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Italia, si muore prima e non ci si cura più

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 28/04/2016 vai ai commenti

Centro studiEditoriali

 

Lo avevamo già annunciato parlando del Def (Documento di economia e finanza) del trend al progressivo definanziamento della Sanità, che nel 2019 scenderà al 6,5% del Pil, collocando l'Italia agli ultimi posti tra i Paesi OCSE, fanalino di coda dei sistemi sanitari europei, con il rischio, divenuto ormai certezza, di ridurre l'aspettativa di vita dei cittadini.

A confermare questo, dato il Rapporto Osservasalute 2015, cinquecentonovanta pagine, frutto del lavoro di 180 ricercatori, che hanno analizzato lo stato di salute dei cittadini e la qualità dell'assistenza nelle nostre Regioni.

Il quadro dipinto dal Rapporto in questione è Drammatico.

L'Italia, uno dei migliori sistemi sanitari al mondo, adesso è in piena devoluzione, in quindici anni di politica sanitaria, sono riusciti a fare indietreggiare il Paese di quarant'anni.

Un Paese, il nostro, allo sbando, disomogeneo, frantumato; un' Italia suddivisa in 21 italiette, ognuna a modo suo, orfana del sistema sanitario.

Il dato più eclatante? Siamo un Paese vecchio, ma che non riuscirà più ad invecchiare.

Un italiano su 5 ha più di 65 anni, a questo si accompagna un boom di ultracentenari che si sono triplicati, dai 5650 del 2002 ai 19.000 del 2015.

Ma il vero dato shock è che questa è la fotografia dell'Italia fino al 2014, dai dati di riferimento del 2015, emerge chiara una controtendenza: se nel 2014, la speranza di vita alla nascita era in media 80,3 anni per gli uomini ed 85 anni per le donne, nel 2015 la speranza di vita media si è accorciata, con 80,1 anni per gli uomini ed 84,7 anni per le donne.

Per la prima volta in questi vent'anni, emerge un dato incontrovertibile, la vita media si sta accorciando; il dato potrebbe sembrare irrilevante se guardiamo le percentuali minime nazionali, ma diventa allarmante, non solo per l'eccezionalità, ma se,analizziamo i dati regione per regione, il quadro si fa più drammatico.

Eccoli gli effetti deleteri di una politica sanitaria scellerata, che investe sempre meno ma che fa della sanità terreno di tagli per i rientri dei deficit regionali: da dati Istat gli italiani rinunciano a curarsi.

La spesa pro capite nel 2014 è stata di 1817 euro, e si è mantenuta tale nel 2015, la più bassa se confrontata agli altri Paesi Europei. Se analizziamo i dati regionali, la spesa pro- capite più alta è in Molise(2226 euro), la più bassa in Campania (1699 euro).

E come sempre a patire maggiormente sono i cittadini che sempre più spesso muoiono di Sud.

Alla Campania dunque va la maglia nera, se il dato nazionale rivela una aspettativa di vita di 80,1 anni per gli uomini ed 84,7 anni per le donne, per i campani la vita si accorcia ulteriormente, 78,3 anni per gli uomini ed 82,9 per le donne.

L'ultimo posto nella classifica delle Regioni Italiane lo conquista non solo per aspettativa di vita ma anche per il tasso di fecondità, che scende ad 1,35 figli per donna, contro l'1,39 figli per donna della media nazionale, al di sotto del livello di sostituzione (2,1figli) necessario a garantire il ricambio generazionale. Anche in merito all'obesità nella fascia di età dei diciottenni, si rileva per la Campania uno dei peggiori dati, il 41,5 della popolazione in questione è in sovrappeso contro il 36,2 della media nazionale.

"Siamo la Cenerentola del mondo – ammette scorato Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane nonché presidente dell’Istituto superiore di sanità – l’ultimo paese a investire in prevenzione, a cominciare dalle vaccinazioni. E poi ci sono gli screening oncologici, mai partiti o che funzionano a macchia di leopardo, soprattutto per le donne. Ed è preoccupante che per la prima volta l’aspettativa di vita stia diminuendo. Oggi i cittadini di Campania e Sicilia hanno un’aspettativa di quattro anni in meno di vita rispetto a chi vive nelle Marche o in Trentino.

Ma in cosa si concretizza questo impiego esiguo di risorse in sanità , tanto da ridurre l'aspettativa di vita dei cittadini?

Tumori: aumenta l'incidenza dei tumori prevenibili, mammella e polmone per le donne, colon retto per gli uomini; questo perché la prevenzione ormai è un miraggio, con l'ultima legge di stabilità il Governo ha tagliato 180 prestazioni sanitarie, alle quali i cittadini devono provvedere mettendo mano al portafoglio. La crisi economica ha contribuito alla rinuncia di esami clinici atti a prevenire, così si torna a morire di tumore.

L'investimento in prevenzione da parte dello Stato è molto scarsa, solo il 4,1% della spesa sanitaria totale.

