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Contenzione. Sottoscritta la Carta di Trieste per contrastarla

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 16/09/2017 vai ai commenti

Standard AssistenzialiStudi e analisi

La Carta di Trieste sulla non convenzione, nata dalla collaborazione dell’Azienda Universitaria integrata, l’Ordine dei medici, i professionisti della salute, i magistrati italiani e brasiliani, volontari di diverse associazioni e rappresentanti del Gruppo Trieste libera dalla contenzione, è stata sottoscritta dalla Giunta Regione FVG, il Comune di Trieste, l’Università di Medicina ed i Nas Dei Carabinieri.

Nata con l’ambizione di estendersi in tutta Italia ed arrivare fino a Bruxelles, ha lo scopo di liberare le strutture sanitarie ed assistenziali dall’odiosa pratica della Contenzione.

(da QS e Ipasvi)

 

Messa in discussione già dagli anni ‘80, sia sul piano etico che sul piano dell’efficacia, la contenzione, è ancora una pratica molto diffusa ed allo stesso tempo sempre al centro di accesi dibattiti.

Essa rappresenta una limitazione alla libertà individuale ed è lesiva della dignità della persona, con ripercussioni sul piano fisico e psicologico del paziente, ma con ripercussioni anche sui familiari.

 

Cos’è la Contenzione

E’ un atto sanitario-assistenziale, effettuato tramite mezzi fisici, chimici ed ambientali, applicati direttamente all’individuo o al suo spazio per limitarne i movimenti, l’articolo 30 del codice deontologico degli infermieri recita: la contenzione deve essere limitata solo a eventi straordinari e deve essere sostenuta da prescrizione medica o da documentate valutazioni assistenziali.

Ed ancora, l’abuso dei mezzi di contenzione è punibile in base all’articolo 571 del Codice Penale.

Quattro i tipi di contenzione:

 

  • Fisica, applicazione di presidi alla persona o applicati allo spazio circostante, per ridurne o controllarne i movimenti

  • Chimica, somministrazione di farmaci, sedativi o tranquillanti, che modificano il comportamento del paziente

  • Ambientale, cambiamenti apportati all’ambiente per controllarne i movimenti

  • Psicologica o emotiva- relazionale, atta a ridurre l’aggressività del paziente.

 

Nella contenzione fisica o meccanica, sono contemplati mezzi come le spondine per il letto, il corpetto per la sedia, cuscini anatomici per posizioni obbligate, polsiere e cavigliere.

In merito alle spondine del letto, una revisione del 2007, ritiene siano dispositivi di sicurezza, nel caso vengano applicate per evitare le cadute accidentali, diversamente diventa un mezzo di contenzione se usate per evitare che il paziente scenda dal letto.

 

Diversi studi hanno dimostrato come le conseguenze della contenzione possano essere anche fatali per il paziente, come la morte.

Diversamente allungano l’ospedalizzazione, creano danni fisici e psicologici spesso irreversibili.

Eppure in Italia non c’è ancora una vera cultura della NON contenzione, e troppo spesso e con troppa superficialità è praticata.

 

L’amministrazione regionale del FVG, già lo scorso anno hanno aveva approvato una delibera con delle precise raccomandazione per evitare la procedura.

La speranza è quella che la Carta di Trieste possa essere da monito e da esempio per il resto del territorio italiano.

 

ph credit: retisolidali