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Mistero della casta? Ambulanza, rianimatori e infermieri h24 a Palazzo Chigi

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 02/03/2018 vai ai commenti

AttualitàEditoriali

 

Poco meno di un anno fa, il NurSind presentava a Roma i primi dati dell'importante studio Rn4Cast che tra l'altro stabiliva il rapporto ottimale tra numero di infermieri assistiti in uno a sei. NurSind è sempre stato molto attento alla questione del nurse to patient e già in un articolo del 2008 sul tema, aveva riportato ad esempio la cifra ottimale praticata in California di un infermiere ogni due posti letto di terapia intensiva.

Chi frequenta le corsie dei nostri ospedali sa bene di cosa sto parlando e credo potrebbe smentirmi in men che non si dica se mi azzardassi a dire che in Italia siamo anche solo poco lontani da queste cifre.

 

Ma la realtà, cari colleghi a volte supera la fantasia e a volte l'Italia sa essere d'esempio a tutto il globo terraqueo. In un ospedale si stanno sperimentando questi standard vi starete domandando? No, nemmeno per i dea, perché c'è un luogo che di ospedaliero non ha nulla, dove questi numeri sono semplicemente ridicoli rispetto a quanto si è riusciti a mettere in piedi, con buona pace di tutti quanti sgobbano dalla mattina alla sera, nel disperato tentativo di assistere i pazienti alla bell'e meglio.

 

Questo luogo si chiama palazzo Chigi. Era già finito sotto i riflettori dell'inchiesta giornalistica per lo scandalo dei costi e della parentopoli dell'ambulatorio ospitato al suo interno, presidiato da medici e infermieri che garantiscono sorveglianza sanitaria e primo soccorso al personale della presidenza, alle autorità e ai visitatori.

Ma siccome dobbiamo essere d'esempio dicevamo e quando ci mettiamo possiamo stupire veramente con effetti speciali, grazie alla modifica di un decreto che individua nel "presidente del consiglio e, nelle sedi della presidenza, ogni altra autorità di governo", la nuova categoria di beneficiari dell'assistenza sanitaria delle forze armate, da settembre, palazzo Chigi, nella persona del segretario Generale Aquilani, ha firmato un accordo di collaborazione per una sorveglianza h24 del presidente. Nel cortile interno staziona un mezzo militare con i vetri oscurati che seguirebbe il presidente, pronto ad intervenire immediatamente sette giorni su sette h.24 con due medici rianimatori e due infermieri, tutti militari e tutti addestrati all'emergenza anche di tipo NBCR.

 

I ricercatori di Rn4Cast non avrebbero mai pensato di dover studiare un presidio del genere con un rapporto nurse to patient così elevato che interessasse anche il personale medico. La ricerca è così andata a farsi benedire e qualcuno è finito in analisi.

A parte gli scherzi, non si tratta di uno scherzo ma di una realtà che viene pagate dalle tasse dei contribuenti con una spesa aggiuntiva di 520 mila euro inserita nel bilancio di previsione 2018 alla voce: accertamenti sanitari obbligatori per i dipendenti. Avete capito bene.

"In ragione della particolare rilevanza politico-istituzionale delle funzioni svolte e delle specifiche misure volte a garantirne l'incolumità e la sicurezza" è necessario "avvalersi di ulteriori 10, 20 medici e altrettanti infermieri particolarmente esperti nelle procedure di rianimazione, istruiti ai profili di riservatezza e ai profili di gestione dei rischi NBC e un centro mobile di rianimazione", si legge nell'accordo.

Fonti interne smentiscono problemi di salute del presidente anche dopo l'intervento cardiaco seguito alla sua nomina e altrettanti smentite arrivano su possibili attacchi chimici che giustifichino le abilità NBCR.

Il tutto è stato reso pubblico in un articolo del primo marzo di Paolo Zanca del Fatto Quotidiano che alla fine non trova risposta a tali necessità e a un tale spiegamento di forze sanitarie al servizio di una sola persona o quasi.

 

Io non ho la più pallida idea dello stato di salute di Paolo Gentiloni cui faccio i miei migliori auguri perché la conservi sempre integra e ho fiducia nell'intelligence italiana in merito alla capacità di prevenire atti di terrorismo tanto più se batteriologici nel cuore delle istituzioni. Come potrei dubitarne se ancora non sappiamo la verità sul caso Ustica e Alpi Hrovatin tanto per fare due esempi?

No quello che mi inquieta è un altro aspetto della vicenda. Se il presidente del consiglio ha bisogno di tali tutele, è evidente che la presidenza stessa non ritiene di potersi fidare del servizio pubblico che come per tutti i comuni mortali in caso di necessità, lo preleverebbe e lo trasporterebbe nell'ospedale più adeguato al caso. Altrettanta fiducia mancherebbe nei Vigili del Fuoco che come tutti sanno, sono il corpo statale specificamente addestrato alle emergenze NBCR.

Considerato quanto ci costa mantenere in piedi tutta la baracca, se una delle massime cariche dello stato non può adoperarsi perché tali protocolli siano ridimensionati, riveduti e il tutto sia demandato alla parte di stato che lavora e suda per garantire la salute e l'incolumità di tutti e non di uno solo, si capisce che c'è di che indignarsi, si capisce che lo stato medesimo è capace di smentire se stesso come e quando crede, con buona pace dei professionisti osannati quando serve fare una passerella e con buona pace dei contribuenti a loro volta utenti, incapaci di difendersi da uno stato in cui 12 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi per difficoltà economiche ma che non bada a spese per l'incolumità, la sicurezza e la salute di uno solo.

 

E allora spendiamoli questi 580 mila euro, sia mai che il presidente non dorma sonni tranquilli, almeno fino a quando non ne avremo uno che ci riconcili con necessità più prossime alle nostre.

 

Andrea Tirotto

 

ph credit quinewspisa