande sospetto, che le morti per le malattie sopra citate, siano più numerose. Lo ipotizzo, sulla base che in Italia, benché molte malattie infettive siano sottoposte a denuncia, così come l’obbligo di segnalazione, ad esempio alla farmacovigilanza per gli effetti avversi dei farmaci, spesso, tali dettami, sono elusi. Sono in sanità dal lontano 1982 e non ho visto mai questa solerzia nei sanitari. Non vedo circolare modulistica a riguardo, non c’è nessuna sollecitazione nella denuncia delle malattie infettive… anzi, osservo un’omertà diffusa, che non giova a nessuno.

È noto che in Italia non siamo propriamente ottemperanti alle segnalazioni e denunce, neanche in vista di sanzioni. Sanzioni per i sanitari che diffondono false informazioni sulle vaccinazioni? Teoricamente, i nostri Codici Deontologici, lo prevedono, dovrebbero essere gli stessi Ordini e Collegi a vigilare, solo che su questi contenuti non lo fanno, probabilmente tendono a salvaguardare “l’arte sanitaria del professionista”… (pongo l’accento, per non essere fraintesa, che la frase virgolettata è volutamente, sarcastica). Credo che allo stato dei fatti, noi sanitari ci meritiamo delle sanzioni rispetto alle nostre carenze in tema vaccinazioni, se però come contrappeso, si limiti e contrastino seriamente, le esternazioni dei ciarlatani sui media.

Il problema alla base, da affrontare per noi sanitari è la mancanza di fiducia che le persone stanno dimostrando verso tutti i sanitari. Non ultima, la mancanza di fiducia dei sanitari, rispetto alle politiche sanitarie, fatto che pregiudica sfavorevolmente il nostro atteggiamento verso scelte di profilassi, vaccinali, promosse dai diversi Governi e Ministeri.

La fiducia è una cosa seria che si da, alle cose serie, recitava così saggiamente una vecchia pubblicità di “carosello”.

La sfida è difficile, il sentimento di fiducia si costruisce negli anni con le esperienze personali, vissute a livello individuale e collettivo. I sanitari e le persone hanno perso fiducia, perché sono state tradite, ciascuno secondo esperienze comuni o indipendenti. Ma i sanitari non possono permettersi di rinunciare al baluardo della fiducia dei pazienti nei nostri confronti. Ora tocca a noi, ricostituire le basi di una nuova fiducia, dobbiamo studiare, essere molto attenti, ascoltare, non lasciarci abbindolare e ricercare sempre quello che è più giusto per le persone che assistiamo. Chi meglio di un sanitario sa che per sconfiggere le paure bisogna approfondire le conoscenze e imparare le giuste strategie che al momento opportuno, potrà attuare?

La fiducia si costruisce e per ottenerla, bisogna desiderarla veramente, consci della strettissima correlazione con la responsabilità che si ha nel mantenerla. Un buon inizio per noi sanitari è quello di saper accogliere e ascoltare le paure dei nostri pazienti. Troppo spesso, superficialmente si anticipa e reagisce con le stesse paure. Non facciamo parlare le persone, crediamo di non avere il tempo di ascoltarle, siamo ingabbiati in stereotipi comunicativi che ci illudiamo possano informare correttamente, quando in realtà non ne abbiamo nessuna prova oggettiva. In genere poniamo i pazienti di fronte ad una serie di domande a risposta chiusa e il risultato di questa check-list determinerà, secondo algoritmi dettati da linee guida e dai propri pregiudizi personali /professionali verso differenti opzioni. Chi “guida” in realtà le scelte dei pazienti? Loro stessi, secondo le personali esperienze? Noi quale ruolo vogliamo avere? Se desideriamo, essere testimoni passivi, abbiamo fallito il nostro mandato. Significa che non abbiamo fiducia nel nostro ruolo professionale e sicuramente agli occhi dei nostri “utenti”, non stiamo avvalorando sentimenti di stima e fiducia nei confronti della nostra categoria professionale.

Ho un'età che mi ha consentito di vedere persone con reliquati da poliomielite. Da bambina ogni tanto notavo persone adulte, disabili, le osservavo muoversi stranamente, con arti strani più piccoli, una era la parrucchiera di mia madre. Curiosa, chiedendone il motivo, lei mi spiegava, che da bambina aveva contratto la poliomielite. Così, ero ben contenta, al momento giusto, di succhiarmi il mio zuccherino con le goccine rosa antipolio!

Oggi, ripensando ai vantaggi per l'umanità, ottenuti dalla liberazione di molteplici, gravi malattie; credo che la  branca della medicina che studia la profilassi delle patologie infettive, da sola, ha contribuito con lo stesso peso e importanza della scoperta della stampa, all'evoluzione delle civiltà moderne. Basta pensare all’impatto enorme sulla qualità e attesa di vita, in termini economici, i vaccini consentono immensi risparmi al sistema sanitario: un euro speso per un vaccino può farne risparmiare fino a 24 per curare chi si ammala.

Le risorse non sono illimitate, se vogliamo, sconfiggere la fame, la povertà, garantire la salute a tutti gli individui, dobbiamo pensare a un concetto di salute collettivo da perseguire collegialmente, nel rispetto della sicurezza e dei principi etici della solidarietà umana. I sanitari, medici e infermieri in primis, devono fare la loro parte, essere leader consapevoli del loro ruolo. Soggetti attivi di un cambiamento, che riporti le relazioni tra professionisti sanitari e le persone nell’alveo della sana reciproca fiducia. Perché senza fiducia, non può esistere nessun rapporto.

 

Fonti

L'uomo che sconfisse la poliomielite, Jonas Salk

* Ricordo che le frasi in arancio sono dei link riferiti alla loro fonte.