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Virus Zika: scoperta la struttura molecolare. Nuove prospettive e direttive attuali.

La Redazionedi
La Redazione
Pubblicato il: 14/05/2016

EsteroNursing

Recentemente in campo virologico è stato raggiunto l’ obiettivo, iniziato tempo fa, di aver finalmente scoperto l’ intera struttura molecolare del Virus Zika. L’ epidemia causata dallo stesso ha iniziato a far parlare di se dal 2007 anche se la vera e propria esplosione si è avuto nell’ ultimo biennio, col coinvolgimento di sempre più stati del Mondo; nel 2016 l’ OMS dichiara che la situazione è ormai divenuta urgenza sanitaria pubblica di portata internazionale. Brevemente ricordiamo che il Virus Zika vede il suo serbatoio naturale nei primati mammiferi (capre, elefanti, gnu, zebre) ed è in larga parta trasmesso dalle zanzare del genere Aedes anche se non sono esclusi contagi per via sessuale o attraverso emoderivati infetti. La patologia causata dal Virus Zika si manifesta a livello cutaneo (esantema), oculare (congiuntivite) frequentemente associate a cefalea. Più raramente, il 25% delle persone che svilupperanno l’ infezione, potrebbero andare incontro (gli studi non si sono ancora pronunciati del tutto) a problematiche più serie come danni al nervo ottico, uveiti o aumentare il rischio di encefaliti. Pericolo grave invece è per le donne in stato di gravidanza, essendo ipotizzato il legame Virus e microcefalia fetale e successivamente confermata tramite l’ isolamento del Virus nel tessuto nervoso di feti abortiti da donne contagiate  in gravidanza. Sebbene dunque il quadro clinico nella maggior parte dei casi evolve in una restituitio ad integrum, non va sottovalutata la minaccia potenziale delle complicanze messe in correlazione lo Zika e va sostenuta una massiccia prevenzione. Non essendo disponibile una cura specifica per il Virus, la terapia si basa sull’ attenuazione dei sintomi e sull’ uso di paracetamolo per ripristinare gli episodi febbrili; riposo e somministrazione di liquidi (oltre che evitare di soggiornare nei luoghi a rischio).

La scoperta della struttura molecolare del Virus però potrebbe aprire la speranza verso il vaccino: conoscendo infatti la sequenza esatta dei componenti ultrastrutturali del microbo è possibile congetturare, come è avvenuto nel corso della storia per altre patologie infettive virali, la costituzione di un vaccino che induca l’organismo a scatenare una risposta difensiva. Il merito va ai ricercatori del Centro di Biologia Strutturale e Malattie Infettive della Purdue University di West Lafayette, nello stato dell’Indiana, e dai colleghi infettivologi del National Institutes of Health (NIH) di Bethesda, nel Maryland e l’ articolo è stato pubblicato anche sulla rivista Science. Come già da tempo sospettato il virus Zika possiede, dal punto di vista micro-strutturale, forti analogie con altri componenti della stessa famiglia delle Flaviviridae (genere Flavivirus); nello specifico presenta somiglianze molecolari con il Virus della Dengue e il Virus Spondweni: le differenze individuali che classificano l’ appartenenza alla specie sono peraltro quelle che determinano le caratteristiche univoche di patogenicità. Ma poter conoscere le affinità tra i diversi microorganismi è importante perché se uno dei due è vulnerabile ad un determinato farmaco e questa suscettibilità risiede in una componente strutturale che presenta anche l’ altro, allora va da sè che entrambi possono essere debellati da meccanismi farmacocinetici similari.

 Il Virus Zika assume anche un forte impatto sulla medicina trasfusionale; seppur ancora non ci sono state segnalazioni circa la trasmissione tramite emoderivati è un evento assolutamente da prevenire poiché teoricamente possibile.

Negli ultimi mesi il Centro Nazionale Trapianti ha operato un controllo massiccio ed avviato una serie di scrupolose verifiche sui donatori, garantendo a livello nazionale un continuo aggiornamento. Con dei protocolli datati Marzo, il Centro ha aggiunto nella lista dei paesi con segnalazioni di nuove infezioni Zika i seguenti stati: Papa Nuova Guinea, Isola di Santa Lucia, Isole Saint Vincet e Sint Maarten, Cuba e Dominica; oltre  ai paesi già sfortunatamente vittime. Secondo le direttive del Centro gli eventuali donatori di sperma che hanno soggiornato in luoghi dove il Virus è attivo devono sospendere l’ attività di donazione, al ritorno, per almeno 6 mesi (il limite precedente era fissato a tre mesi).