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Emiliano Boi, Infermiere, risponde alle 5 domande per svelare gli enigmi sulla bozza del nuovo Codice deontologico

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 11/06/2017 vai ai commenti

Cinque Domande

Concluse le consultazioni sulla bozza del nuovo Codice Deontologico iniziate il 6 febbraio di quest’anno e terminate le modalità di modifica, la bozza che tutti conosciamo potrebbe essere il Nuovo Codice Deontologico della  professione infermieristica, il cui termine “Codice” sembra  portare in sé quelli che sono veri e propri  enigmi da risolvere.  

Ti chiediamo quindi di aiutarci a svelare l’arcano, e puoi farlo rispondendo a cinque semplici domande (Scarica il file).

Invia il tuo contributo a [email protected] con una tua breve presentazione ed una foto o immagine generica correlata (facoltativa). Si accettano anche contributi in anonimato. In ogni caso vanno specificati: professione (es. studente, infermiere, coordinatore, ecc.), ambito di attività (es. Ambulatorio, SO, chirurgia, ecc.), Regione, anni di servizio. 

I contributi arrivati in redazione saranno pubblicati.

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Concluse le consultazioni sulla bozza del nuovo Codice Deontologico iniziate il 6 febbraio di quest’anno e terminate le modalità di modifica, la bozza che tutti conosciamo potrebbe essere il Nuovo Codice Deontologico della  professione infermieristica, il cui termine “Codice” sembra  portare in sé quelli che sono veri e propri  enigmi da risolvere.  

Leggi la bozza del Codice Deontologico QUI

Oggi pubblichiamo le risposte alle "Cinque Domande per svelare gli enigmi" del collega EMILIANO BOI, da anni impegnato nei dibattiti e nella divulgazione sui social di preziosi, e talvolta pungenti, spunti di riflessione inerenti la professione infermieristica. Le immagini a completamento dell'elaborato sono opera sua e danno un assaggio del suo originale stile comunicativo, nel cammino ironico e amaro di quelle "contraddizoni" che da tanto tempo sembrano insidiare il mondo degli infermieri.

1. La sublimazione della professione sembra concretizzarsi nell’art. 1 della bozza del Codice Deontologico: l’infermiere persegue l’ideale di servizio. Cosa si intende, secondo te, per “ideale di servizio”?

L’ideale di servizio è sinonimo di “servizio teorico”, di “servizio astratto”. Non è altro che il “servizio” visto da un punto di vista idealistico e filosofico, più precisamente metafisico, che si presenta cioè come realtà assoluta che esiste solo sul piano delle idee e che prescinde da qualsiasi dato derivante dall'esperienza, quindi dalla realtà.

E' un'espressione purtroppo inflazionata nella deontologia del cosiddetto “copia e incolla”, quella che, per intenderci, cerca di omologarsi ad ogni costo all'etica professionale astratta ed indefinita, che non si addentra nell'ambito delle peculiarità delle norme ordinamentali e delle precipue competenze, privando i contenuti delle specifiche e particolari connotazioni, quasi fossero trascurabili.

Espressioni come “perseguire l'ideale di servizio”, “agire con correttezza” “adoperarsi per il bene della persona” sono indubbiamente le più utilizzate nella deontologia, ma sono anche le più generiche, quelle che non contribuiscono in alcun modo a tipizzare l'autonomia di una professione o quantomeno a circoscriverne le competenze ed il panorama dei comportamenti concretamente corretti.

Sembra un paradosso, ma sublimare la professione con frasi del tipo “l'infermiere persegue l'ideale di servizio” equivale a non dire di cosa si occupa, il che, quantomeno ai giorni nostri, credo possa essere considerato un atto autolesionistico professionale.

 

2. E se ti dicono che nell’ambito del “fine vita” il tuo “gesto assistenziale” è di fondamentale importanza, vuol dire che sei tenuto a…?

Vuol dire che chi ci rappresenta ha dimenticato una cosa importante, forse la più importante, e cioè che la professione infermieristica è una professione sanitaria, intellettuale e scientifica e, in quanto tale, non può ridursi alla “scienza astratta del gesto”, ammesso che quest'ultima esista...

