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Fine vita: sentenza storica, il giudice ordina all'Asl di praticare la "dolce morte"

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 12/12/2016 vai ai commenti

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Arriva la sentenza storica che pone le basi per dare un’ulteriore spinta al disegno di legge sul “fine vita” che, da tempo immemore si è smarrito nei corridoi di Palazzo Montecitorio.

La sentenza, depositata nel luglio di quest’anno, è stata emanata dal Tribunale di Cagliari, dove il Giudice tutelare Maria Luisa Delitala, ha accolto la richiesta di un malato di Sla, di vedersi interrotto ogni trattamento che lo tenesse in vita, ventilazione e nutrizione.

Inoltre la sentenza ha permesso all’Asl di inviare i medici dal paziente per sedarlo, aprendo così le porte alla “dolce morte”.

Il protagonista della vicenda

E’ stato Walter Piludu, a chiedere di poter morire serenamente.

Ex Presidente della Pci di Cagliari, una vita segnata dall’impegno politico e civile, una vita a detta dei suoi cari, piena, tante le passioni, dalla musica ai viaggi, una vita intensa.

Una vita, improvvisamente logorata dalla malattia: sclerosi laterale amiotrofica (tetraparesi con plegia amiotrofica).

Una vita imprigionata in un corpo immobile, un involucro rigido che ha soffocato il suo animo battagliero.

Una vita appesa ad un ventilatore, nutrito artificialmente e come mezzo di comunicazione solo gli occhi ed un puntatore ottico, ed è tramite quest’ultimo che l’anno scorso ha affidato tutto il suo dolore a Repubblica:

Io non ho manie suicide, gli occhi di mia moglie, il sorriso di mia figlia, l’affetto di sorelle e amici mi tengono attaccato alla vita nonostante le asprezze di giornate tra tubi nella pancia per nutrirmi e il respiratore. Il mio corpo è immobile, ho solo lo sguardo per comunicare. Vorrei poter decidere io quando andarmene e morire accanto alle persone che amo, senza emigrare in Svizzera. Perché la vita non può essere una prigione, c’è un diritto di dignità e di libertà”.

La sentenza, rivoluzionaria per un Paese come l’Italia, che in tema di fine vita resta indietro anni luce, ha permesso a Walter Piludu di morire come desiderava, dolcemente, senza ulteriore sofferenza, accanto alle persone che lo hanno accompagnato in vita, senza dover emigrare in Svizzera per una morte in solitudine.

Ma entriamo nel merito della sentenza per, capire come il giudice sia arrivato ad una decisione così importante e per certi versi coraggiosa, attesa da chi da sempre si batte per il diritto all’eutanasia.

Il giudice tutelare ha legittimato la sua decisione basandosi su un chiaro quadro normativo vigente.

Innanzitutto in prima istanza ha citato la Carta Costituzionale che in più articoli esplicita come per ogni trattamento sanitario, sia necessario il consenso dell’individuo, a questo consenso corrisponde di riflesso un legittimo dissenso, anche se questo determina un pericolo potenziale o reale per la vita dell’assistito.

A sancire il diritto al consenso o al dissenso è l’articolo 32 della Costituzione e l’articolo 13 secondo cui “la libertà personale è inviolabile”.

Tali principi, in assenza di una normativa, trovano accoglimento nella “Convenzione di Oviedo”, firmata dall’Italia nel 1997 e ratificata dal Parlamento nel 2001 con la legge n.145.

L’articolo 5 della Convezione citata recita: “Un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona abbia dato consenso libero ed informato… La persona interessata può, in qualsiasi momento, liberamente ritirare il proprio consenso”.

Il quadro normativo richiamato impone, pertanto, il rispetto assoluto della volontà del soggetto nei trattamenti sanitari, ed ogni qualvolta il rifiuto sia informato, autentico ed attuale non vi è possibilità di disattenderlo.

Il giudice ha dunque accertato le condizioni di salute psico- fisica del paziente riscontrando che larespirazione è assistita- essendo tracheostomizzato, ta nutrizione enterale avviene tramite PEG- è cateterizzato- ed è affetto da sindrome da immobilizzazione muscolo•scheletrica. Utilizza sistemi di comunicazione (comunicatore acustico con comandi oculari).

