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Mi chiamo David, sono un infermiere e nel 2014 ho avuto un’emorragia cerebrale. Il Racconto

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 15/12/2017 vai ai commenti

Narrative Nursin(d)g

Riceviamo e pubblichiamo il racconto che ci ha inviato David Guntoli, infermiere, di Lucca.

In veste romanzata, perché David si diletta a scrivere, narra la sua vicenda personale, drammatica e risolutiva allo stesso tempo, perchè nell'evento avverso ha trovato la forza di liberarsi dalle catene imposte dalla società moderna e ritrovare se stesso nella scrittura.

Lasciamo dunque che sia la sua penna a raccontare ed a raccontarsi

 

Mi chiamo David Guntoli. Sono nato a Lucca nel 1967. Sono infermiere e nel 2014 ho avuto un’emorragia cerebrale.

Ma questo è solo l’inizio della storia. Quel che può sembrare un momento la fine a volte non è che l’inizio di qualcosa di totalmente nuovo.

Ho sempre amato le storie e sto per raccontarvene una, che somiglia molto alla mia… o forse è proprio quella mascherata da un’altra.

IN UNA GALASSIA LONTANA LONTANA

“Oh ma questo figliolo c’ha una fantasia da nulla.”

Mia nonna lo ripeteva a mio padre ogni volta che mi vedeva disegnare le storie. Non ho ricordo di quelle trame di bambino, che probabilmente viste con gli occhi di oggi mi farebbero sorridere, ma ricordo quel giorno:

chiacchiericcio diffuso

buio in sala

silenzio carico di attesa

“Tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana.”

E poi la musica che mi si piantò nel cervello.

Sui titoli di coda capii ciò che volevo fare da grande: essere l’artefice di storie capaci di regalare emozioni come quelle che provai vedendo “Guerre Stellari”

Nella mia testa si formavano storie fantastiche che trasformavo in realtà con tutto ciò che mi capitava sotto mano. Ricordo ancora una lunga storia con protagonisti le sorprese dell’ovino Kinder, i Micronauti, gli uomini ragno magnetici, i peluches e naturalmente Darth Vader e Luke Skywalker.

Ogni giocattolo diventava un personaggio di un equipaggio di un’astronave in cerca di un pianeta sul quale ci sarebbe stata la risposta a ogni domanda sulle origini dell’umanità e la chiave per salvarla.

Il bene eternamente in lotta contro il male.

Il male

Prima o poi tutti ci troviamo ad affrontarlo

Avrei voluto scrivere, ma si sa che crescendo le aspettative cambiano o forse vengono dimenticate con la scusa della vita che incalza; c’è sempre qualcosa da fare. La scuola, poi l’università, il lavoro, la famiglia.

Dove vanno a finire i sogni di bambino?

 

“Ma è logico che sceglierà te.”

Giorgio era dalla mia parte. Lo era sempre stato. Il vice direttore stava per lasciare l’Italia e il capo doveva scegliere chi lo avrebbe sostituito. C’erano due nomi in lizza: il mio e quello di Pieruccini Francesco, detto “il Piero”. Ero più titolato, più efficiente, competente e simpatico di lui, ma non volevo vendere la pelle del Piero fino a non averlo ucciso. Sapevamo benissimo che la nostra febbricitante curiosità sarebbe stata soddisfatta entro due giorni. Franco era di cattivo umore, consapevole che le sue speranze rasentavano lo zero. Mi ero fatto un tale culo per l’azienda, da togliere spazio a tutto il resto. Avevo sacrificato il mio tempo libero sull’altare della carriera, ma a breve ogni sforzo sarebbe stato ripagato. Il carico di stress era arrivato ai limiti di sopportazione. Ero stanco e insoddisfatto.

Sì insoddisfatto, perché per quanto mi piacesse quel che facevo, c’era sempre una sfera grigia indecifrabile, che non accennava a scomparire. La mia bolla di insoddisfazione. Spesso non mi rendevo conto della sua presenza, ma a volte la vedevo chiaramente. Cresceva con me. Provavo a romperne il guscio, ma la sua resistenza andava oltre le mie possibilità. Eppure una volta avuta la promozione avrei avuto una vita perfetta: uno stipendio con tanti zeri, una BMW serie 8, una casa a Courmayer.

Dite la verità che un po’ mi invidiate.

Proprio allora qualcosa dalla sfera grigia premeva per uscire.

Il giorno della scelta arrivò. Avevo dormito un sonno agitato, svegliandomi spesso. Solo quando l’alba era alle porte mi concessi alle braccia di Morfeo. Quando la sveglia suonò capii subito che era accaduto qualcosa. Provai ad alzarmi, ma il braccio sinistro non rispose ai miei ordini. La saliva colava dalla mia bocca schiusa in una smorfia che non riuscivo a togliermi dal volto. Quando anche la gamba sinistra si rifiutò di obbedirmi, mi fu chiaro che tutto era cambiato.

