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#GIMBE2017 - SSN Il salvagente ci serve!… e LA SCIENZA NON è DEMOCRATICA

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 04/03/2017 vai ai commenti

Contenuti InterprofessionaliFormazione

#GIMBE2017 il 03 marzo alla 12° Conferenza Nazionale a Bologna, all’appuntamento oltre 600 partecipanti, professionisti sanitari giunti da ogni parte d’Italia, molti cittadini e rappresentanti di associazioni a tutela della salute e diritti di tutte le persone. Un’occasione unica di confronto e analisi sulle politiche sanitarie del paese tra i decisori di governo a livello nazionale, regionale e aziendale e gli stakholders principali.

L’obiettivo è rispondere ad una domanda fondamentale: come garantire la sostenibilità di un Servizio Sanitario Nazionale equo e universalistico, capace di consegnare alle persone prestazioni sanitarie di eccellenza?

Nella prima sessione della mattina a parlare sono i numeri, il Presidente Nino Cartabellotta, analizza i dati della spesa sanitaria pubblica in rapporto a quella dei paesi dell’OCSE, alcuni significativi:

-       nel 2016 la spesa sanitaria pubblica italiana si attesta sotto la media OCSE, peggio di noi solo Grecia e Portogallo

-       meno 35 mld di Euro di spesa pubblica sanitaria, in decremento dal 2010

Tra i paesi del G7, l’Italia ha il primato in negativo per la spesa pubblica sanitaria, in compenso siamo invece secondi, per la spesa totalmente a carico delle tasche dei cittadini.

Il bilancio in spesa pubblica di una nazione, è un indicatore di salute specifico della popolazione. L’O.M.S. stima che se la soglia minima di spesa pubblica si abbassa oltre il 6,5%, l’aspettativa di vita si riduce, l’Italia sta sfiorando quel limite, oggi siamo al 6,6%, il rischio c'è. La legge di bilancio 2017 sembra aver assegnato alla sanità 2 miliardi in più rispetto al 2016, i fondi andranno a coprire progettualità specifiche, come l’allargamento del piano vaccinale e dei farmaci innovativi e contrattuali per i rinnovi e per le stabilizzazioni. In prospettiva, secondo l’analisi della Fondazione Gimbe il finanziamento pubblico entro il 2025 aumenterà di 15 mld di euro, un plafond che preoccupa, in relazione a molte variabili connesse.

Ulteriore considerazione è il DPCM dopo 15 anni, sui “Nuovi” LEA (livelli essenziali di assistenza), che ha dilatato oltre misura il paniere delle prestazioni esigibili dai cittadini e stabilito un misero stanziamento di 800 milioni di Euro.

Molti i trattamenti opinabili in termini di appropriatezza, senza fondamenti ed evidenze. Solo con il fine di assecondare il consenso di alcune categorie di cittadini e professionisti, sono state inserite alcune cure prive di efficacia terapeutica documentata secondo standard scientifici internazionali, come l’adroterapia per i tumori pediatrici. Mentre ancora fuori, benché prevista nel Patto per la Salute 2014-2016, la telemedicina per il monitoraggio delle cronicità come lo scompenso cardiaco e la BPCO.

Le Regioni hanno già lamentato l’insufficiente fondo a bilancio, del resto attualmente, solo 8 regioni italiane su 20 riescono a garantire i “vecchi” LEA, come faranno con i nuovi LEA? Chi monitorerà e con quali strumenti sul loro equo adempimento sul territorio nazionale? Persa l’occasione della riforma al Titolo V della Costituzione, ora spetta alle politiche di Governo farsi carico di trovare modalità alternative di sorveglianza di quelle sanitarie regionali, che hanno ad oggi comportato sul territorio nazionale, sistemi sanitari alternati a differenti velocità e qualità a seconda della residenza dei cittadini.

Descritto il quadro dei problemi, sono state proposte possibili soluzioni tese ad migliorare la performance economico-produttiva del Sistema Sanitario Nazionale.

Indispensabile un riordino complessivo delle normative sanitarie, spesso in contraddizione tra loro, auspicabile invece un Testo Unico che complessivamente definisca i criteri di finanziamenti, a carico del pubblico, riduca quelli integrativi, che gravano sui cittadini per le prestazioni extra-LEA e si occupi della governance del settore assicurativo privato, specialmente nel preponderante conflitto d’interessi che spesso vi soggiace.

Promuovere con ogni strategia la lotta agli sprechi in sanità. GIMBE già nel 2016 con il rapporto sulla sostenibilità del SSN, di concerto con i dati OCSE 2017, ha aperto il vaso di Pandora.

Gli sprechi in sanità sono enormi, 2 euro su 10 gettati al vento e generati a tutti i livelli, 1/5 dei trattamenti non offre nessun contributo al miglioramento dello stato di salute del paziente. Frodi, abusi, acquisti onerosi, sotto/sovra-utilizzo di strumenti e risorse, burocrazia amministrativa, inadeguato coordinamento dell’assistenza, in Italia costano 24,73 mld/anno, oltre il 20% della spesa sanitaria.

L’abbattimento degli sprechi può aiutare ma non è sufficiente, un sistema sanitario è sostenibile con una precisa linea politica programmatica, attualmente Cartabellotta osserva che non esiste un piano strutturato di smantellamento ma neanche un piano di sopravvivenza, “…il salvagente ci serve!....” per preservare un SSN equo, universalistico. Una conquista sociale irrinunciabile di tutte le generazioni che andrebbe ad intaccare la dignità delle persone, i loro progetti, obiettivi, ambizioni che sono il futuro, il vero ritorno di risorse per il paese.