Dal punto di vista neurologico è capace di intendere e di volere, non presentando alcun deficit delle funzioni cognitive, né turbe psicopatologiche aventi significatività clinica. E' persona in grado di determinarsi lucidamente in piena autonomia, di rendersi conto del valore delle proprie determinazioni e delle proprie scelte, di comprenderne motivi e significato, di valutarne criticamente la portata e le conseguenze." come attestato nella relazione medica dello specialista in Neurologia e Psichiatria.

Più volte, Piludu ha manifestato, con scrittura privata, le proprie determinazioni in relazione al fine vita: “i trattamenti già iniziati ed aventi per obiettivo il prolungamento della mia vita siano interrotti (compresi respirazione assistita, dialisi, rianimazione cardiopolmonare, interventi chirurgici volti a prolungare la mia esistenza, trasfusioni di sangue, terapia antibiotica, alimentazione in ogni sua forma naturale o artificiale incluso soluzione glicata. Qualora uno di questi o altri interventi si rendesse necessario chiedo in sostituzione la sedazione terminale”.

Al peggioramento della sua condizione fisica, sono stare diverse le richieste di eutanasia, fino all’ultima in data 04.05.2016, in cui ha chiesto all’Asl di Cagliari il distacco del respiratore artificiale, previa sedazione.

Detto questo il Giudice tutelare ha accolto il ricorso dichiarando quanto segue:

Osservato che il rifiuto del trattamento sanitario da iniziare o già in atto, deve presentare gli stessi requisiti postulati per il consenso richiesto al soggetto prima di sottoporsi al trattamento medesimo, e rilevato che, nel caso di specie, il rifiuto espresso dal titolare del diritto alla salute è risultato della sua libera autodeterminazione. è attuale e concreto (non meramente ipotetico ma relativo ad uno specifico trattamento in fieri) informato (il paziente consapevole degli effetti che possono derivare dall'interruzione del trattamento sanitario). considerato che il beneficiario è edotto della possibilità di revoca proprie disposizioni in qualunque momento, ne consegue la legittimità della richiesta di pretendere dai sanitari coinvolti, il distacco dei presidi medici per il sostegno vitale,compresa la ventilazione assistita.

Quanto alle modalità con cui attuare l’interruzione del trattamento di sostegno vitale, si dispone che in accordo con il personale medico e paramedico che attualmente assiste o verrà chiamato ad assistere il Sig. W. l’minterruzione dei trattamento di respirazione artificiale o di altre procedure di assistenza strumentale in hospice o altro luogo di ricovero confacente ed eventualmente se ciò sia opportuno ed indicato dalla miglior pratica della scienza medica -- con somministrazione di quei soli presidi atti a prevenire ansia e dolori e nel solo dosaggio funzionale a tale scopo, comunque con modalità tali da garantire un adeguato e dignitoso accudimento accompagnatorio detta persona prima, durante e dopo la sospensione del trattamento.

La vicenda di Walter Piludu ha suscitato parecchio interesse, alle pagine di Repubblica ha affidato il suo pensiero in seno alla questione, Mario Sabatelli, Primario di “Nemo” al Gemelli di Roma, reparto all’ avanguardia per i malati di sclerosi laterale amiotrofica.

Sabatelli afferma: “PierGiorgio Welby e Walter Piludu? Fossero stati miei pazienti avrei seguito le loro decisioni, senza bisogno di tribunali. Perchè il rifiuto delle cure non è eutanasia, ma una questione di buona prassi medica. Già oggi la Costituzione ed il Codice deontologico lo consentono. Anche il Magistero della Chiesa è chiaro, non c’è un diritto di morte, ma un diritto a morire in tutta serenità con dignità umana e cristiana”.

Nell’intervista rilasciata, il Primario esprime il suo sostegno alla causa del fine vita, indignato di come oggi si tenda ad imporre i trattamenti sanitari, per paura ed ignoranza.

Ritiene che ogni malato abbia diritto di scegliere i trattamenti adeguati che non ledano la propria dignità, compito del medico non è imporre ma, seguire le scelte del paziente ed alleviare le sue sofferenze.

 

Fonti:

Morire senza dolore è diritto del malato”, il fine vita ordinato dal giudice alla Asl

http://www.repubblica.it/cronaca/2016/12/08/news/mario_sabatelli_io_medico_e_cattolico_spengo_le_macchine_ai_malati_che_lo_chiedono_-153716849/