Cadute in ospedale. Un’infermiera indagata. Carenze di organico e superaffollamento,a chi attribuire davvero la responsabilità?
Le cadute rientrano tra gli eventi avversi più frequenti negli ospedali, con conseguenze immediate o tardive, fino alla morte del paziente.
La Raccomandazione n.13 del 2014 – La Prevenzione e gestione della caduta del paziente nelle strutture sanitarie – stima che il 14% delle cadute sia classificato come accidentale (cause ambientali), l’8% come imprevedibili (condizioni fisiche del paziente) e ben il 78% rientri tra le cadute prevedibili per fattori di rischio identificabili.
Individuare i profili di responsabilità quando si concretizza l’evento avverso è difficile e difficilmente generalizzabile, in quanto è imprescindibile da singolo caso.
La cronaca recente riporta il caso dell’Ospedale di Castellaneta: il paziente dal letto di degenza e muore, dei primi 10 indagati, l’unica posizione processuale aperta resta quella dell’infermiera, indagata per omicidio colposo.
I fatti
La vicenda risale al Dicembre 2016, un uomo di 64 anni , cardiopatico, giunge al pronto soccorso per dispnea ingravescente. Viene ricoverato in cardiologia e sottoposto a terapia, che ne migliorala condizione.
Il giorno dopo, il 17 Dicembre, alla 9 del mattino, il paziente appare disorientato ed alle 10.15 per una perdita di coscienza, cade dal letto e muore in seguito al grave trauma cranico e facciale riportato.
Degli iniziali 10 indagati tra il personale sanitario, viene confermato il procedimento a carico dell’ infermiera.
Secondo la perizia infatti:
“non vi è stato un attento monitoraggio clinico del paziente, se non per il solo rilievo dei parametri vitali, ed ancor più non vi è stato un attento esame neurologico, che anche il personale infermieristico è chiamato a effettuare compiutamente ancor prima del personale medico, non vi è stata tanto meno alcuna richiesta di visita medica né sono stati presi provvedimenti pratici in capo al personale infermieristico, nello specifico l’impiego di spondine al letto”.
Ma è da attribuire sempre agli infermieri la responsabilità della caduta del paziente?
Individuare la responsabilità dell’evento avverso, come detto in precedenza, non è semplice, specie se la caduta avviene in assenza dei sanitari.
Il fenomeno è complesso e le variabili sono tante: dalle condizioni del paziente, come la compromissione del sistema cognitivo sensoriale e locomotore, all’ambiente ospedaliero non sicuro, scarsa illuminazione, presenza di barriere ed ostacoli, letti e barelle non efficienti, ed ancora carenze di organico e degenze super affollate.
E dunque a chi attribuire la responsabilità della caduta? All’infermiere, all’Oss o alla struttura ed alla sua organizzazione?
In letteratura non vi è un’unica risposta, ma si può fare riferimento alle Sentenze di Cassazione; da queste si evince come in ciascuno dei tre soggetti possa essere individuata una co - responsabilità.
Al fine di scongiurare un profilo di responsabilità ed al fine di ridurre le cadute prevedibili, è significativo ed indispensabile avviare la pianificazione dell’obiettivo prefissato attraverso un’attenta valutazione dei fattori di rischio in relazione all’ambiente, con la messa in sicurezza delle aree a rischio ed un’attenta valutazione dei fattori di rischio relativi al paziente, attraverso l’uso di scale di valutazione come quella di Conley, in modo da pianificare gli interventi clinico-assistenziali adatti.
da:
CADUTE IN AMBIENTE OSPEDALIERO: PROFILI DI RESPONSABILITÀ DEL PERSONALE SANITARIO M. Cucci*, A. Migliorini*, E. Caracciolo**, O. Campari*
Responsabile civile
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