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“Buongiorno, mezzanotte. Buonanotte, giorno". Un'infermiera racconta e si racconta in un libro

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 19/10/2017 vai ai commenti

Narrative Nursin(d)g

I primi passi di un'appassionante libro scritto da Monica Vaccaretti, vicentina, nata il 20.10.1973. Laureata in Infermieristica a Verona, esercita la professione dal 2004, prima in Pronto Soccorso e poi in Oncologia a Vicenza.

Le storie di corsia si amalgamano magicamente con la bambina che rivive i luoghi natii.

E' un viaggio introspettivo intenso e commovente, che vi invitiamo a leggere.

Buongiorno, mezzanotte. Buonanotte, giorno"

 

 

Ci sono tanti incontri in un buongiorno, quelli più belli lasciano il segno in un istante illuminando con un sorriso la giornata, altri hanno la forza di coinvolgere e sconvolgere più a lungo. Ci sono tanti sogni in una buonanotte e tanti desideri da affidare alla luna. Ci sono tante storie che vivono nella memoria delle persone che le hanno vissute, storie che meritano di essere raccontate perché ne resti una traccia imperitura sulla carta, lasciata dall’inchiostro del cuore.

            “Buongiorno, mezzanotte. Buonanotte, giorno!” – dai versi di una poesia di Emily Dickinson - è il racconto dei miei giorni forti e di quelli fragili, tra i gesti semplici della mia quotidianità, in un rincorrersi di albe e tramonti e nello sconvolgimento del ritmo sonno veglia a causa del turno notturno.

E’ una raccolta di racconti d’introspezione, con note autobiografiche e storiche che sanno di poesia del vivere. E come note su uno spartito narrano di me, della mia gente, della mia terra. In un’incessante erosione interiore un costante confronto con il mio io mi porta inevitabilmente alla comparazione tra ciò che sono e quel che la mia ombra riproduce di me.

        E’ il racconto dei miei luoghi del cuore e dell’anima che mi fanno sentire a casa, nella mia cara terra veneta, grazie al ritmo lento della luna, delle maree e delle stagioni, nella sinfonia delle nostre vite. E’ il racconto del mio incontro con un amore perduto, che torna a baciarmi nel sogno e che rivive sul volto di mio figlio in quel momento fragile, dolce e sospeso che precede l’alba di un altro giorno in cui ho imparato a non voltarmi indietro se non per sorridere nostalgica al tempo.   

            E’ il racconto delle voci di mistero e di leggenda, che echeggiano sulle montagne delle Prealpi venete che circondano come un abbraccio la mia città e che fin da bambina vedo dalla finestra e lungo le strade di casa. Voci di eroi di guerra senza nome che lassù hanno consumato la vita e costruito la storia e la patria e che richiamano quaggiù il mio cuore in tempesta. E’ il racconto del Natale del ’43 quando Vicenza fu bombardata per la prima volta dagli alleati: un racconto che ripercorre, in cielo e in terra, gli istanti e gli istinti dei protagonisti di quella tragica mattina d’inverno, vicentini nel borgo dove sarei nata e americani che avrei imparato a conoscere e ad amare da adulta.

            E’ il racconto, rivissuto con sentimento e ragione, dei drammatici fatti di cronaca che riempiono i giornali ed infiammano i dibattiti televisivi dei nostri giorni, dall’immigrazione alla minaccia terroristica, dai teatri di guerra e miseria alle difficoltà del vivere e del morire. Con parole scevre da ogni giudizio sono racconti che fotografano realtà a volte terribili, con la mano attenta di un cronista.

            E’ il racconto della malattia negli ospedali e della vita  che scorre fuori dal reparto e che continua anche dentro, nelle sue svariate sfumature, coinvolgenti e sconvolgenti, dove si respira tutta l’umanità delle persone, con le loro fragilità e gli eroismi quotidiani, e la forza dirompente della vita. Sinteticamente e con una oculatezza ai rapporti umani non meno precisa di una fredda cartella clinica, vengono scattate istantanee fotografiche di ciò che è la realtà della malattia, vissuta tra le donne  egli uomini che affollano il Day Hospital oncologico. In uno scambio di emozioni umane dai toni spietatamente sinceri  ogni bellezza della donna e ogni forza dell’uomo nasconde un immenso trauma ed ogni trauma vissuto si veste di limpidissima bellezza, in una ricerca quasi disperata  di un’altra goccia di vita su cui accostare le labbra. Mille e più protagonisti in un paio di occhi soli, riuniti nello stesso dramma ed aggrappati anche al più banale aspetto del quotidiano – infinitesimale ed impercettibile per il mondo esterno – di inestimabile valore per quegli sguardi, raccontati da una donna e infermiera.

            Sono Monica Vaccaretti, vicentina, nata il 20.10.1973. Laureata in Infermieristica a Verona, esercito la professione dal 2004. Dal 2010 ogni giorno i passi mi portano in Oncologia a Vicenza ma per anni ho prestato servizio in pronto soccorso dove ho lasciato il cuore. Scrivo da sempre, le mie storie nascono sempre da accadimenti reali, poi le ali della fantasia volano solo su alcuni passaggi.  Il mio sogno da grande era fare la giornalista, forse per questo lo stile narrativo è quello di un cronista che riporta le storie di strada. Il mestiere di scrivere è iniziato nel 2016 con i concorsi letterari nazionali, dove molti dei miei racconti hanno ottenuto premi e riconoscimenti. Amo definirmi una narratrice, un portatore di storie. La mia storia, narrata in Occurro ergo sum. Incontro quindi sono, - premiata a Treviso al concorso L’incontro 2016 – mi ha fatto incontrare Divina Follia Edizioni con la quale sono stati pubblicati gli altri inediti e con la quale a breve uscirà la seconda raccolta di racconti 2017.

Ma l’incipit della mia avventura nel mondo letterario è stato il primo premio al concorso La Cura della cultura, la cultura della cura, organizzato dalla biblioteca biomedica Ulss Vicenza, con il racconto Non siamo angeli, siamo donne, seguito nel 2017 da Nullis amor est sanabilis herbis.