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“Curiamo la corruzione”: report 2016 sul rischio corruttivo nel SSN alla “1° Giornata contro la corruzione in Sanità”

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 07/04/2016 vai ai commenti

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Transparency International Italia, associazione che si occupa di studiare i fenomeni corruttivi, ha messo sotto esame il Servizio Sanitario Nazionale e ha presentato ieri il suo lavoro, in occasione della “1° Giornata nazionale contro la corruzione in sanità”, evento tenutosi a Roma (ma anche in molte altre città).

 

Avvalendosi della partnership di Censis, ISPE Sanità e RISCC, l’indagine condotta ha evidenziato nel nostro sistema sanitario dei punti di debolezza in cui potenzialmente può attecchire il fenomeno corruttivo, oltre che offrire tana a sprechi e inefficienze.

I dati raccolti ed analizzati riguardano tutte le strutture pubbliche del sistema sanitario nazionale rientranti nel campo di applicazione della L. 190/2012 e sono stati elaborati al fine di mettere in luce eventuali criticità su due fronti: corruzione e sprechi.

Sul fronte della corruzione il report evidenzia come, da parte del personale che ricopre ruoli apicali nelle strutture, il fenomeno sia percepito come “grave” (secondo oltre l’87% delle risposte) che rappresenta uno dei più seri problemi del nostro Paese (98%). Più del 66% dei dirigenti ritiene che nel proprio servizio vi sia il potenziale rischio di fenomeni corruttivi, rischio che diventa “elevato” secondo il 10% degli intervistati.

Oltre un terzo dei dirigenti ammette di aver rilevato, nell’ultimo quinquennio, almeno un episodio di corruzione (37,2%).

In un quadro di percezione ed osservazione così preoccupante, si registra comunque da parte delle figure apicali del sistema sanitario una dichiarata propensione ad adottare, promuovere e implementare strumenti atti alla prevenzione dei fenomeni corruttivi, con la quasi totalità delle aziende che dice di essersi dotata di codici di comportamento integrativi, regolamenti per le procedure di acquisto e politiche di tutela verso chi denuncia i fenomeni corruttivi, anche se l’atteggiamento verso l’Autorità Nazionale Anticorruzione non è omogeneo, con circa due terzi dei dirigenti che la ritengono uno strumento valido mentre un terzo imputa all’Autorità un appesantimento della burocrazia che incombe sulle aziende (opinione più diffusa nel nordest).

Secondo gli intervistati le aree in cui insite la maggior possibilità di insediamento del fenomeno corruttivo sono gli acquisti dei beni e servizi (82,7%), seguiti dalla realizzazione di opere (66%) e assunzione di personale (33%).

Cinque sono i pericoli evidenziati dal report per il SSN, che ruotano intorno agli accordi preventivi per le aggiudicazioni degli appalti, le nomine nelle commissioni di aggiudicazione delle gare, la rimodulazione del cronogramma in favore dell’appaltante, l’esclusività del servizio e la concessione di comodati gratuiti e donazioni per generare maggiori consumi e spese non previste o non autorizzate.

Parallelamente i piani di prevenzione della corruzione delle aziende sono lacunosi e superficiali essendo stati redatti come puro adempimento formale e, di fatto, vengono percepiti come scarsamente impattanti sulla prevenzione (oltre un terzo degli intervistati la pensa in questo modo), mentre i fenomeni corruttivi rilevati vengono, in un caso su tre, trattati in modo improprio.

Non mancano inoltre le Regioni più “pigre” su questo fronte, con una rilevante differenziazione della fenomenologia a livello territoriale, dunque.

Critica anche l’assenza di rotazione del personale dirigenziale e dipendente operanti in settori particolarmente esposti al rischio corruttivo, con poco più della metà delle strutture che adotta questa misura. I piani di valutazione dei rischi corruttivi, inoltre, ancora una volta sono spesso superficiali e al limite del puro adempimento formale.

Quello che emerge sul fronte del rischio corruttivo e della prevenzione è dunque un sistema ai cui vertici riconoscono la valenza delle misure e dei mezzi di prevenzione, ma al lato applicativo le esperienze si limitano a superare di misura l’adempimento formale, senza importanti spinte verso l’approfondimento e l’implementazione di strumenti raffinati.

Per quanto riguarda invece il secondo versante di indagine, quello sugli sprechi e sulle inefficienze, lo studio di Transparency International Italia si è concentrato sull’osservazione e l’analisi dei dati relativi a sei specifiche voci di spesa delle strutture sanitarie: pulizia, mensa, lavanderia, smaltimento rifiuti, cancelleria e guardaro. Spese non sanitarie dunque, per le quali il rapporto quantifica in quasi un miliardo di euro lo spreco di risorse all’interno delle articolazioni del SSN. Risorse che vengono quindi sottratte al reinvestimento in nuovi e più efficienti servizi o che potrebbero tradursi in minor costo dei servizi già qualitativamente buoni. Combattendo gli sprechi che nelle strutture sanitarie si annidano nelle spese per beni e servizi non sanitari, si potrebbero quindi recuperare somme significative da impiegare nei servizi sanitari.

Sull’andamento del livello di spreco, si osserva una lieve contrazione dello stesso (4,4%) degli ultimi 6 anni, in linea però con la riduzione dell’ammontare complessivo della spesa, per cui la sua incidenza sulla spesa rimane sostanzialmente costante.

La conclusione dell’indagine sul capitolo sprechi evidenzia infine come la contrazione della spese rilevata negli ultimi anni non sia stata di tipo “selettivo” e mirato, e quindi riqualificante, ma bensì di tipo lineare e indifferenziato e questo ha fatto sì che le inefficienze gestionali e operative che stanno alla fonte degli sprechi di fatto siano sopravvissute intatte.

Ieri, alla “Giornata nazionale contro la corruzione in sanità” organizzata da Transparency International Italia a Roma, in cui è stato presentato lo studio, il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC)  Raffaele Cantone ha posto l’accento sulla “vulnerabilità” del sistema sanitario in quanto fortemente attrattivo per i fenomeni di corruzione, visti i volumi d’affari che sviluppa.

Tuttavia, ha sottolineato Cantone, non bisogna dimenticare che il nostro servizio sanitario offre prestazioni di altissimo livello frutto anche delle riforme del passato.

Combattere dunque i pericoli e i fenomeni corruttivi e perseguire politiche di efficientamento della spesa, mettendo in pratica le norme e gli strumenti previsti ed adottandone di nuovi e migliori, anche attraverso specifici protocolli, ad esempio, con Agenas. Anche la trasparenza diventa un fattore di virtuosità economica poiché nel suo effetto di trascinamento e diffusione di una cultura della legalità e della correttezza sicuramente il sistema repressivo, che non può essere il solo strumento, trova un indispensabile alleato nella lotta alla corruzione e agli sprechi.

Sempre attingendo agli studi di Transparency International Italia, si legge come un aiuto in questo senso potrebbe derivare da una spinta decisa alla digitalizzazione dello scambio delle informazioni, che in Italia è ferma al 6% della popolazione contro il 97% di paesi come la Danimarca. Percentuali che migliorano (anche se in misura minima) se riferite ai professionisti sanitari che utilizzano le reti informatiche (37% in Italia contro 97% in Danimarca) ma che segnano ancora la distanza che ci divide da un sistema che un italiano su cinque ritiene darebbe un valido contributo alla trasparenza delle procedure.

 

Fonte: Quotidiano Sanità, QUI