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Eboli (Sa). Demansionamento infermieri: il NO del Nursind con il coinvolgimento dell'utenza.

di Massimo Arundine

 

Il 09 e 10 dicembre ad Eboli è andata in scena una giornata di unità infermieristica che credevamo impossibile da realizzare. Certo non tutti hanno partecipato, di sicuro qualcuno ha snobbato e deriso l'iniziativa, ma tanti infermieri hanno deciso di stringersi attorno ad una professione assediata, in special modo negli ultimi tempi, da una politica di tagli che ne ha snaturato l'essenza. Il merito è di “Armando” (Clicca) che è riuscito a trovare le parole che, probabilmente, ogni infermiere aveva già scritto nell'anima.

Non sappiamo se Armando fosse o meno di turno, speriamo però che abbia potuto vedere i suoi colleghi lavorare, ed anche demansionarsi, con la spilla di solidarietà in bella vista, mostrata all'utenza ed a chiunque gli si ponesse di fronte: “Armando sono io”. Speriamo che quella luce, “anche fioca di una candela”, che lui auspicava sia arrivata ai suoi occhi, perchè non esiste nulla di più demotivante che sentirsi “soli” a combattere contro tutti.

Al nostro banchetto, approntato nell'atrio ospedaliero, si sono avvicinati anche utenti che hanno chiesto ed ottenuto spiegazioni sul significato della nostra presenza, ascoltavano attenti quando spiegavamo che, mentre altre categorie professionali vengono pagate per fare ciò che il contratto di lavoro impone loro di fare e, solo eccezionalmente, può loro capitare di svolgere mansioni improprie, all'infermiere invece, si chiede di trascorrere buona parte del tempo a curare gli interessi di un'amministrazione che ha rinunciato ad assumere figure di supporto, ausiliarie. Qualcuno si è meravigliato nell'apprendere che in maniera sistematica, strutturale, l'infermiere è distolto dalle funzioni proprie di assistenza per svolgere mansioni di segretariato, di assistenza alberghiera, di facchinaggio e manca quindi al capezzale del paziente a dare risposte professionali ed immediate alla sua domanda di salute.

Abbiamo detto loro che noi chiediamo che al centro del lavoro infermieristico ritorni il paziente e non i letti vuoti, i materiali da spostare i referti da ritirare. Tutti hanno mostrato di capire ed apprezzare il senso della protesta, qualcuno ha voluto anche farsi fotografare con in evidenza l'hashtag “#StopDemansionamento” (Clicca), hanno inteso che la lotta al demansionamento interessa anche loro.

E' per noi stato appagante, un'iniezione di ottimismo e di entusiasmo, notare le discussioni che, nei reparti, la nostra iniziativa innescava tra i colleghi, ci è apparso chiaro che gli infermieri non sono più disposti a sottostare al ricatto della "compensazione", che impone loro di accettare “tutto” altrimenti l'ospedale rischia la chiusura: vogliono reparti che funzionino davvero e non stanze dove le domande di salute vengono mortificate, dove mancano le risorse fondamentali e bisogna accollarsi il peso gravoso di cercare di preservare una dignità minima a chi occupa i letti di degenza. Non sempre si riesce nell'intento e si umilia l'utenza e la professione.

Gli infermieri non vogliono essere complici di una politica che ha perso di vista l'obbiettivo principale della sanità mortificando il diritto alla salute garantito dalla costituzione. Non ci illudiamo, la strada per portare via noi, Armando e la professione da quell'angolo dove siamo relegati è ancora lunga e tortuosa, ma oggi abbiamo deciso di tentarci e non è cosa da poco!

 

Di seguito il testo del volantino distribuito all'utenza nella due giorni di "protesta"

 

Gentile utente,

oggi stiamo qui a protestare contro il demansionamento infermieristico, la nostra protesta le potrà sembrare distante dai suoi interessi: non è così.

E' una protesta assolutamente a favore dell'utenza. Mentre altre categorie professionali vengono pagate per fare ciò che il contratto di lavoro impone loro di fare e, solo eccezionalmente, può loro capitare di svolgere mansioni improprie, all'infermiere invece, si chiede di trascorrere buona parte del tempo a curare gli interessi di un'amministrazione che ha rinunciato ad assumere figure di supporto, ausiliarie. In maniera sistematica, strutturale, l'infermiere è distolto dalle funzioni proprie di assistenza per svolgere mansioni di segretariato, di assistenza alberghiera, di facchinaggio; e manca al capezzale del paziente a dare risposte professionali ed immediate alla sua domanda di salute.

Noi chiediamo che al centro del lavoro infermieristico ritorni il paziente e non i letti vuoti, i materiali da spostare i referti da ritirare.

E' partita proprio da questo ospedale la lettera di un collega che denuncia i fatti che le abbiamo appena spiegato, il nostro sindacato ha deciso di essere al suo fianco, di non lasciarlo solo, questo è il motivo della nostra presenza. In questo periodo storico la sanità locale è presa di mira da tagli indiscriminati, la politica decide di chiudere o tenere aperti ospedali e reparti con disegni che a volte appaiono più che misteriosi.

L'ospedale di Eboli ha subito la chiusura di alcuni reparti che l'utenza ha sempre percepito come necessari ma, cosa gravissima, quelli che sono rimasti aperti hanno subito un taglio delle risorse e delle dotazioni organiche, a volte mancano risorse essenziali. Noi chiediamo che i reparti restino aperti e che non siano contenitori vuoti ma luoghi che danno risposte vere ai bisogni di salute dell'utenza.

Mortificare l'infermiere vuol dire mortificare i bisogni assistenziali suoi e dei suoi congiunti, è per questo che le chiediamo di condividere il nostro pensiero e, se vuole, di partecipare alla diffusione sulla rete internet dell'hashtag #StopDemansionamento, insomma di farsi scattare una foto.

La ringraziamo comunque per l'attenzione che ha voluto dedicarci.

 

Articolo stampa locale SALERNOTODAY, QUI