Si taglia in prevenzione e si taglia in posti- letto, la dotazione negli ospedali è risultata di 3,04 per mille abitanti per la componente acuti, 0,58 per mille abitanti per la componente post- acuzie, lungodegenza e riabilitazione, tutti valori al di sotto degli standard normativi.

Nel contempo la spesa per il personale in rapporto alla popolazione è diminuita del 4,4 % tra il 2010 ed il 2013.

Per il Censis, in Italia, la sanità è negata a nove milioni di cittadini. Il cittadino che ha di fronte un muro di attese e ticket che a volte non riesce a superare, liste di attesa infinite che spingono gli utenti verso il privato, laddove economicamente fosse possibile, diversamente si rinuncia alle cure.

Vaccini: anche la campagna vaccinale ha risentito dei tagli alla sanità, mentre in senso contrario si sono fatte strada tutta una sorte di congetture atte a demonizzare i vaccini , visti talvolta come causa di autismo nei bambini.

Calano così le vaccinazioni pediatriche, nel 2013 l'obiettivo minimo per le vaccinazioni obbligatorie stabilito dal Piano Nazionale Vaccini, il 95% , è stato raggiunto, mentre cala al 94% negli anni a venire. Andamento simile per le vaccinazioni raccomandate, Pertosse( -1,1%) Anti HiB, Haemoplus Influenzae (-0,6%), Meningococco C coniugato (-0,5%). Cresciute le coperture anti- varicella e Pneumococco coniugato. La copertura anti morbillo – parotite – rosolia non ha raggiunto ancora il 95% ottimale.

Negli over 65 la vaccinazione anti- influenzale è scesa dal 2003 al 2015, dal 63,4 % al 49%. questo calo del ben 22,7 % è preoccupante, gli anziani sono una delle fasce più a rischio complicanze; quel 49% è ben lontano dal 75% considerato il minimo dal Piano nazionale prevenzione nazionale. Viene da chiedersi se quelle 54.000 morti in più nel 2015 siano legate alle complicanze dell'influenza tra gli anziani.

Trend negativi in aumento ancora nel nostro Paese sono, i Suicidi e l'assunzione di Antidepressivi.

I suicidi passano dal 7,23% al 7,9 % per centomila abitanti, il suicida è un uomo, in età avanzata; la percentuale maggiore al Nord.

Aumenta il consumo di antidepressivi, forse anche per l'arrivo di nuovi farmaci, che non controllano solo i disturbi psichiatrici in senso stretto ma si prestano bene alla cura dell'ansia. I consumi più alti sono stati rilevati in Toscana.

L' Osservasalute delinea quindi un quadro dell'Italia impietoso, una popolazione alla quale il Diritto alla Salute è negato.

Le uniche note positive sono la diminuzione del fumo di sigaretta( nel 2010 fumava il 22,8%; nel 2011 il 22,3%; nel 2012 il 21,9%, nel 2013 il 20,9 per cento) e del consumo di alcol . Aumentano gli italiani sportivi. Nel 2001 erano il 19,1 per cento, nel 2001 il 23 per cento, nel 2014 la percentuale è invariata. Negli ultimi due anni aumenta però il numero di chi, pur non praticando un’attività sportiva organizzata, svolge comunque un’attività fisica, come passeggiate per almeno 2 chilometri, bicicletta, nuoto: nel 2014 era il 28,2% della popolazione, l’anno prima il 27,9. Le regioni del Nord sono più sportive, la palma della regione con meno sportivi va alla Campania (17,9%).

L'alimentazione rientra ancora tra i trend negativi, continuano a crescere i numeri del sovrappeso e dell’obesità. Nel periodo 2001-2014 le persone in sovrappeso sono passate dal 33,9 al 36,2 per cento, gli obesi dall’8,5 al 10,2 per cento. Questo vuol dire che – tra sovrappeso e obesità – nel 2014 ben il 46,4 per cento della popolazione non manteneva il suo peso forma. Quasi la metà. Numeri importanti, che vedono sempre la spaccatura tra il Nord, mediamente più magro, e il Sud che lievita. Anche se i dati dimostrano che l’eccesso di peso comincia a diventare un problema anche al nord. E cresce comunque con l’aumentare dell’età. Bambini e ragazzi 8-9 anni con sovrappeso e obesità sono il 30,7 per cento nel 2014. Un dato in lieve calo rispetto agli anni precedenti (era 35,2%).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'Italia, un Paese che non invecchierà, un tasso di fecondità al di sotto della media; un Paese che non garantisce il Diritto alla Salute e che decide deliberatamente di far morire i suoi cittadini.

Siamo ancora in tempo per controvertere la tendenza, o siamo irrimediabilmente destinati al baratro?

 

Fonte: Salute, cala l'aspettativa di vita. Italia fra ultimi Paesi Ue in spesa per prevenzione