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Raffaele Cantone (ANAC): forti distorsioni dei rinnovi dei contratti pubblici di fornitura

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 07/12/2015 vai ai commenti

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L’Autorità Nazionale Anti Corruzione ha passato al setaccio il sistema di gestione dei contratti pubblici, per rilevare le criticità inerenti le proroghe degli stessi.

E il risultato dell’analisi è impietoso. Nella sostanza dai dati raccolti emerge come la gestione delle gare per l’assegnazione delle forniture perle pubbliche amministrazioni sia ostaggio di una diffusa incapacità organizzativa e di un dedalo di correlazioni tecnico-burocratiche che ne rendono estremamente intricato, lungo ed alla fine improduttivo l’iter.

E quindi accade l’incredibile: contratti di fornitura prorogati per 13 volte oltre la loro durata originaria (da 12 mesi a 13 anni!), con una media di proroga che si attesta sui 76 mesi oltre la scadenza originaria.

E’ evidente che questo dato pesa come un macigno su quello che invece dovrebbe essere un sistema centrale nella gestione della spending review, posto che è d’obbligo oggi per le amministrazioni accedere alle forniture attraverso la Centrale Unica, la quale, per forza di cose, lavora in regime di gara.

Ma quali sono le difficoltà ad indire ed espletare le gare d’appalto? La prima difficoltà individuata da Cantone sta proprio in una scarsa propensione all’organizzazione e alla programmazione.

La seconda sta nelle fasi di elaborazione dei bandi di gara, nei quali devono essere esplicitati in maniera dettagliata i contenuti dei beni e servizi messi a bando. Questa operazione, interessando una miriade di attori distinti, finisce con il dilatare enormemente i tempi di predisposizione dei bandi, deresponsabilizzando il singolo attore riguardo all’obiettivo finale, e persino innescando una spirale di obsolescenza dei contenuti durante lo svolgimento del medesimo iter.

A questo poi si aggiunge la fase delle richieste di chiarimenti e specifiche da parte dei concorrenti, che innesca a sua volta lungaggini e cavillosità, derivanti dalla scarsa qualità dei bandi.

Non stupisce dunque che alla fine spesso questi iter siano improduttivi e che si finisca con la proroga delle forniture in essere. Nei casi più eclatanti si getta la spugna prima ancora di iniziare, e la proroga avviene senza nemmeno aver iniziato l’iter di indizione delle gare.

Un panorama desolante, in un Paese che ha estremo bisogno di affacciarsi a una gestione efficientista delle risorse.

In tema di organizzazione, l’indagine di Cantone rileva come sia marcato il contributo negativo che il susseguirsi caotico di modelli organizzativi diversi e divergenti comporta nella gestione delle amministrazioni sanitarie: capita spesso che in tempi brevi si impostino e si applichino modelli organizzativi fondati su principi opposti (un esempio sono gli accorpamenti, cui poi seguono nuove divisioni e nuovi riaccorpamenti) che ricadono sulle gare di appalto inficiandone la validità per variazione dei contenuti e delle prestazioni richieste o per venire meno della necessità delle stesse.

Il problema, in ambito sanitario, assume dimensioni preoccupanti, sia per i contenuti (beni e servizi direttamente o indirettamente correlati alla salute dei cittadini) sia per la possibilità (auspicata, ma di fatto negata da queste inefficienze) del sistema di rifinanziarsi attraverso le economie, in un momento in cui la contrazione dei trasferimenti ha ridotto allo stremo il capitale umano e le dotazioni materiali.

 

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