Nel successivo dibattito si sono alternati vari esponenti di spicco, politici nazionali regionali e manager di grandi aziende sanitarie territoriali. Emilia Grazia De Biasi, presidente della 12° commissione Igiene e Sanità al Senato, in tema di sostenibilità finanziaria del SSN ha affermato : …”Il tema prima che finanziario è politico…in relazioni alle priorità…dobbiamo decidere se intendiamo investire o meno in politiche pubbliche…lo spreco risiede nella mancanza di legalità, spese per macchinari inutili e obsoleti, nella differenza tra nord e sud del paese…”

Mario Marazziti, presidente della XII commissione Affari Sociali alla Camera:…” è necessario partire dalle risorse umane, quelle che erogano le prestazioni sanitarie, garantire il processo di stabilizzazione dei precari e cambiare paradigma, modello di assistenza, da un modello ospedalocentrico a quello territoriale che garantisca la continuità dell’assistenza…”

Il Senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, puntualizza l’importanza di focalizzare gli aspetti della governance sanitaria, attraverso un processo di scelte etiche e responsabili. L’onorevole Giulia Grillo sostiene che l’equità di accesso alle cure è un indice di qualità e la spesa pubblica, il welfare, dipendono da una molteplicità di fattori, oltre che dalle politiche, pesano le tecnologie messe in campo. L’onorevole Giovanni Monchiero, l’onorevole Donata Lenzi e l’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna Sergio Venturi, pur concordando con le analisi del GIMBE, sottolineano l’importanza della crescita economica complessiva del paese, la prevenzione e la salute poggiano anche su altri settori di sviluppo, le condizioni ambientali, le infrastrutture, il lavoro, se favorevoli, di conseguenza miglioreranno i bilanci nazionali e regionali, favorendo l’equilibrio nell’erogazione dei LEA. Ribadito il concetto che le differenze regionali nell’erogazione dei LEA non sono più accettabili, le responsabilità ricadono su tutti gli stakeholders.

Sulla proposta di riordino delle normative relative alla finanza pubblica sono tutti d’accordo, ma con modalità differenti, per i fondi integrativi Marazziti, propone di lavorare su nuovi modelli, mentre De Biasi dichiara che “…mai la carta di credito a decidere in sanità…”.

Contrari ad espandere la sanità integrativa Lenzi, Monchiero e Grillo, i LEA devono essere sempre garantiti e Lenzi interviene nuovamente sulla pericolosità del conflitto d’interessi espresso dalle assicurazioni private che non possono al contempo fornire le prestazioni sanitarie a cui danno copertura. 

Nella mattinata tra i dibattiti tecnici, un momento particolarmente emozionante è stata la premiazione Salviamo il Nostro Servizio Sanitario 2017 al giornalista Piero Angela, motivazioni dell’assegnazione, trattate in precedente articolo (Clicca qui). Salutato da una standing ovation di tutta la folta platea, poi in silenzio per lasciare la scena al grande mattatore. La sua semplicità e umiltà, affabulano e incantano. Dice di sentirsi emozionato e sinceramente grato, è forse la prima volta al cospetto e persino premiato da questa moltitudine di eminenti professionisti sanitari. Ciascuno dei partecipanti ha il sorriso stampato sul volto, mentre lui racconta alcuni episodi significativi e dei suoi progetti in divenire alla soglia dei 90 anni, forse questo il segreto della sua brillante longevità? La sua vita costruita nei labirinti della ricerca, nei dubbi e nel rigore scientifico. È stato tra i primi a svelare i pericoli delle pseudo “scienze”, l’omeopatia, la parapsicologia e tante altre,… voi sanitari, scienziati, vi siete mossi in ritardo…come mai?.... Angela per aver trattato e smitizzato questi temi, racconta di aver subito, diversi processi, nei quali tra l’altro, era accusato di non aver previsto il “diritto di replica”, con gli “esperti” delle discipline esaminate.

Ebbene nelle corti giudiziarie Piero Angela ha argomentato che il “diritto di replica”, si applica in determinati contesti mediatici con finalità d’intrattenimento e costume: talk-show, reality, magazine; mai in quelli a denominazione culturale, formativa e scientifica, perché questa segue esclusivamente un rigore metodologico : LA SCIENZA NON è DEMOCRATICA!” …” appurato che la terra è rotonda che senso ha dare la stessa visibilità a chi sostiene che è piatta?....Copiosi gli applausi! Un’alfabetizzazione quanto mai necessaria in un mondo dove internet e i social hanno reso l’informazione scientifica e non, a portata di clic. Una conoscenza che con facilità può essere manipolata a fini consumistici, ha sempre più bisogno di persone di creatività, ingegno ed etica come Piero Angela, al quale dedichiamo idealmente il nostro impegno quotidiano nel Salvare il Nostro Servizio Sanitario Nazionale.

Nella sessione pomeridiana, spazio ai giovani professionisti sanitari, che con i loro progetti e ricerche innovative e d’eccellenza evidence based, hanno dimostrato che il paese non può rinunciare a queste risorse per dare un futuro al paese. Tutte le professioni sanitarie sono presenti, infermieri, medici, farmacisti, tecnici di radiologia e sorprendono per l’acutezza dei contenuti trattatati in tema di sostenibilità sanitaria. Progetti di cura e monitoraggio degli esiti secondo indicatori validati, miglioramento delle performance cliniche e di salute delle persone sia in setting assistenziali ospedalieri che territoriali, all’insegna di efficacia efficienza delle prestazioni insieme all'ottimizzazione dei costi sanitari di produzione.

I dubbi sul futuro non ci sono, se l’Italia saprà comprendere che l’unico investimento utile e prioritario sono i giovani di talento e noi abbiamo questa ricchezza.