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Vicenza: La macchina del fango e gli “amici di Maria”

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La Redazione
Pubblicato il: 06/09/2016 vai ai commenti

EditorialiVeneto

Lettera al Direttore pubblicata su Quotidiano Sanità del 06 settembre 2016

 

Come nel mondo della finanza ci sono dei livelli di classificazione (rating) della capacità di assolvere ai propri debiti relegando così uno Stato o una banca verso un basso grado di affidabilità perché i suoi titoli sono considerati spazzatura, così nella conoscenza ci sono vari gradi di affidabilità che vanno dalla scienza alla chiacchiera, all’opinione soggettiva.

Lo “strano caso degli amici di Maria” già raccontato a maggio 2016, ha avuto un’ulteriore svolta. Dopo la denuncia in Procura e la richiesta di procedimento disciplinare da parte di Nursind verso il direttore del Pronto Soccorso di Vicenza, Vincenzo Maria Riboni, l’Amministrazione ha concluso l’istruttoria e, valutata la difesa, gli ha inflitto la sanzione di 10 giorni di sospensione. Tanti giorni per un direttore di struttura complessa anche se, come stabilito dalla legge, si poteva arrivare fino a 15.

È bene ricordare che la sanzione è stata comminata per aver accertato che il direttore del PS aveva dato avvio a un procedimento disciplinare verso 8 dipendenti (6 infermieri e 2 medici) dichiarando di suo pungo il falso e travisando quanto i dipendenti avevano dichiarato durante una riunione. A incastrare il dott. Riboni una registrazione audio dell’incontro che ha dimostrato chiaramente il travisamento della realtà dei fatti.

Il caso ha avuto risonanza mediatica di rilevanza nazionale in un primo momento poi la stampa nazionale, capito che il giornale locale gli aveva dato in pasto una polpetta avvelenata, si è subito defilata. Il primo giornale a mettere in guardia dalla bufala è stato il Fatto Quotidiano ma, giusto un giorno prima, proprio Quotidiano Sanità aveva pubblicato una ricostruzione diversa da quella data dalla stampa locale corredandola di documentazione.

È ora accertato che il caso degli “amici di Maria” è meramente un caso mediatico, riportato da una stampa locale che non verifica con la stessa serietà dei giornali nazionali le notizie e la verità che esse veicolano. In tutta questa storia, infatti, non compare mai alcun paziente o utente. Nessuna lamentela all’URP o denuncia in procura, solo chiacchiere e opinioni di chi non aveva nemmeno letto le carte e, soprattutto, una notizia resa nota dopo l’assoluzione nel procedimento disciplinare, quindi con la consapevolezza di montare un caso senza fondamento.

Una macchina del fango che ha sommerso la dignità di una sanità di livello come quella vicentina forse per relegare sullo sfondo l’attenzione dei cittadini verso altro (caso banche del Veneto).
Un attacco mediatico condotto da un giornale che ormai aveva perso di credibilità nei confronti degli altri media e che, mancando di appigli, ha tentato la carta “etica” del “queste cose neanche si pensano”, “queste cose non si scrivono”.

Ecco, ora è chiaro, e speriamo presto lo sia anche per la Procura della Repubblica di Vicenza, che quanto di male pensato e quanto di male scritto si trova nelle dichiarazioni false del direttore del Pronto Soccorso che ha dato avvio al caso e ha messo sul tritacarne mediatico la reputazione dell’ospedale san Bortolo di Vicenza.

In questa storia il Nursind ci ha messo la faccia. Siamo stati l’unico sindacato a intervenire, a difendere i colleghi e la professione. Ora ci sia permesso di trovare soddisfazione nell’aver dimostrato il fondamento reale delle nostre valide ragioni e di aver ottenuto parziale giustizia. Forti poteri si sono scagliati contro questi colleghi e chi li ha difesi.

Ricordiamo, per chi si fosse persa la puntata, che il primo maggio il direttore de Il Giornale di Vicenza ci ha riservato il suo editoriale – “La fiducia dei vicentini” - definendoci il sindacato “schierato dalla parte degli otto goliardi e dei loro compagni di merende”, mettendo noi e i lavoratori sullo stesso piamo di Vanni e Pacciani, killer seriali e mutilatori di cadaveri. Una affermazione di inaudita gravità che è infinitamente lontana dalla verità dei fatti.

Oggi, quindi, comprendiamo meglio la notizia di queste ore che, per la prima volta nella storia del giornale, un direttore termina il suo lavoro prima della naturale scadenza del contratto. Forse la fiducia dei vicentini è stata tradita in primis da chi gli ha rifilato un’informazione parziale e distorta dei fatti.
 
Andrea Bottega
Segretario Nazionale Nursind