Al continuo tentativo di interpretare i gesti come “unici saperi” e “fondamentali abilità” del linguaggio professionale direi che abbiamo fatto il callo e di certo una visione così ristretta della professione non soddisfa più le attese di chi, come me, vorrebbe sentir parlare di reali competenze sanitarie e specialistiche, anche e soprattutto nel fine vita.

Ritengo che il “gesto assistenziale” di cui si parla nella bozza sia l'esaltazione di quella gestualità sensoriale, complementare ed alternativa, che da troppo tempo intrappola il patrimonio professionale nello stretto campo della relazione di conforto e di accoglienza, che, di fatto, non consente all'infermiere specialista in terapia del dolore di potersi occupare di analgesia e sedazione e di cure palliative con discreta autonomia.

Mentre per alcuni “l'infermiere facilita l'espressione del dolore”, per tanti altri potrebbe rendersi decisamente più utile attraverso, ad esempio, la promozione di una gestione uniforme, standardizzata e condivisa della terapia del dolore tra i diversi professionisti sanitari. Io appartengo agli altri!

 

3. Ritieni che la bozza del Codice deontologico sia “integrata nel suo tempo”? Al passo con una professione infermieristica che chiede a gran voce il suo reale (quindi oltre la carta) riconoscimento.

Ritengo che la bozza non sia assolutamente integrata nel nostro tempo e che, così come è stata impostata, non possa consentire a nessuno di dire “noi siamo pronti”.

Sia chiaro, l'infermiere che “tutela l'ambiente” non è infermiere, è un ausiliario.

La deontologia ha bisogno di rinnovarsi periodicamente proprio perché nel tempo cambia l'ordinamento, cambia la formazione, cambiano i ruoli, cambiano le responsabilità e quindi le competenze professionali. Una deontologia che non contribuisce a delineare i compiti e le responsabilità della professione non e' in linea nemmeno con l'ordinamento vigente.

E' un paradosso che, a distanza di ben undici anni dall’approvazione della legge 43/2006, ci troviamo oggi di fronte ad una bozza pseudo-deontologica che non entra nel merito delle capacità prescrittive della professione, non riconosce le peculiarità assistenziali delle funzioni specialistiche, evita di citare il coordinamento nonché la stessa dirigenza infermieristica, quasi fossero espressione di altre professioni sanitarie.

 

4. Ritieni che la bozza di Codice deontologico sarebbe facilmente comprensibile ai cittadini e in grado di fornire agli assistiti una rappresentazione chiara dell’identità professionale dell’infermiere?

L'infermieristica “metafisica” non è comprensibile ai professionisti che operano sul campo, figuriamoci ai cittadini. I cittadini, semmai, hanno un disperato bisogno di chiarezza in termini di competenza ed è l'abilità specifica che determina l'identità professionale, intesa come fiducia, stima e credito che un professionista autorevole acquisisce nell'esercizio delle sue attività.

 

5. Esprimi un parere complessivo sulla bozza del Codice deontologico.

Carente e demansionante nel suo complesso. Non adeguata per una professione sanitaria ed intellettuale come quella infermieristica e maggiormente attinente ad attività ausiliarie e di supporto svolte da badanti e Care giver.

 

Facoltativa suggerisci una modifica al Codice deontologico che, a tuo avviso, lo renderebbe concretamente più aderente ai contesti professionali e lavorativi…

Una modifica non basterebbe. Suggerisco di intervenire con una revisione totale della bozza, finanche a stravolgerla nella forma e nei contenuti, nell'assoluta convinzione che l'assistenza che ogni giorno garantiamo è importante quanto il dovere del dissenso per il mancato riconoscimento della nostra professione.

La revisione proposta da Emiliano Boi QUI

 

Aderisci anche tu e manda un apporto alla riflessione, puoi farlo rispondendo a cinque semplici domande (Scarica il file).

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I contributi che perverranno in Redazione saranno pubblicati.