Venti minuti dopo la mia testa era sotto indagine. La TAC rumoreggiava esplorando ogni millimetro del mio cervello.

EMORRAGIA CEREBRALE

Il medico fu perentorio: la prognosi sarebbe stata riservata per i prossimi tre giorni.

Il mio primo pensiero andò alla promozione: Sfumata, neve nel sole.

A questi pensieri la macchina alla quale ero collegato cominciò a suonare impazzita. Gli infermieri arrivarono di corsa. Mi misurarono la pressione arteriosa e non dissero nulla ma dagli sguardi che si scambiarono capii subito che la situazione era grave. Mi cambiarono la flebo. Solo in quel momento capii che in pericolo c’era ben più della promozione. I tre giorni di prognosi riservata passarono, sebbene a me sembrassero settimane. L’affetto della mia compagna e di molti amici mi accompagnò, lenendo la paura strisciante che si insinuava sempre più profondamente in me.

Poi l’atteso responso giunse:

L’emorragia stava recedendo autonomamente. Non ci sarebbe stato bisogno di intervenire chirurgicamente.

Naturalmente Franco divenne il nuovo vice direttore.

I due mesi successivi sarebbero stati scanditi da una noiosa ma necessaria riabilitazione. Nei momenti in cui ero solo, la noia mi assaliva. Non potevo fare nulla che potesse affaticare la mente. Non ce la potevo fare a passare due mesi così.

Al settimo giorno di arresti domiciliari stavo ascoltando svogliatamente la televisione in uno stato di dormiveglia quando il passato tornò a bussare prepotentemente: bastò sentire la prima nota per ritrovarmi in quella sala buia dove ero stato 

Tanto tempo fa

“Guerre stellari”: Stasera alle h 21.30.

In un momento ero tornato ad essere Dio che creava personaggi, intrecciava destini, avvocato, giudice e giuria della sorte di ognuno di essi. La sfera grigia si era crepata e il profumo della torta di mele di mia madre riempì la stanza dove stavo oziando. Mi guardai attorno in cerca dei miei pupazzetti, ma fu il monitor acceso del computer a invitarmi. Cominciai a battere sui tasti pervaso da un’energia magica

Usa la forza giovane Jedi

che non sapevo di avere. Due giorni dopo avevo scritto una storia, imperfetta, con poco ritmo e insoddisfacente. Eppure ero felice. Certo, avrei dovuto lavorarci su. E così feci ancora e ancora. E il tempo che non passava mai cominciò non bastarmi.

Ora so cosa conteneva quella sfera grigia che non vedo più. Non ho avuto la mia promozione, non potrò permettermi la BMW, ma ho ritrovato quella forza creatrice che tutt’oggi, perfettamente guarito guida i miei giorni, emozionandomi come faceva quando ero un bambino. Certo il tempo è poco, certo che vivere solo di quella, vorrebbe dire rinunciare alle risate e alle mangiate (morigerate mi raccomando) in compagnia, agli impegni quotidiani che nel bene e nel male fanno parte della nostra storia; ma lei è lì e il tempo che le dedico è quello che basta a entrambi a sentirsi colmi di qualcosa che avevo scordato. Perché a volte la chiave capace di aprire la porta alla prigione che ci costruiamo attorno ha la forma di un pesante fardello. Per me è stato così, ma non per tutti deve passare da un dramma.

Non c’è ricerca che valga più di quella di noi stessi. Parole facili a dirsi ma a volte così difficili da mettere in atto da farci pensare erroneamente che la soluzione si trovi

In una galassia lontana lontana

 

Ho scritto questo racconto per una raccolta intitolata “Gabbie” edita da MDS una casa editrice pisana molto sensibile al sociale. La raccolta è un’opera nata dalla collaborazione di più autori, tra i quali alcuni detenuti della casa circondariale Don Bosco di Pisa, che dopo un anno di laboratori di scrittura si sono cimentati in questa impresa arrivando a essere ospiti di Montecitorio dove con gli altri autori hanno incontrato il ministro della giustizia Andrea Orlando.

Il tema della raccolta era la gabbia intesa come struttura coercitiva che limita la libertà e il movimento, ma anche tutto ciò che limita la possibilità di esprimersi.

Il seguito della storia che vi ho raccontato che riguarda il sottoscritto si sintetizza in altri racconti, altre antologie e finalmente un romanzo tutto mio, intitolato “Il Segnato”, un fantasy gotico uscito pochi mesi fa che è il primo di una trilogia in corso di opera. E non ho affatto intenzione di fermarmi, tanto che mi sono lanciato in un nuovo progetto che sta per vedere la luce: un mediometraggio intitolato “Il Bastione” che altri non è che uno spin off de “Il Segnato”, da me scritto e diretto con l’aiuto di professionisti che mi hanno supportato sulla spinta di un entusiasmo contagioso. E l’avventura è solo all’inizio.