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I 3 secondi del sisma a Ischia di Marco infermiere

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 03/09/2017 vai ai commenti

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3 Secondi di Marco Sanataro

Premessa di Elsa Frogioni

Marco Sarnataro è di servizio all'Ospedale Rizzoli a Lacco Ameno,  la notte del 21 agosto, quando nella sua giornata "normale di lavoro" presso l'UTIC Cardiologia, è interrotta da qualcosa d'inaspettato, che lascierà un segno indelebile nella sua vita personale e professionale. Il giormo seguente ha raccontato ciò che ha visto nel suo diario facebook nel post:  Ho visto …. Ho visto tutto Io c’ero.

Dopo qualche giorno ha il bisogno di condividere ciò che quella notte ha provato, quell'esperienza che ti segna dentro nell'anima.
La narrazione contiene il seme dell'auto-cura e in più la potenzialità di generare l'empatia, il sostegno e la solidarietà degli altri. Caro Marco, colleghi e ischitani tutti, sappiatelo! Il nostro abbraccio e protezione ci sarà sempre, la Vostra forza è un esempio per tutti! Ischia è e sarà sempre più bella!

Tre secondi

Sono passate parecchie ore dal boato che ha scosso la terra, l'ospedale, le case e gli animi dell'isola verde. 
Si è detto tanto … ma si sa ancora poco. 
Non mi era mai successo prima di trovarmi nel bel mezzo di un sisma e … credetemi se vi dico che non ci tengo a riviverli. 
Come se in qualche modo la mente volesse rimuovere quei momenti terribili.

Tre secondi.

Anche nel mio ultimo racconto non sono riuscito a descriverli, riportando solo quello che è accaduto subito dopo. 
 Lo spavento, la confusione, la professionalità, la solidarietà, il coraggio, la gioia, la vita … ma niente sui tre secondi.

Quindi voglio cercare di ricostruirli:

In quel mentre ero seduto. Vicino a me, il mio collega di turno e il medico di guardia. Alle mie spalle la TV trasmetteva un servizio su Amatrice. Il volume basso ci faceva compagnia mentre eravamo intenti nella compilazione di moduli, richieste, esami. Insomma … stavamo lavorando in tranquillità… senza però abbassare la guardia.

Perché chi lavora in reparti di emergenza sa bene che lo stato di calma apparente è quello che più fa paura … perché da un momento all'altro le condizioni cliniche di qualche paziente si possono destabilizzare e poi, in effetti, un ricovero in urgenza è sempre in agguato. 

Si parlava dei sostegni e dei fondi destinati per la ricostruzione del comune distrutto… un comune a quasi 1000mt di altezza, poco distante dal Parco Nazionale del Gran Sasso.

A distanza di un anno esatto dall'evento che ha colpito il piccolo comune della provincia di Rieti (24/08/16), in quella guardiola si discuteva degli sfollati: 
“ci sono persone che vorrebbero ritornare a vivere in quei luoghi dove sono cresciuti e altri che sono rimasti traumatizzati” 
“io probabilmente non ci tornerei … quella terra ancora sta tremand ----booom---

Il boato. 

In realtà non so bene di averlo sentito. 
Uno strano tremore alle gambe mi fece pensare a qualche crisi del mio fisico. 
Stavano iniziando i tre secondi. 
Colpi sussultori provenienti dal basso, dal pavimento con una violenza tale che mi fecero sbalzare dalla sedia. Quasi a spezzare le gambe.

Poi il buio. Black out. 

Nessuno di noi ebbe la forza di nominarlo, ma sapevamo che stavamo vivendo

“i tre secondi”. 

Dalla sedia mi ritrovai ad agguantare la maniglia della porta a vetro da cui si esce fuori al balcone. 
Poi mi tirai indietro perché il balcone poteva essere il primo a crollare. 
Brancolando nel buio inciampai nella sedia dove ero seduto un attimo prima. Non persi l'equilibrio ma mi ritrovai con il viso spiaccicato sulla vetrinetta dei farmaci. 
Finalmente individuai l'uscita dalla guardiola infermieristica.. poi la luce.

Ed ecco erano terminati i tre secondi.

Inizi a pensare al rischio scampato. Alla possibilità di in crollo della struttura, di ritrovarti di sotto per cedimento del solaio.
La rivalutazione dei tre secondi è che non hai il tempo di pensare. L'istinto solo ti guida.

Passano in fretta i tre secondi. 

Sono violenti, tremendi, inaspettati che non hai neanche il tempo di realizzare, di parlare, di gridare. Puoi ritrovarti sotto o sopra le macerie

… in tre secondi. 

Sei impotente.

Te ne rendi conto solo quando finiscono i tre secondi. Se sei ancora in piedi o ferito, sommerso o meno da qualcosa. Se sei vivo.

Il pensiero va quindi ai tuoi cari… a mia moglie che stava lavorando al piano di sotto.  

Agli amici. Agli abbracci mancati. Ai perdoni non dati.

A quanti non gli hai ancora detto “ti voglio bene”. 

Ecco cosa è successo agli abitanti di Amatrice.

Tutto quello che è successo dopo “i tre secondi” … già lo sapete. 

Tutto quello che è successo dopo “il terremoto” … già lo sapete. 
Marco Sarnataro