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Infermieri. Le interruzioni durante l’assistenza vanno gestite e non evitate. Lo studio

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 17/04/2018 vai ai commenti

Studi e analisi

Gli studi condotti sull’interruzione degli infermieri durante la preparazione e somministrazione dei farmaci, hanno descritto il fenomeno sempre in negativo.

La ricerca statunitende  pubblicata sulla rivista International Journal of Nursing Studies, ha indagato sugli effetti positivi che possono produrre le interruzioni.

Secondo gli studi condotti fino a questo momento, l’interruzione degli infermieri è tra quei fattori che aumentano il rischio di errore.

Per interruzione s’intende la rottura della continuità dell’attenzione subita

dall’infermiere il quale, mentre è impegnato nella preparazione o somministrazione dei farmaci prescritti, viene distolto per svolgere altri compiti (per esempio per rispondere a richieste assistenziali dei pazienti).

Uno studio del 2010 ha mostrato che durante la preparazione e la somministrazione di farmaci classificati “ad alto rischio” gli infermieri subiscono interruzioni per il 22% del tempo.

Uno studio condotto in Italia in reparti chirurgici durante il “giro” della terapia ha riportato una media di 1 interruzione ogni 3,2 farmaci somministrati.

Un grande studio osservazionale prospettico condotto in Canada in quattro reparti di ospedali pediatrici di terzo livello ha descritto oltre 5000 interruzioni.

L’interruzione è stata determinata da elementi dell’ambiente di lavoro (per es.

allarmi, campanelli, telefoni) nel 32,7% dei casi, da altri infermieri (25,1%), da

medici (5,5%), da pazienti o loro familiari(17,1%).

Le interruzioni hanno avuto un esito classificabile come “positivo” (per esempio, è stato prevenuto un errore) solo nell’11% dei casi. Nel restante 88,9% dei casi l’esito dell’interruzione è stato negativo, andando da un semplice ritardo a un “quasi errore”.

obiettivi

Lo scopo di questo studio americano è volto a descrivere le interruzioni e le risposte degli infermieri alle interruzioni durante il routinario lavoro infermieristico, nei reparti medici e chirurgici.

E’ stato condotto su un campione di 20 infermieri, in 5 unità mediche e / o chirurgiche presso 2 strutture di assistenza acuta negli Stati Uniti meridionali, durante i turni nei giorni feriali.

Il ricercatore ha osservato gli infermieri per almeno 4,5 ore durante il normale lavoro infermieristico. Sono stati somministrati dei questionari per raccogliere dati di livello organizzativo. Le interruzioni durante le attività terapeutiche sono state isolate e descritte con un'analisi secondaria.

Risultati

Circa il 39% delle attività infermieristiche sono state interrotte.

A seguito di un'interruzione, gli infermieri erano ben propensi a sospendere l'attività per occuparsi del compito di interruzione (51,1%) o ad essere multitasking, cioè riuscire ad occuparsi sia del compito primario che di quello previsto dall’interruzione (40,3%), solo il 12,6% ha continuato il proprio lavoro, tralasciando il motivo dell’interruzione.

 

 

Conclusioni

I risultati di questo studio rivelano che gli infermieri vengono interrotti frequentemente durante le attività di cura. La gamma di risposte dati dagli infermieri alle interruzioni è stata sorprendente in relazione alla frequenza con cui gli infermieri accettavano l’ interruzione stessa.

Sarebbe bene condurre uno studio supplementare su quanto la risposta degli infermieri all’interruzione abbia poi degli esiti sulla sicurezza del paziente.

 

Sono stati studiati diversi metodi per evitare le interruzioni agli infermieri come la “patient quietzone” o ”area di rispetto” e il “no talk vest”.

Il primo consiste nel prevedere in ogni reparto una stanza o zona “protetta”, esclusivamente dedicata alla preparazione dei farmaci, nella quale l’infermiere possa svolgere i calcoli e le operazioni necessarie a trasformare la prescrizione

in dose pronta senza la possibilità di essere distratto da estranei. Talora

si tratta di stanze attrezzate con musica di fondo e disposizione di luci che garantiscono agli infermieri condizioni ideali per la concentrazione.

Il secondo è largamente adottato negli ospedali anglosassoni e consiste nel far

indossare all’infermiere che si muove nel reparto con i farmaci pronti da somministrare un indumento distintivo (frequentemente un “red apron”, una sopraveste rossa). Tale indumento identifica chi lo porta, sia agli occhi dei pazienti che degli altri operatori sanitari, come una figura momentaneamente distolta dalle normali attività assistenziali del reparto.

 

La ricerca americana qui presa in esame invece suggerisce che dal momento che le interruzioni non possono (e forse non dovrebbero) essere evitate, un metodo ragionevole per gestire le interruzioni potrebbe essere quello di imparare come meglio prepararsi e gestire situazioni soggette a interruzioni.

 

 

Nurses’ responses to interruptions during medication tasks: A time and motion study

Author links open overlay panelClinta ChéReed1Ann F.MinnickMary S.Dietrich

 

Quando gli infermieri vengono interrotti.Le conseguenze delle interruzioni subite dagli infermieri durante la terapia e i possibili rimedi

Filippo Festini, Francesca Giusti, Daniele Ciofi

Società Italiana di Scienze Infermieristiche Pediatriche, Pistoia.