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Infermieri. Quale carriera se non fuori dal comparto? Il Rapporto Oasi Cergas- Bocconi

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 15/03/2018 vai ai commenti

AttualitàStudi e analisi

Il Rapporto 2017 Oasi Cergas- Bocconi, traccia un quadro preciso della carriera degli infermieri nelle aziende pubbliche e private.

L’ indagine svolta sotto la sollecitazione della Fnopi, analizza sia lo stato attuale che la prospettiva futura.

La ricerca ha coinvolto 81 aziende pubbliche e private del Nord e del sud e circa 100 mila infermieri, di cui 91.000 nelle strutture pubbliche e 6.700 in quelle private.

 

I primi risultati

  • l’85% delle aziende private e l’4% delle aziende pubbliche investe nei ruoli dirigenziali degli infermieri

  • il 100% delle aziende private e l’85% delle pubbliche individua le competenze specialistiche distintive per gli infermieri

  • il 57% delle aziende ha selezionato infermieri in aree di responsabilità organizzativo gestionale che sono:

  1. nel privato, gestione della qualità. Gestione risk management, bed management, operation management, conduzione team multi-professionali

  2. nel pubblico, incarichi di direzione di unità operativa come i consultori, i distretti e la direzione sociosanitaria aziendale.

     

Quali le assi di sviluppo di carriera per la professione infermieristica

  • Ruoli gestionali

  • Approfondimento specialistico

  • Allargamento delle opzioni di sviluppo di carriera con l’ingresso in aree di responsabilità organizzativo gestionale, contendibili con altre professioni.

 

Ruoli gestionali

Per ruoli gestionali si intendono le posizioni organizzative, il coordinamento di unità operativa, coordinamento di dipartimento o area, dirigenza, direzione.

Le aziende che investono in ruoli dirigenziali per gli infermieri sono:

  • per l’85% private

  • per l’84% pubbliche

è affidato agli infermieri:

  • nel 93% il coordinamento delle unità operative

  • nel 60% il coordinamento dei dipartimenti

  • nell’84% la dirigenza propriamente detta.

 

  • Nel 90% delle aziende sanitarie pubbliche al campione degli infermieri, infermieri coordinatori ed infermieri dirigenti è stato attribuita una posizione organizzativa con forma di riconoscimento di un ruolo gestionale

  • nel 71% delle aziende sanitarie pubbliche al campione di dirigente infermiere è stato conferito un incarico di Direttore di struttura.

 

Approfondimento specialistico nell’area professionale

Il 100% delle aziende private e l’85% delle aziende pubbliche riconosce le competenze specialistiche infermieristiche.

Le specializzazioni sono riconducibili a 6 aree:

  • cure primarie- infermiere di comunità e di famiglia

  • area intensiva e dell’emergenza-urgenza

  • area medica

  • area chirurgica

  • area neonatologica- pediatrica

  • area salute mentale e dipendenze

 

Queste vanno da un massimo del 21% nel blocco operatorio al minimo dell’1% nella riabilitazione:

  • 20% area chirurgica

  • 16% area critica

  • 12% area medica ambulatori

 

Dal punto di vista delle specializzazioni i ruoli sono:

  • 34%Picc team

  • 15% infermiere specialista nelle lesioni cutanee

  • 12% addetto al controllo delle infezioni e stomatoterapista

  • 3% infermiere di See and Treat

 

Allargamento delle opzioni di sviluppo di carriera

Il 57% delle aziende pubbliche ed il 54% delle aziende private ha selezionato infermieri in aree di responsabilità organizzativa gestionale contendibili con altre professioni.

Il ruolo contendibile di maggior rilievo è il Responsabile delle attività formative aziendali.

A questo nel privato si aggiungono le aree di gestione della qualità, del risk management, con valori importanti anche nel pubblico.

Qualche dato interessante arriva anche dalla presenza degli infermieri nelle aree del bed management, dell’operation management, nella conduzione di team multiprofessionali, nella direzione di unità operative come i consultori o nella direzione sociosanitaria aziendale.

 

Il Rapporto Oasi pone la “questione infermieristica” di fondamentale importanza, in quanto da questa dipende la possibilità di far fronte alle sfide del futuro.

La risoluzione è cambiare la composizione della forza lavoro (skill-mix), tra infermieri e medici.

Ad oggi, In Italia, il rapporto medici-infermieri è troppo basso, soprattutto rispetto alle future esigenze, come basso è il rapporto infermieri-popolazione, rispetto a medici- popolazione.

Il rapporto tra le due professioni va modificato in ordine a due fattori:

  • l’emergere della cronicità e della “presa in carico”

  • la progressiva professionalizzazione degli infermieri che, consente in molti ambiti, la sostituzione del lavoro medico con quello infermieristico.

 

Individuato il problema, la risoluzione non è così semplice, soprattutto in un contesto di limitazione di turnover degli infermieri.

La modificazione dello skill mix è una operazione lunga che implica, l’assunzione, costante nel tempo, di un certo numero di infermieri per ogni medico assunto.

Una scelta difficile da attuare, soprattutto per la differente fungibilità che contraddistingue le due professioni.

I risultati ottenuti, sottolinea Oasi, non possono essere sottovalutati, così come non ci si può esimere da un riconoscimento adeguato ed una adeguata formalizzazione organizzativa e contrattuale, fino ad oggi del tutto inadeguate ad accompagnare uno spostamento del baricentro dalla prospettiva marginale a quella professionale.

La netta censura rispetto alle professioni consolidate, prodotta dall’inserimento degli infermieri nel comparto e le limitate tipologie di riconoscimento disponibili, devono essere superati dai nuovi contratti.

 

da Oasi 2017- Cergas- Bocconi - a cura di Mario Del Vecchio, Roberta Montanelli- Elisabetta Trinchero

Primo Congresso Fnopi

 

ph credit: linkiesta